Già autrice di due romanzi ("La verità, vi spiego, sull’amore" e "Dodici ricordi e un segreto"), blogger seguitissima, rubrichista su “La Repubblica”, la scrittrice piemontese Enrica Tesio pubblica per Giunti un volume di “rime lievi e prose fluide”, che con ironico understatement ha intitolato !Filastorta d’amore".
Si tratta infatti di una trentina di componimenti, perlopiù a rima baciata o alternata, che sulla pagina si distendono nella misura dei versi (cantabilissimi endecasillabi, dodecasillabi, settenari) con gli a-capo di prammatica, oppure si mimetizzano in brani narrativi molto ritmati e spesso ancora rimati, dall’andamento appunto di filastrocche, cantilene, ninne nanne, ritornelli: tutti insieme a comporre un divertente canzoniere amoroso, dedicato “alle donne e a tutti quelli che non ce la fanno, e poi invece sì, ma che fatica…”.
Illustrato spiritosamente dai disegni di Giulia Richetta, il libro strizza l’occhio in particolare al pubblico femminile, che ovviamente si riconosce nella voce recitante di una donna non più giovane e non ancora matura, separata con due figli, stretta tra mille doveri e scadenze, tanti interessi e desideri, infinite stanchezze e qualche rimpianto, qualche rancore, lacrime inconsolabili e scoppi improvvisi di allegria.
Ci sono quindi i ricordi di amori passati, l’illusione di legami futuri, addii e voglie di vendetta, recriminazioni e perdoni, rifiuti espressi e patiti, telefonate interrotte e lettere cestinate, rituali del corteggiamento e del sesso:
Tu sguardo indecente, noi due buoni a niente, tu sei il mio mandante, io sono il movente, mi impugni dal collo e ogni bacio è uno sparo, guardo in faccia la fine, tu onesto, io baro”; “Io sono la frase che rimane sospesa, / non gioco d’attacco, sono forte in difesa. / Sono quella ‘tranquillo, la risolvo da sola’, / e finisco a far fiocchi coi miei nodi alla gola. / Ma se pesti i miei sogni poi paghi il pedaggio // E adesso amami, avanti, se ne hai ancora il coraggio”; “C’è il mio corpo sul letto. / Appoggia l’orecchio al mio petto, / lo senti questo cuore alveare? Ascolta il frastuono, si è rimesso a ronzare.
C’è poi l’impegno, gravoso e gratificante, di mamma: chioccia o sfinita, petulante o severa, delusa se i figli crescono diversi da lei, contrita con i vicini disturbati dal chiasso mattiniero o serale, ma sempre pronta a capire, a difendere, a giustificare:
Col mio corpo puoi farci un mantello, / il mio braccio come cintura / te lo slacci se il tempo è bello, / te lo stringi se hai un po’ paura”; “C’era una mamma, una madre madrona, / la mano a saetta, la voce che tuona. / Più che un bambino voleva un soldato, / ma poi crebbe un hippie tutto arruffato”; “Se sapessi, Vicino, che urlo potente l’amore che parla e nessuno lo sente… Ma sono una madre, io urlo ovvietà.
Donna moglie-madre-figlia-amante-professionista-casalinga, e soprattutto donna-donna: con le rughe meritate e conservate, i trucchi e le borsette, i lavori domestici e i pettegolezzi con le amiche, la solidarietà femminile e le rivendicazioni femministe:
Amiche mie belle, compagne di viaggio, quand’è che arriviamo? La meta è vicina, ti guardo le spalle, respira e cammina.
L’ironia talvolta si vela di inevitabile sarcasmo, la nostalgia di tristezza, ma la voglia di resistere emerge anche dalla leggerezza con cui viene affrontata la pagina, con il fastidio per la banalità e la volgarità propinata quotidianamente dall’esterno, e soprattutto con l’impegno verso il mondo, la sua bellezza da salvare, la sua pulizia da mantenere:
Rassetto le stanze di questa mia vita / per qualcosa di nuovo, dell’aria pulita. / E butto i rapporti scaduti e scadenti: è l’ecologia, dei miei sentimenti.
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