Giusto il tempo di un per sempre di Daniela Sasso

"Giusto il tempo di un per sempre" non chiamatelo libro di poesie, questa è storia, ma non la storia dei libri, la storia di persone, di vita e di amori, la storia di ogni giorno vista è raccontata attraverso la straordinarietà di un’autrice salentina tutta da leggere.
Io e Daniela ci siamo conosciute annusando i nostri versi, tra le righe rimate a ritmi di vita si è aperta la sua presenza, un vulcano in esplosione di parole ve la presento così come riportato tra le pagine del suo libro:

Le parole sono prostitute, sono di tutti. E la vita... Beh anche lei non scherza. C’è chi la definisce puttana. Ma nella notte e nella poesia c’è qualcosa di diverso, un incastro di vento e inchiostro; ed io ho bisogno di entrambe, per crollare e per resistere

Un testo scritto con parole semplici, di getto, mantiene un alternare ondulatorio, un’altalena con una penna tra le dita che racconta le realtà osservate. L’autrice nel suo libro catapulta in pluri-realtà’ emotive e sensoriali: si sentono gli odori della sua terra, del mare e del cielo salentino. Parte con fare di cronaca poetica a presentare uno ad uno personaggi; mi chiedevo se fossero eroi o emarginati mentre a volte non erano nessuno dei due e, più leggevo più ne volevo sapere: Giulio lo sbirro, Gianni il vigliacco, Vito il carabiniere, Antonio il vigile del fuoco; per poi spingere più forte la mano, quella penna che insiste a voler incidere, ancora pensavo alla storia di Antonio mentre i miei occhi non volevano smettere di leggere, ecco arrivare Giulia, Chiara, Jessica, Carla, la gitana, Nadia per continuare un lungo elenco di nomi femminili. Ma chi sono queste donne? Sono donne! Donne che vivono la vergogna di essere tali, quasi un disonore, donne violentate, stuprate, derise, donne colpite dal cancro e dal dolore, il dolore di uomini e false promesse

Greta ha distrutto le lancette di tutti gli orologi. Non gli orologi. Solo le lancette. Le pareti vuote di una stanza senza soffitto. Un soffitto vuoto di una stanza senza cielo. Mi chiamo Greta.[...]

Una poesia che nasce e muore con poche righe, con la speranza di credere che forse ancora qualcosa si può fare, un libro denuncia, una poesia sociale, piena di coraggio e vite spezzate dal disprezzo di altre anime. Poi subentra un calare, quasi un respiro, diventa sospiro, cala la rabbia e arriva l’amore; una melodia addolcisce le pagine a voler asciugare ferite, tampona, illude e forse chissà... Era proprio l’amore impossibile di Greta, oppure l’amore meraviglioso di Matilde, un collegamento fine, quasi una caccia al tesoro tra storie intrecciate e divise, uno spezzato tra vita, morte e sentimenti; mi è sembrato come aprire mille cassetti tutti insieme e trovare dentro tante parti, tra cui forse c’ero anch’io, anche tu, ognuno di noi e come scrive Daniela "È così che amano i poeti, non lo sapevi? Forse un abbraccio ti potrebbe bastare".