Guerra santa contro i Turchi
- Autore: Marco Pellegrini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2015
Europa alle prese con il controllo del Mediterraneo, coste dell’Africa settentrionale in perenne agitazione, rotte pattugliate da battelli armati, perfino interventi di “polizia del mare”: almeno per grandi linee i problemi sono gli stessi di oggi, sta di fatto che parliamo di cinquecento anni fa o poco meno. È, in estrema sintesi, lo scenario che Marco Pellegrini (docente di storia moderna e storia del Rinascimento nell’Università di Bergamo) illustra in “Guerra santa contro i Turchi” (pp. 416, euro 25,00), un ampio saggio per il Mulino.
Il sottotitolo: “La crociata impossibile di Carlo V”, fornisce già due indicazioni essenziali sullo sviluppo del libro. Da una parte, introduce il tema della nuova “crociata”, dall’altro ne individua il protagonista o i protagonisti, il re di Spagna con la corona del Sacro Romano Impero e gli spagnoli. È di crociata che si parla, infatti, quella intrapresa dall’Asburgo per restituire alla cristianità i territori sotto il controllo degli Ottomani e, questa volta, anche e soprattutto i mari, in una sorta di estensione su scala planetaria della Reconquista, da poco completata in terra iberica dai suoi predecessori.
Terre e oceani, a perdita d’occhio, l’Europa e l’America, alle quali sognava di aggiungere l’Africa, costituivano i possedimenti sui quali “non tramonta mai il sole”, come si vantava il re di Spagna Carlo I, salito col nome di Carlo V sul trono imperiale.
Oggetto della ricerca del professor Marco Pellegrini è quindi la grande storia, specie del Mediterraneo - allora non proprio Mare Nostrum – nel XVI secolo, lo scontro frontale tra l’impero turco e Casa Asburgo, con le altre potenze a fare da spettatore interessato ma disimpegnato (il Papato) o da avversari dell’una e alleati, clandestini, dell’altra. È il caso questo dell’appoggio oltremare offerto segretamente alla Mezzaluna dalla Francia di Francesco I, irriducibile nemico della Spagna sul continente.
Tante le trame storiche e diplomatiche raccontate, tanti i carteggi segreti rivelati. Tra le curiosità, ai colpi di mano con sorti alterne si aggiunge una spedizione mancata, che avrebbe voluto colpire al cuore il Mezzogiorno cristiano d’Italia. Sotto Solimano il Magnifico, Costantinopoli aveva allestito flotte militari consistenti che si aggiungevano alle flottiglie dei pirati barbareschi che infestavano il Mediterraneo. Algeri era la capitale riconosciuta della marineria da preda islamica che strangolava i commerci dallo Stretto dell’Atlante alle isole greche. A tentare di fronteggiare le scorrerie, le marine continentali si impegnavano anche in forze, ma ognuna per conto proprio. L’azione scoordinata faceva fallire ogni sforzo, tanto che per vedere tramontare la stagione della pirateria mediterranea bisognerà aspettare il 1800.
Per grandi linee Venezia da una parte e Genova-Spagna dall’altra, col papa a guardare, affrontavano l’armata navale dell’ammiraglio Barbarossa (Khayr al-Din pascià), convinto che le potenze di fede cristiana fossero di ostacolo agli interessi dell’Africa settentrionale musulmana e che quindi la lotta senza quartiere contro di loro non dovesse ammettere eccezioni.
Qualche smacco ad opera delle forze di Andrea Doria, suggerì al condottiero in mare di rimettere un campo un progetto latente di aggressione all’Italia meridionale. Un massiccio sbarco nel Leccese avrebbe inflitto quel colpo letale che gli italiani del Sud per la verità temevano da sempre. Così, nel 1537, cento galee allestite nell’arsenale di Istanbul affollarono il Bosforo, ognuna con almeno una nave di appoggio, di stazza variabile.
Il piano prevedeva di fissare una o più teste di ponte sulle coste pugliesi, mentre la flotta avrebbe risalito l’Adriatico, sfidando Venezia. A questo punto, con il nord e il sud della costa adriatica sotto controllo, un’armata di 20mila uomini con ampio parco di artiglierie si sarebbe portata a Valona, in Albania, base logistica decisiva per alimentare la campagna di conquista terrestre del Mezzogiorno, muovendo dal litorale salentino.
Sembra che come punto di sbarco si fosse scelto Brindisi, per qualche collaborazione tra i difensori. Ma proprio la scoperta del tradimento filoturco disorientò i vertici ottomani, già preoccupati dalla crescente efficacia delle truppe di terra avversarie. Cominciavano a nascere i tercios, reparti di fanteria pesante iberica che per oltre un secolo avrebbero rappresentato l’eccellenza europea nel combattimento in formazione serrata. Per Costantinopoli, la partita sarebbe stata difficile in campo aperto, contro un nemico in grado di fare affluire rinforzi molto più agevolmente.
Non se ne fece più niente, ma le popolazioni del meridione ora saranno al corrente del pericolo scampato dai loro antenati nel 1537.
Guerra santa contro i turchi. La crociata impossibilie di Carlo V
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