Goebbels. Ritratto di un manipolatore
- Autore: Lionel Richard
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2024
Non una semplice biografia del numero due dopo Hitler: questa "è" la biografia per eccellenza di Joseph Goebbels, il gerarca nazista laureato in letteratura, il genio della propaganda che ha divulgato il mito del nazionalsocialismo, del Reich Millenario, della superiorità della razza ariana, del destino di potere della Germania.
A due anni dalla nuova edizione in francese - dopo l’uscita nel 2008 di Portrait d’un manipulateur - le edizioni Giunti hanno pubblicato in Italia Goebbels. Ritratto di un manipolatore (gennaio 2024, 256 pagine), un saggio dello scrittore, storico e accademico Lionel Richard, tradotto da Susanna Molinari, nella collana “Storia e Storie”.
L’anziano autore, nato nel 1938, è specializzato in storia culturale della Germania, relazioni letterarie franco-tedesche e avanguardie artistiche internazionali. Docente emerito dell’Università di Picardia ad Amiens fino al 2008, dagli anni ’60 collabora con numerose testate prestigiose, di attualità, storia, cronaca e costume.
Dal 1971 al 2003 ha lavorato per la radio (France Culture). Numerose le conferenze, in Francia e all’estero, specie in Germania.
Sempre dal 1971, si è impegnato in studi su vari aspetti della storia tedesca del XX secolo, dedicandosi principalmente alla parabola della Germania nazionalsocialista e al suo impatto sull’umanità e sulla cultura. I suoi saggi sono tradotti in varie lingue e costituiscono, come questo, autentici punti di riferimento storiografico.
Gli si deve il riconoscimento, poco più di dieci anni fa, del ruolo finora misconosciuto di Maximilian Scheer nel denunciare i segnali che avrebbero condotto all’Olocausto. In una pubblicazione del 1936, Das deutsche Volk klagt an (“Il popolo tedesco accusa, sottotitolo: La guerra di Hitler contro chi lottava per la libertà in Germania”), il giornalista e scrittore tedesco in esilio evidenziava la crudeltà del regime nazista nei primi tre anni dall’ascesa al potere nel 1933 e anticipava il progetto di scatenare la guerra e di eliminare gli ebrei e altri gruppi etnici.
Nello stesso 1933, il giornalista renano Joseph Goebbels, già gauleiter di Berlino dal 1926, divenne ministro della propaganda del Terzo Reich e lo resterà senza interruzione fino alla morte, il 1 maggio 1945.
Insuperabile nel promuovere l’immagine del nazismo ed esaltare il carisma del suo capo, è stato oggettivamente geniale nel cogliere, anticipare e sfruttare le risorse offerte dai primi media, esercitando al meglio la sua capacità inedita di comunicazione. Il miracolo del suo proselitismo totale in Germania, fu anche e soprattutto assicurato dalla gestione sapiente dei nuovi strumenti mediatici, con la collaborazione dei migliori registi e registe (Leni Riefenstahl): tuttora straordinari i film, documentari, filmati e trasmissioni radio in diretta dei discorsi politici del Partito unico.
Spicca nel lavoro di Lionel Richard l’atteggiamento apertamente sospettoso del saggista nei confronti delle fonti. Tanto fumo di fantasia e poco arrosto di realtà nei ritratti più o meno ufficiali di Goebbels, tra agiografie smaccate spacciate per verità di fede nazista, pettegolezzi travisati da fatti autentici e biografie autorizzate, dopo la nomina a ministro per l’informazione del popolo e per la propaganda, il 13 marzo 1933. Sforzo considerevole per elevare la mitopoiesi di un individuo incoerente col modello del “teutonico alto e biondo”. Scuro di capelli e alto appena un metro e sessantacinque, un piede zoppo dall’infanzia, il gerarca tedesco che assolveva a uno dei più alti incarichi di governo non corrispondeva fisicamente all’ideale ariano, per quanto le origini contadine dei genitori restassero la prova incontrovertibile delle sue autentiche origini germaniche. Lo storico francese lamenta che, la letteratura storica lo ha spesso migliorato, perfino dopo il 1945, facendosi fuorviare nella migliore delle ipotesi da una certa “attrazione per il romantico”.
Due immagini sono inseparabili dal dottor Goebbels. Lo rappresentano al massimo del successo e alla fine: la tipica oratoria con il pugno volitivo, agitato verso il volto dal gomito piegato verso il basso (simile alla gestualità del suo Fuhrer nei discorsi ufficiali) e la fotografia del suo cadavere semicarbonizzato, ricomposto dai russi per terra, nel giardino della Cancelleria a Berlino, accanto a quello arso della moglie e ai corpicini in fila delle cinque figlie e dell’unico bambino, ancora con le camicine bianche da notte e il pigiama. Erano stati avvelenati dalla signora Magda col cianuro, nel sonno appesantito dalla morfina, perchè il padre negava che avrebbero avuto un futuro: sarebbero rimasti sempre “i figli di Goebbels”. Un suicidio-omicidio drammaticissimo, da autentica, macabra caduta degli dei.
Paradossalmente, il corpo del gerarca, cancelliere del Reich per due giorni dopo il suicidio del Fuhrer il 30 aprile, aveva assunto la postura del pugile in fase d’attacco, con le mani chiuse a pugno, gli avambracci protesi verso l’alto ad angolo retto rispetto alle braccia flesse lungo i fianchi. Una posa provocata dalla contrazione spontanea dei muscoli nei corpi bruciati, che ricordava il suo gesticolare oratorio.
Nei dodici capitoli, Lionel Richard racconta l’ascesa di un giovane borghese che esecrava i borghesi, lo segue dalla vicinanza ai fratelli Strasser allo schieramento a fianco a Hitler. Ritrae il “signor nessuno” diventato “qualcuno”, il demagogo, l’agitatore e predicatore, lo stratega della provocazione, l’illusionista e mago dei capovolgimenti. Sul finire, anche il capo generale della guerra totale, auto avviluppato:
“Nelle reti dell’eroismo artificiale”.
Per Richard, Goebbels è stato uno dei principali rappresentanti del “branco di belve pericolose” in sembianze umane, che dominarono la Germania tra il 1920 e il 1945 e che avrebbero voluto dominare il mondo. Sradicarli, richiese il sacrificio di milioni di uomini.
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