Gradiva. Una fantasia pompeiana
- Autore: Wilhelm Jensen
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Donzelli
- Anno di pubblicazione: 2013
Che l’incedere aggraziato e leggero di una donna possa affascinare un uomo al punto da occupare tutti i suoi pensieri non è certo storia nuova. Che, in particolare, i piedi e le caviglie costituiscano un fortissimo richiamo erotico per una consistente parte del genere maschile è altrettanto risaputo. Non stupisce, quindi, che un bassorilievo raffigurante una giovane donna nell’atto del camminare possa avere colpito talmente tanto la fantasia di uno scrittore da ispirargli non solo un delicato romanzo, storia di momentanea follia, ma anche un preciso nome da attribuire alla fanciulla, nome che verrà poi in seguito universalmente adottato: Gradiva, “colei che risplende nel camminare”.
Il bassorilievo tanto ammirato si trova nei Musei Vaticani, ed è presumibilmente la copia di un originale greco del IV secolo AC. Raffigura tre fanciulle che procedono una dietro all’altra, e la prima della fila, quella che colpisce maggiormente l’attenzione di chi guarda, è appunto colei che è stata indicata come Gradiva. Il suo incedere è cauto, presumibilmente lento, i suoi occhi sembrano fare attenzione al terreno sotto ai suoi piedi, ma la particolarità che salta agli occhi è la posizione del sinistro, che, appoggiato dietro di lei, tocca la terra solamente con la mezza punta, risultando così quasi verticale. Ed è questa peculiarità che, dopo avere verosimilmente scatenato la fantasia di numerosi uomini nella vita reale, stimola anche quella di Norbert Hanold, il giovane archeologo protagonista di Gradiva. Una fantasia pompeiana di Wilhelm Jensen (romanzo del 1903, edito da Donzelli nel 2013 con la traduzione di A. Dal Collo Lucioni). Il perché, neppure lui saprebbe definirlo con certezza.
Fatto sta che Norbert, dopo essersi procurato un calco in gesso del bassorilievo e averlo appeso nel suo studio, sviluppa una vera e propria ossessione per l’ignota fanciulla che lui ha soprannominato Gradiva. Fantasticando su di lei, su chi potesse essere e su quali fossero le sue origini (sicuramente greche, a giudicare dai suoi tratti somatici), la immagina camminare per Pompei (dove sicuramente viveva da straniera immigrata), sollevando aggraziatamente i piedini per attraversare le strade passando sopra quelle enormi pietre che possono essere ancora oggi viste sulle strade dell’antica città, e che costituiscono una sorta di “attraversamento pedonale” sopraelevato, atto a proteggere i pedoni senza impedire il passaggio dei carri.
Da questa deduzione Norbert matura la decisione di trascorrere alcuni giorni dapprima a Roma, per approfondirne alcuni aspetti trascurati durante un suo precedente viaggio, e in seguito a Pompei. Infastidito dalle coppiette in viaggio di nozze, tormentato dalle mosche, si trova finalmente fra le rovine di Pompei, ma niente riesce a scacciare la sua inquietudine. Ma vagando per le sue strade da solo, nel mezzo del giorno, improvvisamente si trova davanti la Gradiva in carne e ossa: è una visione? È un fantasma? È la sua mente che si sta perdendo? E perché la donna gli parla in tedesco? Preso dall’ansia di vederla e dalla paura di sentirla svanire al primo tocco, Norbert attraversa una miriade di stati d’animo che sembrano condurlo al limite della pazzia, fino a che la più elementare delle rivelazioni riporta la storia sul binario della massima normalità, incanalando il tutto verso un sorridente lieto fine. Soave e delicato per le dettagliate descrizioni degli scenari, che si intersecano con gli stati d’animo di Norbert, è un romanzo per chi ama la scrittura poetica e per chi vuole approfondire un “mistero” artistico.
Ma non solo di arte antica si parla: il romanzo di Jensen fu oggetto dell’attenzione dello stesso Sigmund Freud, che, su segnalazione di Jung, lo lesse e ne fu entusiasta, tanto da dedicargli il saggio Delirio e sogni nella “Gradiva” di W. Jensen e da appendere egli stesso, nel proprio studio, una riproduzione della Gradiva. Vi tornò sopra, è vero, dopo vent’anni, definendo il romanzo “frivolo e senza valore”, ma questo fu forse dovuto alla rottura con Jung, o a un fastidio verso lo stesso Jensen che, interpellato da lui stesso, era stato riluttante a parlarne. Non fu immune al fascino della Gradiva neppure Salvador Dalí, che, nel 1931, dipinse la sua Gradiva trouve les ruines des antropomorphos, ispirandosi proprio a questo mito che Jensen aveva contribuito a creare.
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Un libro perfetto per...
È un romanzo sicuramente importante dal punto di vista culturale, adatto quindi a chiunque si interessi di arte o di psicanalisi, ma anche semplice ed etereo, tanto da poter passare per una storia d’amore a lieto fine. Via libera, quindi, anche agli inguaribili romantici.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gradiva. Una fantasia pompeiana
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