Gli autonomi. Storia dei collettivi politici veneti per il potere operaio
- Autore: Giacomo e Piero Despali
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
L’uso della forza, traduzione sul terreno della pratica contingente della lotta armata la cui validità sul piano strategico non era messa in discussione, la commisuravamo a questo progetto di inserimento territoriale e la sua legittimazione poteva venire solo dalle strutture e non da fonti autoritative esterne. Senza questa premessa, la lotta armata avrebbe potuto svilupparsi solo avvitandosi su se stessa, come di fatto avvenne con le Br dopo il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro. Anche se il distinguo per chi legge oggi potrebbe suonare capzioso, per noi violenza politica e omicidio politico non sono mai stati la stessa cosa.
Così parlò Piero Despali, tra le pagine 53 e 54 del libro Gli autonomi. Storia dei collettivi politici veneti per il potere operaio firmato insieme al fratello Giacomo. Due che all’epoca – 1974/1979 – c’erano e facevano. Facevano alla grande, per meglio dire: da protagonisti. Con il loro racconto a due voci, la storia a puntate di Autonomia Operaia curata da Mimmo Sersante per DeriveApprodi approda al volume numero sei, alla “mitica colonna” padovana benedetta da Tony Negri, tra i più acuti teorici del marxismo operaista, che tanto ha fatto parlare di sé. Fondata sulle ceneri di Potere Operaio, l’Autonomia padovana nasce dunque forte di un retroterra culturale di estrazione operaia, di un marcato radicamento territoriale, e diverse discendenze politico-militari. Autonomia operaia poteva all’epoca contare inoltre su un periodico (Autonomia) e una radio (Radio Sherwood), nonché di un laboratorio universitario impegnato nell’elaborazione di inchieste e analisi incentrate soprattutto sui processi della ristrutturazione produttiva. La fabbrica era, insomma, il suo primo alveo e ambito di azione. Cose del passato: concetti, espressioni, cartoline di un tempo irripetibile-irriducibile, che bene illustrano la storia di una delle formazioni antagoniste di sinistra che svolsero un ruolo significativo nella storia italiana del secondo Novecento.
Come rileva con una certa legittimità Mimmo Sersante nella sua introduzione al volume:
(…) indignazione e felicità sono state l’alimento, ci dicono Piero e Giacomo, di quella potenza di agire dispiegata anche dai giovani autonomi dei Collettivi politici veneti per buona parte degli anni Settanta (…) Cosa rimproverare agli storici che si sono occupati degli anni settanta, bollati a fuoco come gli ‘anni di piombo? Di non aver restituito al giovane lettore di oggi la cifra gioiosa di quel decennio, di avere allegramente sorvolato sulla condizione di felicità in cui i militanti di allora erano calati e che era parte integrante della verità che volevano affermare.
Non lo scrivo da oggi: a concentrarsi esclusivamente sulla violenza degli anni Settanta si rischia di trascurare, in buona o in malafede, lo slancio creativo, l’attenzione al sociale, una progettualità “dal basso”, estesa all’ambito della politica, che ne sono aspetti altrettanto peculiari. La violenza costituisce, insomma, solo una delle tante fisionomie del decennio. Quella degli autonomi era indirizzata, per lo più, contro i fascisti. Responsabili e detentori della gerarchia di fabbrica.
“Non abbiamo mai considerato la nostra militanza comunista impastata di fughe in avanti e sogni utopici, piuttosto un esercizio continuo a muoversi realisticamente nel qui e nell’ora, il che abbisognava di occhi buoni e cervello fine” riassume a pag. 128 Giacomo Despali, in uno dei passaggi cardine del volume e della storia dell’Autonomia veneta, quello che affronta i fatti del così detto 7 aprile: insegnanti, docenti universitari, intellettuali appartenenti all’area di Aut. Op. finiscono in manette in tutta Italia: fra le altre cose sono accusati di aver ispirato le bande armate dell’ultrasinistra. È l’inizio del famigerato “teorema Calogero”, prologo di un’esperienza giudiziaria (e repressiva), che ambisce alla riduzione ad unicum di una fenomenologia terroristica ed eversiva invece assai più sfaccettata. Ma qui si aprirebbe un ulteriore discorso. Quello di Gli autonomi. Storia dei collettivi politici veneti per il potere operaio si chiude peraltro a ciglia asciutte, e senza abiure, con la coerenza che merita la rilettura della traiettoria politica - fulgida e cruenta – degli autonomi padovani. Un memoriale “di parte” che non fa nulla per nasconderlo, indispensabile per chi voglia approcciarsi alla storia politica degli anni Settanta senza miopie, né pregiudizi.
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