Fisiologia del fumatore
- Autore: Théodose Burette
- Genere: Libri da ridere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
Francia, prima metà del XIX secolo. Da un lato la libertà d’opinione concessa con la Carta del 1830, dall’altro una monarchia che si impone in modo sempre più pressante sulla popolazione vanno a costituire le premesse per il successo delle physiologies, un genere letterario nato con lo scopo di affondare il potere mettendo in luce debolezze e vizi dell’uomo moderno attraverso un registro ironico e dissacrante, e spesso accompagnate da feroci caricature; il termine attinge sarcasticamente al gergo medico, quasi a voler rivendicare una scientificità.
Ben presto, anche nomi noti della cultura francese - come Zola, Balzac o Flaubert - salgono a cavallo di questa nuova tendenza, creando un genere ibrido a metà tra giornalismo e letteratura, tra saggistica e trattatistica storico-sociologica.
Quello delle fisiologie è un prodotto culturale che diventa una moda e che, altrettanto in fretta, si consuma, perché figlio del proprio tempo; eppure vale forse la pena di andare a ripescare qualcuno di questi testi per comprendere almeno le radici della satira moderna.
Tra gli autori delle physiologies si distingue per il tono canzonatorio anche Théodose Burette, storico e prolifico saggista vissuto a Parigi nella prima metà dell’Ottocento (1804-1847).
Nella sua “Fisiologia del fumatore” - forse inedita in Italia prima della tradizione e cura di Mara Bevilacqua, per Armillaria, forse, invece, parzialmente pubblicata sotto mentite spoglie, come si spiega nell’appendice - il fumatore si identifica con il pensatore, con l’uomo di cultura.
“Questo preambolo fuori tema non ha altro obiettivo, amico lettore, di farti capire come l’anno 1560, in cui il tabacco entrò nella nostra bella patria, sia uno degli anni memorabili nei nostri annali. So che alcuni storici inetti han voluto che tutta la fama del 1560 andasse all’inizio delle guerre di religione; ma è ragionevole dare più importanza a delle liti miserabili, di cui l’ultima parola fu San Bartolomeo, e che si spensero nel ridicolo di cui le coprì la satira menippea, invece che all’arrivo del tabacco, consolatore di tante miserie, padre di tanti sogni d’oro, il tabacco, re della società moderna?”
La fisiologia di Théodose Burette va ben oltre la rappresentazione della società, offre un vero e proprio itinerario letterario tra i sigari di Byron e le sigarette di Dumas; fornisce anche una serie di dati oggettivi, una sfilza di numeri utili a indicare la gestione economica e il profitto che, dal monopolio francese datato dicembre 1674, contribuisce al reddito del governo.
Si analizzano poi le diverse tipologie di strumenti del fumo: sigari, pipe e sigarette; si cerca di decretare quale sia il tabacco migliore, senza tuttavia poter giungere a una conclusione definitiva in quanto strettamente legato al gusto personale, fino a proporre alla Chiesa di smettere di demonizzarlo e, addirittura, di sostituirlo all’incenso.
Un vizio inizialmente riservato ai ricchi - e che per questo gode di tutto un rituale che richiede un certo savoir faire - ma che poi è stato esteso a tutta la popolazione, diventando quasi una religione di Stato; compagno fidato nelle gioie e nelle miserie, spesso accompagnato a un bicchiere di liquore, riempie di calore la bocca di chi lo sceglie.
Non ci si aspetti da questo libretto molto ironico un’apologia del fumo: sebbene si descriva l’atto di fumare quasi fosse una vera e propria arte, Théodose Burette cita i rischi e le conseguenze già noti all’epoca, dalle dita e i denti ingialliti, fino ai problemi respiratori.
C’è una forte contrapposizione tra il rigore della documentazione e l’ironia bonaria, molto semplice, adottata per rivolgersi a un pubblico potenzialmente vastissimo: ne deriva l’immagine di una tavolata tra amici, dove l’analisi è rivolta anche a sé stessi, in una sorta di autocritica in cui ciascuno possa ridere dei propri difetti.
“Fisiologia del fumatore” si conclude con un “dispetto”, un imprevisto per il lettore, un piccolo pezzo in cui un autore riporta la narrazione alla contemporaneità, mettendo in luce aspetti del testo classico, mostrando come esso sia ancora molto attuale; in questo caso la voce parlante è quella di Massimo Roscia, che sceglie di rappresentare il fumo in scala di grigi.
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