Hanno tutti ragione?
- Autore: Massimo Adinolfi
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
"Hanno tutti ragione?" non è un libro di filosofia, ma una riflessione, documentata e appassionata, che stringendo in un unico nodo vari temi nevralgici, dalla democrazia rappresentativa, al concetto di realtà, alla giustizia, mette a fuoco natura e storture di un populismo dominante, che necessita di verità manipolabili e intercambiabili per confondere e assopire la coscienza, individuale e collettiva.
Dove sono finiti gli intellettuali? Dov’è finita la televisione in cui si parlava, si ascoltava, si controbatteva con l’educazione, il rispetto dell’interlocutore, argomentando con cognizione di causa, senza interrompere, parlar sopra, friggere aria?
Questo si domandava già qualche decennio fa Pier Paolo Pasolini, denunciando nel linguaggio dei media una falsificazione in atto del potere dominante che attraverso il culto edonistico e la manipolazione di gesti e linguaggi comunicativi, mirando alla rappresentazione piuttosto che alla descrizione, stava attuando una progressiva deformazione di massa avente come scopo la dissociazione dell’uomo dalla Realtà. Nel suo libro “Hanno tutti ragione? Post-verità, fake news, big data e Democrazia” (Salerno, 2019) il filosofo Massimo Adinolfi si sofferma sui fenomeni più evidenti del relativismo e della deriva di senso in cui siamo immersi nel nostro tempo di “post-verità”. Se per Nietzsche la verità oggettiva non esiste ma è il prodotto di un’interpretazione, noi viviamo invece in un tempo in cui nessuno oserebbe negare che la verità è data dai fatti. Tuttavia non ci sorprendiamo se quei fatti, sottoposti a manipolazioni, distorsioni, travisamenti sono molteplici, tutti in egual misura condivisibili e dunque adattabili ad ogni opportunità e contingenza.
Se la Terra può essere facoltativamente sferica o piatta e quest’ultima tesi, per quanto assurda e insostenibile, può essere difesa e sostenuta con autorevolezza in convegni e simposi illuminati dall’attenzione mediatica, è segno che la Verità nel diluvio democratico e relativistico del nostro tempo è ridotta sistematicamente al rango di mera opinione.
Il punto nodale dell’argomentazione di Adinolfi è sviluppato nel primo dei quattro capitoli del suo pamphlet e cioè che non è tanto la Verità in sé ad essere in crisi, quanto piuttosto “gli strumenti interpretativi con cui siamo stati abituati a trattare la verità”. Nei capitoli seguenti viene posto l’accento sulla crisi della democrazia rappresentativa (di cui l’autore ci offre una appassionata difesa) e ancora, sul concetto filosofico di realtà, illustrando:
il nesso che lega certi mutamenti tecnologici alla fisionomia della sfera pubblica, e come in questo nesso ne vada del nostro rapporto con la realtà.
Infine l’ultimo capitolo è dedicato alla giustizia (un tema legato alla personale esperienza dell’autore, che è stato per alcuni anni collaboratore del Ministero della Giustizia). Perché sono proprio i temi della giustizia che ci permettono di misurare il “tasso di populismo che circola nell’aria”. Quel populismo che è il denominatore comune che lega tra loro i vari aspetti connessi al tema del post-verità nonché il vero obiettivo polemico affrontato in tutto il libro; che per inciso è stato ultimato nelle ore in cui il mondo assisteva al rogo che ha devastato la cattedrale di Notre Dame. Un evento che nel suo simbolismo impone una responsabilità ineludibile per noi tutti e soprattutto per chi scrive: “provare a porre qualche argine ai cedimenti di certe infrastrutture culturali di cui si odono ogni giorno i sinistri rumori“ continuando a usare, nella confusione e falsificazione dominanti, strumenti concettuali per migliorare la qualità della discussione pubblica, se, ammonisce Adinolfi, “si vuol vivere, da desti, in un mondo comune”.
Hanno tutti ragione? Post-verità, fake news, big data e democrazia
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