Grazia Deledda. Una vita per il Nobel
- Autore: Maria Elvira Ciusa
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Raccontare la vita di Grazia Deledda è stato come immergersi nel passato, nel mondo delle memorie e sondare le mie origini radicate in una terra che sin da bambina recepivo speciale. Sono nata a Nuoro in una casa dell’Ottocento, piena di storia e di cultura, dove non mancava un giardino e una corte con la centro un albero di cotogno, che veniva preso d’assalto da noi bambini quando dava i suoi frutti. La dimora era appartenuta al giurista Gina Pietro Chironi, i cui studi sul diritto civile rimangono fondamentali. Ma più che di una casa si trattava di un intero isolato che si affacciava sulla caserma dei carabinieri, recentemente demolita per far posto a uno spiazzo che vorrebbe assurgere a dignità di piazza. L’abitazione è posta ai limiti del quartiere di San Pietro che, insieme a Seuna e a Santa Maria, formarono l’originario nucleo di Nùgoro; vicina si trova la casa natale di Grazie Deledda. Questa vicinanza mi inorgogliva e sin da piccola recepivo che dovevo rapportare la mia identità a quell’illustre donna, che aveva dato voce attraverso la scrittura a un mondo sconosciuto che, grazie a lei, era diventato noto oltre i confini della Nuoro dove crescevo.
Queste sono le prime parole della premessa di Maria Elvira Ciusa al suo libro "Grazia Deledda. Una vita per il Nobel" dato alle stampe da Delfino Editore nel 2016, anno in cui si sono celebrati due anniversari: l’ottantesimo dalla morte e il novantesimo dall’assegnazione del premio Nobel della scrittrice sarda.
La premessa in questione è importante perchè non solo introduce il testo, com’è normale che sia, ma dà l’esatta dimensione del suo contenuto: infatti, quello che poi il lettore si trova di fronte non è solo un semplice ritratto biografico, ma è una rappresentazione autentica svolta con l’affetto e l’intimità di chi ha conosciuto gli stessi luoghi e si sente affettuosamente vicina all’artista di cui parla. A dimostrazione di questo, proprio nella prima pagina, c’è una fotografia a figura intera che ritrae la stessa Maria Elvira Ciusa da giovanissima mentre posa in costume sardo insieme a Grazia Madesani Deledda, figlia di Franz, il secondogenito della narratrice.
Grazia Deledda nacque nel 1871 nel giorno dei santi Cosma e Damiano - Cosima è proprio il suo secondo nome - da un famiglia benestante, in una piccola città della Sardegna orientale, Nùoro, che a metà Ottocento contava poco più di 7000 abitanti e morì a Roma nel 1936. Donna dal carattere forte e volitivo iniziò a scrivere sin da piccola, formatasi con gli studi da autodidatta (arrivò alla quarta elementare com’era uso per le bambine dell’epoca) e grazie alle sue letture, in particolare dei grandi autori francesi, russi e i romanzi d’appendice divenne in breve tempo prolifica. Le prime pubblicazioni apparvero sulle pagine della rivista "L’ultima moda" quando aveva 17 anni e parlavano di amori passionali. L’argomento non era ben visto soprattutto da un ambiente provinciale e fortemente patriarcale com’era quello in cui viveva.
Ma fu grazie a frequenti corrispondenze epistolari che ebbe con personaggi influenti, da Angelo De Gubernatis che la introdusse all’etnologia e da cui trarrà origine la sua opera migliore sull’argomento, "Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna", per arrivare a Enrico Panzacchi, Maggiorino Ferraris e Grazia Pierantoni Mancini, moglie del senatore Pierantoni, riuscì a emergere e a farsi conoscere negli ambienti letterari, aventi come centro nevralgico in Italia, in quel momento, Roma. E in quest’ultima città andrà a vivere nel 1900 in seguito al matrimonio con Palmiro Madesani, un funzionario del Ministero delle Finanze, originario della zona di Mantova, conosciuto nei salotti bohémien di Cagliari. Da questo momento in poi e grazie al rapporto col marito che fu il suo più grande alleato, Deledda prenderà, o per meglio dire, proseguirà, un cammino inarrestabile fatto di grande impegno e dedizione nella scrittura ma anche di affetto e partecipazione per la sua nuova famiglia senza mai dimenticare quella d’origine e la sua terra di nascita, con la quale manterrà sempre un rapporto di amore-odio. Il momento apicale di questo percorso irto e faticoso fu la proclamazione del Premio Nobel nel 1926, unica donna italiana. Fu con lei quel giorno Palmiro, che l’accompagnò anche nel difficile percorso della malattia che la condusse precocemente alla morte, dieci anni dopo.
Maria Elvira Ciusa saggista, storica dell’arte e pubblicista, che proprio con l’arte ha convissuto da sempre essendo pronipote del famoso scultore Francesco Ciusa e figlia dello scrittore Carlo Ciusa Romagna, riesce a descrivere con nitidezza la vita di Grazia Deledda sia con parole intense che attraverso un percorso visivo, fatto di immagini di cartoline d’epoca e di bellissime fotografie che la ritraggono in vari momenti: nelle case che si sono succedute nel tempo, sul tavolo di lavoro o nelle località di villeggiatura, o semplicemente a passeggio col marito o ancora mentre aiuta i figli a fare i compiti. Nel libro emergono i percorsi esistenziali svolti con sacrifico e dedizione da parte di una donna sempre determinata nel raggiungimento dei propri obiettivi professionali, che non si è fatta piegare di fronte a nulla. All’interno del piccolo-grande mondo di Grazia Deledda, oltre a uomini illustri che l’hanno sostenuta e incoraggiata, hanno avuto un certo peso anche diversi personaggi femminili. Nell’ambito familiare vengono ricordate le sorelle, a cui era molto legata, in particolare Nicolina che fu attenta lettrice delle sue opere e illustratrice del mondo infantile che Grazia elaborava nei racconti. Fuori dalla dimensione domestica la più significativa - tanto che Ciusa le dedica un’intero capitolo - è costituita dal rapporto umano e professionale che ebbe con l’attrice Eleonora Duse, meravigliosa protagonista del film muto "Cenere" tratto da uno dei romanzi deleddiani. Differenti per carattere (Deledda più riservata e Duse sicuramente più trasgressiva e appariscente) ma unite dalla stessa forza e dalla consapevolezza di dover lavorare ancora più duramente per riuscire a emergere per il solo fatto di essere donne e dove gli ambienti culturali non facevano certo sconti.
Una figura troppo a lungo dimenticata quella di Grazia Deledda, che a prezzo di grandi sacrifici e partendo dal basso, è salita fino all’Olimpo della letteratura. Maria Elvira Ciusa volgendo uno sguardo al proprio passato lascia in dono una preziosa testimonianza di vita vissuta, nonché documento storico e sociale dell’Italia dei primi anni del ’900 e del fermento culturale che vi si agitava.
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