Gli errori di un samurai
- Autore: Vincenzo Rezzuti
- Vincenzo Rezzuti, Gli errori di un samurai, SeBook editore
Il Samurai di questo romanzo non è un guerriero giapponese, ma un manager rampante che perde le proprie certezze, ed è costretto a ripensare alla propria vita e agli innumerevoli errori commessi. Talvolta drammatico, ma più spesso grottesco e anche comico, il romanzo riesce nel difficile intento di far piacere un protagonista piuttosto bastardo, che forse proprio per questo non è privo di fascino. Un po’ come il bandito di un noir, e in effetti c’è molta malavita in questa vita aziendale. Non ci pronunciamo sulla verosimiglianza, anche se temiamo che ci sia molto di vero, almeno leggendo certe storie raccontate dai giornali.
“Angela, per favore, convoca una riunione con i responsabili dell’esercizio, per le cinque del pomeriggio. Devi esserci anche tu. No, mi dispiace, non posso farti andare via. Mandaci tuo marito. Non me ne frega un cazzo, devi esserci”
Stai preparando il massacro. Se ti toccherà affondare, ne porterai tanti altri all’inferno con te. Non ne parli con nessuno, nemmeno con Luigi. Ora che avresti bisogno di lui, se ne guarda bene dal venire a darti un consiglio, o anche solo una parola di conforto. La notizia deve avere fatto il giro della filiale. Sei un appestato, ormai.
Nella relazione ci stai mettendo quasi tutto: le furbizie di Ardizzon, Luigi che chiude occhi e orecchie per non vedere e non sentire nulla di quanto accade, ma la Tassoni no. Lei non puoi metterla, e sai perché. Poi la manderai direttamente a loro, saltando la scala gerarchica. Questo vorrà dire non avere speranza. Non ti consentirà la salvezza, ma darai agli americani una scusa per fare fuori anche Ardizzon.
Perché lo fai? Forse ti avrebbe ancora potuto salvare. No, non l’avrebbe mai messo a rischio, il suo fondoschiena, per te. Lo conosci troppo bene.
Spieghi dettagliatamente il meccanismo con il quale riusciva a farsi dare compensi dai fornitori, consentendo loro di non abbassare i prezzi come, invece, avrebbe potuto pretendere. Tu non ne hai approfittato. Nemmeno te lo ha chiesto, di partecipare al banchetto. Non hai protettori, tu, non puoi correre rischi.
Come in una storia di mafia, chi tradisce paga, anche se non con la vita fisica, ma solo con quella aziendale. Perché l’azienda è la vera vita, il resto è rimasuglio, avanzo da scartare, almeno finché non ci si rende conto di essere stati vittima di un tragico abbaglio, perché è esattamente il contrario, non c’è vita nel microcosmo aziendale, la vera vita è altrove. E’ quello che capisce Roberto, il protagonista, quando comprende che il suicidio rituale cui pensa, da bravo samurai, non è altro che il desiderio di uccidere il proprio ruolo, oltre il quale c’è lui, la sua persona che ha bisogno di ritrovare la propria autenticità.
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