Gli imputati di Norimberga
- Autore: Eugene Davidson
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2019
Trecento grandi criminali di guerra ricercati dagli Alleati, ventiquattro imputati a Norimberga, dal novembre 1945; undici condannati, poco meno di un anno dopo, dieci giustiziati, il 16 ottobre 1946, perché Hermann Göring si era tolto la vita con una capsula di cianuro nascosta in bocca. Al processo del secolo contro i nazisti, oltre settant’anni fa, è delicato un saggio Gli imputati di Norimberga edito da Newton Compton il 22 agosto 2019 (656 pagine più 32 di immagini fuori testo, 12.90 euro in versione cartacea, 4.99 l’eBook), in cui lo storico Eugene Davidson ha ricostruito la vera storia dei ventidue fedelissimi di Hitler processati per crimini contro l’umanità. Deceduto nel 2002 e autore di numerosi saggi sul nazismo, aveva proposto il lavoro in prima edizione internazionale nel 1966. La prima Newton Compton risale invece al 2003.
Dopo la resa nel maggio 1945, il Terzo Reich era un cumulo di macerie e di croci, controllato dalle truppe occupanti delle potenze straniere alleate. Vertici e responsabili del regime hitleriano sopravvissuti e catturati andavano sottoposti a giudizio. Processarli aveva non solo lo scopo di fare giustizia, secondo la prospettiva dei vincitori, anche quello di rinfacciare al popolo tedesco che la cultura pangermanica egemone nella filosofia, nella musica, nell’arte e nella letteratura era giunta al collasso morale, per colpa di una classe dirigente che aveva preteso di dominare il mondo.
C’era da punire gli “assassini” di milioni di combattenti e civili. Nell’edificio della Corte suprema di Berlino venne insediato un Tribunale militare internazionale, che fissò i capi d’accusa contro i ventiquattro principali criminali di guerra e sei organizzazioni: il partito nazista, l’alto comando dell’esercito, la polizia segreta Gestapo, il servizio di sicurezza SD, le formazioni paramilitari SA ed SS. Le imputazioni: cospirazione per attentare alla pace, aver condotto una guerra d’aggressione, aver commesso crimini di guerra e contro l’umanità.
Già dopo la prima guerra mondiale era stato stilato un elenco di quasi cinquemila perseguibili, che comprendeva il kaiser Guglielmo II e i generali che avevano pianificato la condotta militare sui campi di battaglia, compresi Hindenburg e Ludendorff. Ma i tedeschi avevano negato d’aver violato le consuetudini di guerra, aggiungendo che il processo nel tribunale dei vincitori avrebbe solo alimentato un pericoloso malcontento nella popolazione germanica.
Anni dopo la fine delle ostilità, davanti alla Corte Suprema tedesca a Lipsia si tennero nove processi, a carico di novecentouno imputati, in gran parte assolti. Per ottocentottantotto le accuse caddero o non si accertarono prove sufficienti di colpevolezza. Solo tredici i verdetti per pene detentive, relativamente brevi. Un maggiore venne condannato a due anni di reclusione per avere ucciso prigionieri francesi. Un militare si vide infliggere dieci mesi e un altro sei per maltrattamenti a soldati britannici.
Si distinsero i quattro anni di carcere comminati a due componenti dell’equipaggio di un sommergibile, che avevano sparato contro le lance di salvataggio di una nave ospedale affondata dalla loro unità. L’ordine di fare fuoco era venuto dal comandante, che aveva attaccato il piroscafo, nonostante esponesse la bandiera della Croce Rossa, ritenendo a torto che trasportasse un carico di munizioni. Verificato l’errore, si era voluto disfare di pericolosi testimoni.
Nel 1945, alla conclusione del secondo disastroso conflitto planetario, le forze mondiali vincitrici Urss e Stati Uniti volevano dimostrare che scatenare una guerra è un crimine contro il genere umano. Tutti i tedeschi, dal più alto funzionario statale all’ultimo dei cittadini, non erano vittime, ma complici del regime hitleriano. La mala pianta del militarismo prussiano e l’aberrante complesso di superiorità etnica andavano estirpate. La Germania sarebbe stata governata sotto lo stretto controllo delle potenze alleate, l’industria pesante smantellata o convertita a produzioni pacifiche, la popolazione terrorizzata, per cancellarne le residue scorie di nazionalismo.
Tutto sommato pochi, quanto meno numericamente, gli imputati del processo principale aperto a Norimberga il 20 novembre 1945. Si sarebbe dovuto trattare del primo di una serie di dibattimenti analoghi, con imputati di categorie diverse, ma in effetti i dodici procedimenti successivi ebbero corti interamente americane ed uno, il processo Peleus, si svolse al cospetto di un tribunale britannico composto da cinque giudici militari inglesi e due greci.
Tornando a Norimberga, vennero condannati a morte e impiccati, il 16 ottobre 1946, il diplomatico e ministro degli esteri von Ribbentrop, i generali Keitel e Jodl, il capo del partito Rosenberg, il governatore della Polonia occupata Hans Frank, il responsabile della sicurezza dello Stato Kaltenbrunner, il referente hitleriano a Vienna Seyss-Inquart, il gerarca nazista Frick, il politico Sauckel, il giornalista ferocemente antisemita Streicher.
L’autore si chiedeva se Norimberga abbia rappresentato la migliore risposta ai crimini di Hitler. Una domanda tuttora aperta.
Gli imputati di Norimberga. La vera storia dei ventidue fedelissimi di Hitler processati per crimini contro l'umanità
Amazon.it: 12,26 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gli imputati di Norimberga
Lascia il tuo commento