Il sangue macchia, sir
- Autore: Giovanni Di Giamberardino Costanza Durante
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2018
A pochi mesi dalla soluzione del suo primo caso, l’omicidio di Polly Castaldi Cestelli, il conte Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea, è tornato!
L’originale quanto esilarante nobile investigatore, il personaggio protagonista del primo romanzo scritto nel 2015 a quattro mani da Giovanni Di Giamberardino e Costanza Durante, Giallo banana, si trova infatti alle prese con una nuova indagine, con il rosso di Il sangue macchia, sir (Neri Pozza).
Il lettore ritrova il conte in preda allo sconforto.
In seguito alla performance a Palazzo Serra Cavallini, Vittorio aveva deciso che da quel momento la sua vita sarebbe cambiata per sempre e non sarebbe più tornato a vestire i panni lugubri del perdente. Convinto che quel successo sarebbe bastato da solo a ridefinire il proprio status sociale e a imporlo definitivamente come criminologo di riferimento, il conte era finito per proporsi al mondo della Rete con un titolo nuovo e una vocazione ben precisa. Era diventato infatti il Conte Investigatore, correggendo l’infame appellativo con cui Giorgi lo aveva reso oggetto di scherno negli articoli in cui massacrava la Roma cafona, e il suo compito sarebbe stato offrire un acuto punto di vista sui grandi casi che avevano sconvolto l’Italia negli ultimi anni.
Gli sforzi per imporsi come esperto e professionista credibile non hanno prodotto alcun risultato e, come se ciò non bastasse, le gesta coraggiose del signorino che aveva risolto l’indagine sulla misteriosa morte della contessa erano subito passate in secondo piano. Risulta certo più facile attribuire il ruolo dell’eroe a chi dell’eroe ha le fattezze: un domestico prestante, biondo, bellissimo, che castiga la nobiltà decadente – Gelasio, il Maggiordomo Ninja, dai natali siberiani e dall’oscuro passato nei servizi sovietici segreti:
La pietra dello scandalo era stato un video registrato da uno degli invitati alla famosa festa natalizia a Palazzo Serra Cavallini proprio durante il j’accuse di Vittorio. Nel video il fedele maggiordomo atterrava il presunto colpevole dell’omicidio di Polly Castaldi Cestelli. Era diventato un fenomeno virale: condiviso sulle bacheche di Facebook e tra i più cliccati su YouTube anche fuori dall’Italia...
A dare una mossa a questa situazione di stallo è uno dei “grandi casi” che hanno sconvolto l’Italia negli ultimi anni, l’“Omicidio dell’Aventino”.
Pietro Saba e Sofia Palladio, sua ex fidanzata erano spariti nell’ottobre del 1997 lasciando i familiari nello sconforto. Rampolli della borghesia romana, i due facevano uso di sostanze stupefacenti, che erano già costate a Sofia gravi danni mentali, con disturbi della personalità e deficienze cognitive.
Nell’appartamento della ragazza erano stati rinvenuti una sua piccola goccia di sangue e il foro di un proiettile nel muro. Virginia, sorella gemella di Sofia, all’epoca fidanzata con Enrico Poggi, testimone centrale dell’indagine, la sera della sparizione si trovava a Capalbio, nella casa di Enrico. Dopo qualche mese trascorso in completo isolamento, la ragazza aveva ammesso di essere incinta, e non di un uomo qualunque, ma di Pietro, il sequestratore della sorella.
Qualche anno dopo i fatti, in assenza di un cadavere e di un colpevole in carne ed ossa, Pietro Saba era stato condannato all’ergastolo in contumacia per l’efferato delitto, seguito, attraverso riviste, giornali e programmi televisivi, anche da Vittorio e da zia Magda.
La figlia dello scandalo, Diana Palladio, non ancora maggiorenne, ora fa la pittrice professionista e il suo successo pare sia dovuto al gallerista romano nuovo compagno della madre:
La sorella rimasta da sola, sopravvissuta, abbandonata. Quella amata di meno, malata di meno, rimasta a scontare la condanna al posto degli altri due. E invece cosa ha fatto? Ha saputo trasformare le miserie in fonte di reddito!
Vittorio, dopo un tweet in cui immaginava Pietro incastrato da Sofia che si era sostituita a Virginia dopo averla ammazzata, scritto solo per per il gusto di dire una scemenza, ha ricevuto un messaggio da Diana:
Sei l’unico che crede che mio padre non abbia ucciso Sofia Palladio. Incontriamoci.
Il primo incontro con la giovane artista avviene durante un evento pubblico, la mostra Angoli marroni di tale Lucio Pranayama, un’esposizione di cornici vuote appese al muro:
Fisico asciutto, tenuta casual con jeans e giacca di pelle sopra una canottiera scura, Diana mostrava una bellezza aggressiva almeno quanto il naso prominente che di profilo spuntava dalla chioma nervosa. Aveva un solco sopra il labbro, forse una vecchia cicatrice mal rimarginata.
La ragazza vuole l’aiuto di Vittorio per trovare prove a sostegno della sua teoria e per far trionfare la verità: il padre, Piero Saba, è innocente e, una volta scagionato, la colpevole del delitto avvenuto la notte di ottobre di tanti anni prima in un palazzo dell’Aventino risulterà essere proprio Virginia.
Ma c’è davvero qualcosa su cui indagare o Vittorio sta per essere coinvolto nelle mere beghe di una famiglia più particolare di altre?
Con l’aiuto di Gelasio – che nella risoluzione del caso, questa volta, non ruberà la scena a Vittorio – e di zia Magda, alla quale gli anni non hanno tolto lucidità e acume, prontezza di spirito e battute irriverenti, anche questa volta il Principe Investigatore riuscirà a mettere ordine fra i fogli, il puzzle di fotografie, i ritagli di giornale e gli appunti scritti a mano che tappezzano le pareti della sua camera e, forse a realizzare il suo sogno del cassetto.
Perché, come afferma Morgana Zanfagna, la detective dagli occhi di ghiaccio più famosa della capitale, “l’importante non è essere quello che scopre la verità, ma colui che la fa venir fuori”. Cosa che a Vittorio riesce molto bene, suo malgrado.
Rispetto al contesto sociale descritto nella prima indagine – la nobiltà romana, esponenti del mondo della cultura e i protagonisti di una certa tivù che non perdono l’occasione di mettersi in mostra – qui è il mondo dell’arte ad essere irriso dai due autori.
Un ambiente dove la sperimentazione non sempre significa qualità e originalità; dove una spettacolarizzazione portata all’eccesso nasconde solo povertà di idee; dove le dinamiche del mercato si rivelano feroci giochi di potere.
Mentre anche in questo romanzo i titoli dei capitoli sono le definizioni di un ipotetico cruciverba, le cui soluzioni sono elencate nell’indice, dal punto di vista formale, appare evidente la scelta di Giovanni Di Giamberardino e Costanza Durante di inserire, oltre a pagine di diario e articoli di giornale, una serie di flashback nei quali scoprire, non solo alcuni risvolti del presunto omicidio, ma soprattutto un giovane Vittorio sempre alle prese con gli stessi problemi:
Un ragazzo di ventitré anni è sdraiato sul divano di un salone polveroso. Guarda il video degli Aqua Barbie Girl nella hit parade musicale in onda su MTV mentre butta giù la terza girella al cioccolato. Porta i capelli alla paggetto, una camicia di flanella sopra un t-shirt di Tom Cruise. Ha le guance piene e lisce come quelle di un bimbo, un bimbo di quasi due metri e quasi cento chili. Il tavolino da tè davanti a lui è apparecchiato con sacchetti di patatine, una bottiglia di Coca Cola, un pacchetto di sigarette aperto e un posacenere. Una signora di circa cinquant’anni compare dalla porta, in vestaglia sorseggiando un Bloody Mary: «Se continui così non arriverai a quarant’anni, Vittorio Maria».
Certo, chi gli anni Novanta li ha davvero vissuti, nel leggere di concerti delle Spice Girl, walkman e musicassette, proverà forse un moto di nostalgia, ma persone e cose verranno archiviate nuovamente nello “scatolone dei ricordi”.
Vittorio, invece, dopo “l’atto finale”, vede spalancarsi come una voragine il suo nulla, fatto di serate casalinghe e di tweet disperati: l’arrivo al punto di partenza senza la soddisfazione di aver vinto.
Ma è solo un attimo, il tempo di ricevere una telefonata e, con essa, la prospettiva – anche per i lettori – di un nuovo caso da risolvere.
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