Generazione perduta
- Autore: Vera Brittain
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2015
Generazione perduta (Giunti Ed. 2015, titolo originale Testament of Youth, traduzione di Marianna D’Ezio) è un classico della letteratura inglese del Novecento edito nel 1933 che racconta la storia eroica di giovani uomini e donne sullo sfondo della I Guerra Mondiale. Autrice di “Generazione perduta” è Vera Brittain (1893-1970), scrittrice, giornalista, intellettuale pacifista impegnata sul fronte dei diritti femminili, tra le prime donne ammesse a Oxford.
“Quando scoppiò, la Grande Guerra non entrò nella mia vita come una tragedia di proporzioni straordinarie, ma piuttosto come un’esasperante interruzione dei miei progetti personali”.
L’autrice per spiegare i motivi di questa “visione egoistica” del “più grande disastro della storia” aveva deciso di tornare indietro nel tempo, fino ai decadenti anni Novanta del XIX Secolo, nel periodo nel quale Vera era nata quando il futuro non sembrava troppo promettente. La famiglia della Brittain, nata a Newcastle-under-Lyme nella contea dello Staffordshire, possedeva delle industrie cartiere ad Hanley e a Cheddleton. Vera e suo fratello Edward, di quasi due anni più piccolo di lei, avevano trascorso un’infanzia serena “e senza scossoni” a Macclesfield, “nel giardino e nel campo della nostra proprietà”, tra “siepi indulgenti e innocui fiori selvatici”. Fin da piccola Vera era stata attratta dalla lettura, anche se la biblioteca dei genitori a Macclesfield consisteva di alcuni romanzi in edizione economica, di due o tre manuali sulla produzione della carta e di un grosso volume Medicina popolare. Per rimediare alla carenza dell’educazione letteraria dei suoi figli, Mrs Brittain leggeva Dickens ai suoi pargoli la domenica pomeriggio. Quando Vera aveva 11 anni la sua famiglia si era trasferita in una casa in pietra grigia a Buxton, le “terme di montagna” del Derbyshire, in modo che “Edward ed io potessimo frequentare delle buone scuole”, come il collegio di Santa Monica a Kingswood, nel Surrey. Più Vera cresceva, più aveva dentro di sé la consapevolezza che al di fuori di quelle solide mura di provincia che recintavano il puritanesimo di una classe borghese compiacente della quale faceva parte, c’era un mondo diverso
“che pensavo mi stesse aspettando altrove”.
Sempre in quel momento la sedicenne aveva iniziato a sognare “come gli uomini e le donne della mia generazione” avrebbero inaugurato un nuovo Rinascimento su scala mondiale, riscattando in tal modo “gli errori più insensati dei nostri antenati”. Fu Donna e lavoro di Olive Schreiner, testo sacro del movimento femminista, al quale Vera dovette la sua definitiva condivisione delle idee femministe. Da lì la decisione della Brittain di andare all’università per prepararsi a una vita più indipendente rispetto a quella di una ragazza di Buxton. “Prendiamoci il lavoro!”. Studiando letteratura al Somerville College di Oxford Vera conobbe il grande amore della sua vita, Ronald Leighton. Un anno dopo, nell’estate del 1915 l’autrice lasciò gli studi per arruolarsi come infermiera nella V.A.D. (Voluntary Aid Detachment) durante la I Guerra Mondiale, nel frattempo sia il fratello e il fidanzato, si erano arruolati come volontari nell’esercito britannico. Entrambi non tornarono più a casa. Già nel 1916 gli ideali e l’ottimismo degli anni precedenti scomparvero dalle pagine del diario di Vera per essere rimpiazzati da una poesia di quattro versi di Paul Verlaine, che più di ogni altra descrive
“quella pesante sensazione di aver visto e fatto troppo, una sensazione che, dopo un anno o due di guerra, avrebbe estenuato i ragazzi e le ragazze della mia generazione”
“Oh, cosa ne hai fatto, tu che piangi senza fine? Dì, cosa ne hai fatto, proprio tu... della tua giovinezza?”.
Nel volume “Dedicato a R. A. L. e E. H. B. In loro ricordo”, riproducendo alcune parti del lungo diario degli anni 1913-1918, sostituendo nomi inventati a quelli reali e attingendo a molte lettere personali, Vera Brittain, le cui ceneri per sua espressa volontà furono sparse sull’altopiano di Asiago, dove è sepolto il fratello, delinea un convincente ritratto della classe media inglese dei primi anni del “secolo breve”. Di “Generazione perduta”, definito dalla critica “ il libro capace di spiegare una generazione alla successiva ”, Virginia Woolf disse:
“Sono stata sveglia l’intera notte per leggerlo”.
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