Gli ammutinati del Bounty
- Autore: William Bligh
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2005
All’alba del 27 aprile 1789, il capitano del mercantile Bounty, William Bligh, viene afferrato mentre dorme nel suo camerino dal secondo ufficiale Christian Fletcher, e condotto con forza sul ponte della nave a poppavia dell’albero di mezzana. Qui, con le mani legate dietro alla schiena, minacciato con una baionetta puntata sul petto, non riesce a credere di essere vittima dell’ammutinamento della sua nave. Continuamente sotto osservazione con le armi puntate da ufficiali e marinai, Bligh viene fatto scendere a bordo di una lancia con altri diciotto uomini, alcuni costretti ad abbandonare la nave, altri fedeli a lui e pronti a seguire il suo stesso destino. Sulla lancia, esageratamente sovraccarica, vengono posti alcuni galloni d’acqua, una settantina di chili di gallette, cinque bottiglie di vino e del rum, ma niente armi né carte nautiche o grafici, solo una bussola e una rosa dei venti.
“Sul mio onore, Signor Christian, vi prometto che dimenticherò quanto successo se rinunciate al vostro progetto”
Con queste parole, il capitano tenta inutilmente di far ragionare il suo secondo, un ultimo disperato tentativo di sfuggire alla disgrazia che lo sta coinvolgendo. Ma Christian Fletcher è irremovibile e con sguardo di odio ma anche di disperazione gli risponde in modo crudo:
“No, capitano. Se aveste un briciolo di onore, non saremmo mai giunti a questo frangente. Dovevate pensarci prima e non comportarvi come un farabutto”
Così, capendo di non poter più fare nulla per ripristinare la situazione, Bligh e gli altri diciotto sciagurati vengono lasciati alla deriva nel mezzo dell’Oceano Pacifico, a dieci leghe per sud-ovest da Tofua, nell’arcipelago delle Tonga, osservando allontanare il vascello Bounty verso un’altra meta, un altro destino.
Il libro “Gli ammutinati del Bounty” (White Star, 2005) è un diario scritto dallo stesso Bligh dal giorno della partenza dal porto di Spithead, nel Regno Unito, il 23 dicembre 1787, al ritorno in patria nel 1790.
Lo scopo del Bounty era quello di introdurre l’albero del pane, una pianta tipica di ambienti tropicali come le isole del Pacifico, dalle radici forti e resistenti agli uragani, e soppiantare frutti come il banano nelle Indie Occidentali (Antille).
Il Bounty raggiunse Tahiti dopo aver attraversato il Capo di Buona Speranza e fallito nel tentativo di raggiungere Capo Horn e percorrere il tragitto inverso.
Fu probabilmente l’isola di Tahiti col suo clima mite, gli splendidi paesaggi ricchi di una luce nuova e assolutamente sconosciuta all’Inghilterra, l’ingenuità e la mancanza di inibizioni degli indigeni, la vita pacifica e oziosa, e le donne che invitavano all’amore senza vergogna e volgarità, che spinsero Fletcher e il suo seguito a compiere il misfatto. Ma le teorie e le spiegazioni su quanto accaduto sono molteplici. Dal diario di Morrison, secondo nostromo, rimasto sulla nave con gli ammutinati, emerge una dichiarazione diretta contro Bligh, la quale sostiene che le parole del comandante e i suoi modi sarebbero stati troppo volgari e tirannici e avrebbero umiliato ripetutamente l’intero equipaggio. Gli insulti erano all’ordine del giorno, le frustate non si contavano. Nonostante le più disparate testimonianze e dichiarazioni e i più differenti punti di vista su quanto accaduto, l’ammutinamento del Bounty è entrato nella storia come il più famoso della marina del Regno Unito. Chi sia il colpevole o chi abbia indotto a compiere questo gesto resta indubbio e non cambia i fatti. Tuttavia, il diario di Bligh e dei suoi uomini è rimasto impresso nelle pagine di questo libro, la loro forza d’animo e la volontà nel non arrendersi ha fatto in modo che, comunque siano andate le cose, dodici uomini su diciannove, obbligati a imbarcarsi sulla lancia e percorrere tremilaseicento miglia fino all’isola di Timor, riuscissero a raggiungere la salvezza lottando contro la fame, la malattia, la forza del mare, la violenza degli indigeni e la disperazione che non poche volte ha tentato di sovrastarli, in quello che rimane uno dei viaggi più eccezionali e intrepidi di tutti i tempi.
Gli ammutinati del Bounty
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Libro magnifico a metà strada tra storia e racconto. Una vicenda incredibile raccontata magnificamente...certo che pensare di tornare nella Londra del 1789 dopo aver "goduto" in tutti i sensi di un paradiso terrestre come Tahiti, anche ad oggi risulta una scelta non propriamente difficile...onore al buon Fletcher per essersi reso protagonista del più famoso ammutinamento della storia della marina inglese.Non è male come obiettivo raggiunto non trovate?
Conoscevo la storia del Bounty per sentito dire, sapendo che ne sono stati tratti diversi film, ma non immaginavo che si trattasse di una vicenda realmente accaduta. Sicuramente una storia che vale la pena conoscere, soprattutto se si è amanti dell’avventura. L’analisi di Margherita è accurata e interessante, brava!!
Certo,leggendo questo commento -verrebbe la voglia di viaggiare di piu
in luoghi di straordinario fascino e natura -forse ancora oggi -splendida...
Coinvolgente -l"entusiasmo e la chiarezza -della scrittrice che scrive.
Si , vale la pena di leggere questa storia . Mi fara rivivere anche le emozioni che il magnifico film -tratto dal tema- mi ha regalato.
Ma il Diario del Capitano conterra molto di piu dell"emozione.
Ottimo.