Hitler vivo o morto
- Autore: Mario Bussoni
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
È una storia fortemente tinta di mistero, di certo un giallo, se si preferisce e come tale, un’indagine poliziesca, da leggere fino in fondo, senza saltare alle ipotesi conclusive, questa ricerca di Mario Bussoni sulla controversa sorte del Fuhrer. Il volume “Hitler vivo o morto” (collana Archivi storici delle edizioni Mattioli 1885, 2016, pp. 262, euro 18,00) raccoglie quarant’anni di lavoro del giornalista, scrittore e docente di storia del Novecento e del Medioevo.
Un lungo studio di ricerca, proposto in un libro validamente allestito, efficace nello sviluppo giallo impresso dall’autore e ben confezionato dai curatori, con un corredo di eccezionali foto in bianconero nel testo. In appendice, il verbale dell’autopsia fatta effettuare dai russi, che entrando per primi a Berlino dopo lunghi combattimenti, si erano impossessati del cadavere rinvenuto arso nel giardino del bunker della Cancelleria.
Dopo oltre settant’anni, resta ancora aperto l’interrogativo. Il capo del Nazismo, l’uomo che a metà del XX secolo ha trascinato il mondo nella guerra più disastrosa di ogni tempo, è davvero morto ed è stato mal sepolto all’esterno del suo ultimo rifugio nella capitale? O ha solo fatto mettere in scena il suicidio ed è fuggito dal bunker circondato, volando verso il Sud America? Quel continente è stato dopotutto meta ospitale della fuga di non pochi criminali di guerra tedeschi.
Il passare del tempo ha reso i dubbi una semplice curiosità, non essendoci più il pericolo che un eventuale Hitler redivivo possa prendere la testa di chissà quale progetto di rivalsa neonazista. Oggi Herr Adolf avrebbe la bella età di 128 anni. Se fosse stato più giovane solo di qualche decina d’anni, però, intorno al suo mistero si sarebbe scatenata certamente una febbrile rincorsa nel web alle ipotesi sulla sopravvivenza. Nell’attuale stagione delle fake news, alimentate dalla velocità della diffusione virale delle bufale sui sociale media, si sarebbero rincorse notizie false date per vere su un fuhrer pronto a tornare a minacciare l’umanità, rientrando in azione vivo e vegeto. Resta il fatto che a maggio del 1945 la salute dell’allora cinquantaseienne rivelava chiari segni di decadenza: negli ultimi filmati sono evidenti i tremori delle mani, chiaro indice di un precoce parkinsonismo.
Tuttavia, pur davanti a un caso ormai puramente accademico e sebbene la pista dell’ipotetica sopravvivenza si sia inesorabilmente raffreddata, non è privo di interesse continuare a interrogarsi: Adolf Hider (1889-1945) si è suicidato oppure è stato ucciso? Si è sparato in bocca? Alla tempia? O ha ingerito del cianuro di potassio? Ha ricevuto un colpo di grazia, ma da chi? O ancora, è fuggito in extremis dal Fuhrerbunker della Reichsklanzei, nel quale si era asserragliato con i seguaci ed Eva Braun (1912-1945)?
Oggi il dilemma appassiona pochi storici, sostiene Mario Bussoni, ma non manca “una marea incontrollabile di complottisti”, convinti di una sua sopravvivenza. Alcune ipotesi sono date per scontate senza il contributo di ulteriori approfondimenti.
“La maggior parte degli esperti si adagia sul già scritto o già detto”.
Il merito del ricercatore parmigiano è perciò l’aver ripreso il tema dalla prospettiva strettamente giornalistica: cercare la verità dei fatti ogni qual volta sia possibile e illustrarla ai lettori.
Il libro è diviso in tre sezioni. La prima ricostruisce le ultime ore nel Bunker della Cancelleria e le circostante della morte presunta, prima dell’arrivo dei sovietici. La seconda verifica le vicende successive, relative al destino del suo corpo e di Eva Braun. La terza esamina le teorie e i fatti (“pochi, ma non privi di interesse”) che vorrebbero Hitler sopravvissuto e condotto lontano dalla Germania distrutta.
Mario Bussoni ha quindi analizzato la tesi più accreditata sulla fine di Hitler, la cosiddetta “prima ipotesi”: quella del Fuhrer morto in un doppio omicidio-suicidio con la moglie Eva Braun intorno alle 15,30 del 30 aprile 1945, dei corpi sommariamente bruciati e recuperati dai russi.
La “seconda ipotesi” è relativa ad un’eventuale fuga della coppia in Argentina. A conti fatti, vale a dire a decenni trascorsi, si può considerare un salvataggio sterile, visto chi lo ha realizzato si è poi limitato a preservare segretamente la vita del Capo, senza alimentare successivamente alcun progetto di “ritorno”. Ed oggi, il valore aggiunto di una sopravvivenza del dittatore sarebbe ormai del tutto esaurito. Consumato. Estinto.
Trattando questa ricerca alla pari di un giallo (come del resto merita), non si avanzeranno conclusioni sulle varie ipotesi analizzate da Mario Bussoni, ciascuna con ampiezza e allo stesso tempo grande capacità di sintesi cronachistica. Lasciamo che siano i lettori a farsi un’idea.
Intanto, dopo settant’anni di intrighi, versioni contraddittorie, depistaggi e qualche tentativo di controinformazione, è incontestabile che Governi, servizi segreti, associazioni e perfino privati - insiste l’autore - abbiano cercato e in parte cerchino ancora di ostacolare la ricerca storica sul caso Hitler.
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