Giorni di neve, giorni di sole di Fabrizio e Nicola Valsecchi

Giorni di neve, giorni di sole è scritto in prima persona, perché i due scrittori trascrivono la vicenda di vita di Alfonso Mario Dall’Orto, italiano emigrato in Argentina, uno tra i tanti che per varie ragioni hanno dovuto lasciare la madrepatria per ricrearsi un’esistenza alla fine del mondo, lontano da affetti e luoghi consolidati. Alfonso vede susseguirsi nella sua nuova esistenza giorni di neve e di sole come tutti, come tanti: l’incontro con la ragazza che poi diventerà la sua compagna di vita, il matrimonio, il lavoro, la nascita dei figli. Tutto va come dovrebbe ma una nube squarcia quella serenità acquisita e la Storia si incrocia con una vita qualunque: nell’ottobre del 1976 la figlia di Alfonso e suo marito spariscono nel nulla, desaparecidos come altre migliaia nell’Argentina del regime e tutto cambia.
Alfonso inizia a cercare, alla fine scopre e denuncia, ricorda, lotta, come tanti ai quali sono stati strappati figli, consorti, genitori.
Nel libro, che è una storia sul dolore universale più che una biografia romanzata, ritroviamo:

• periodi asciutti caratterizzati da una brevità quasi agghiacciante a sottolineare l’angosciosa vicissitudine del protagonista,
• la prefazione di un premio Nobel, Adolfo Perez Esquivel, che introduce tutte le dittature del mondo,
• l’uso continuativo di analessi in un oscillamento tra presente e passato con i ricordi del protagonista che si fondono alla sua attuale vita perché tutto è un flusso e non esiste una barriera tra ciò che è stato e ciò che sarà.

Arricchito da una lunga postfazione sulle tragedie che nel corso del Novecento hanno colpito vari e remoti popoli della terra, "Giorni di neve, giorni di sole" insegna che a una disperazione grande deve seguire la voglia di ricostruire come dimostra l’indulgere sui volti nuovi che popolano il paesello natìo del protagonista quando questi vi ritorna per un breve soggiorno.
Contro tutte le dittature e le stragi etniche del mondo, per non dimenticare e imparare dalla storia a non permettere che vi siano corsi e ricorsi.