Giallo banana
- Autore: Giovanni Di Giamberardino Costanza Durante
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2015
Quarant’anni, stazza imponente, un metro e novanta per centodieci chili, “portati splendidamente”. Ignorato sui social-network, appassionato di enigmistica, amante di gialli scadenti – libri e serie televisive, in costante conflitto con l’ambizioso fratello Riccardo, il questore, e con la vecchia zia Magda, con cui è costretto a convivere in una casa dalle pareti decorate dai segni di quadri venduti, unica fonte di guadagno della famiglia: ecco, in breve, il conte Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea, erroneamente definito “principe” investigatore e protagonista del primo romanzo scritto a quattro mani da Giovanni Di Giamberardino e Costanza Durante.
Legati da una grande amicizia, oltre che da una comune formazione di sceneggiatori e dalla passione per la scrittura, i due giovani autori sono stati presto paragonati a Fruttero e Lucentini per gli esiti positivi del loro primo esperimento letterario in coppia: “Giallo banana”, edito da Neri Pozza (2015).
Fra le varie sfumature del giallo – il colore, ma anche genere letterario – quello “banana” è, in questo caso, una nuance piuttosto originale, sia per la vena umoristica che permea ogni pagina, sia per le modalità investigative del protagonista, nobile decaduto, omosessuale e, nonostante il suo anticonformismo, perennemente in cerca di consensi.
Pur rifacendosi in modo evidente alla tradizione anglosassone, le vicende delittuose vengono qui rivisitate in chiave moderna e in quel contesto sociale che normalmente è oggetto della curiosità dei media e delle persone “comuni”: la nobiltà romana, esponenti del mondo della cultura e i protagonisti di una certa tivù – per altro citati nel romanzo – che non perdono l’occasione di mettersi in mostra.
Isolato nel suo stesso ambiente, Vittorio “Maria”, come precisa sempre la zia Magda, non viene nemmeno invitato ai party, come è successo in occasione dell’atteso evento “Nobili alla ghigliottina” che, organizzato per ricordare i modi rivoluzionari del 1789 nell’elegante palazzo dell’illustre famiglia Castaldi Cestelli – una delle poche ad avere ancora soldi veri –, si è concluso tragicamente.
Priscilla Castaldi Castelli – Polly, come viene chiamata anche per via di un passato da attricetta –, dopo un attesissimo ingresso vestita da Maria Antonietta, con annesso lancio di croissant e taglio della testa sulla ghigliottina, viene infatti ritrovata appesa alle inferiate delle finestre, fra i manichini incappucciati e impiccati.
A Vittorio sono però sufficienti una foto della festa pubblicata sul sito di gossip di Elio Marra e un video girato durante la partecipazione di Polly a “L’isola dei famosi”, per convincersi che la donna non si è affatto suicidata, come i familiari, a partire dal marito Caio, vogliono far credere.
Comincia così la serrata, quanto improbabile, indagine del Conte che, con l’aiuto del maggiordomo Gelasio e l’inaspettata complicità di zia Magda, giungerà ad una dolorosa, ma altrettanto inevitabile, verità.
Solo apparentemente “facile”, quello del giallo ironico/divertente è un genere di cui è bene non sottovalutare le insidie: in questo caso, i due autori, irriverenti almeno quanto il loro personaggio, hanno saputo trovare l’indispensabile equilibrio fra i momenti dedicati all’investigazione e i tempi comici.
A fare da contraltare al protagonista, aristocratico decaduto, in perenne crisi esistenziale e amorosa, da ricordare non certo per il suo coraggio nei momenti di pericolo, la figura del maggiordomo dai trascorsi avvolti nel mistero e dai modi ossequiosi, sempre pronto a togliere Vittorio dai guai e capace di prendersi cura di lui – dal rito della rasatura alla preparazione di gustose colazioni.
Il trio si completa con l’acida zia Magda, alla quale il nipote si rivolge dando del voi, e la sua irresistibile carica umoristica più o meno consapevole:
“il volto gonfio, nascosto per metà dagli occhiali scuri e tondi e per metà dalla frangetta giallo acceso, tipica della tintura su capelli bianchi; indossava sempre una delle sue infinite tuniche scure che al suo corpo ingrossato e abbassato donavano l’indefinitezza di forma e colora degli organismi monocellulari”
Sono, questi, solo alcuni degli elementi che rendono la brillante miscela di commedia, crimine e suspense di “Giallo banana” una lettura piacevole, veloce, cui ci si affeziona facilmente e di cui non vorremmo mancasse un seguito – il resto lasciamo che siano i lettori a scoprirlo.
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