Hope. Diario di due sopravvissute di Amanda Berry e Gina Dejesus

Pubblicato da Mondadori a febbraio 2016, “Hope. Diario di due sopravvissute” è la storia vera di un rapimento durato ben 10 anni raccontato in prima persona dalle vittime Amanda Berry e Gina Dejesus. Queste due ragazze, dopo essere state rinchiuse per tutto questo tempo in una casa, hanno trovato il coraggio di raccontare la loro raccapricciante esperienza.

Il libro alterna i racconti delle ragazze alle descrizione delle indagini che si stavano svolgendo nella città di Cleveland, dove erano avvenuti questi due rapimenti.

Leggere questo libro mi ha interessato e turbato allo stesso tempo. Mi ha incuriosito molto il rapporto delle ragazze con il loro rapitore, in particolare quello di Amanda, che nonostante l’odio che dovesse provare per quest’uomo riusciva a coglierne un lato buono, amichevole, quasi umano. L’atteggiamento della ragazza penso fosse dovuto al fatto che il suo rapitore, Ariel Castro, era anche il padre di sua figlia, nata proprio tra le mura di quella casa lugubre. Mi ha affascinato anche notare come il rapitore cercasse di mettere in conflitto le ragazze fra di loro in modo da evitare che creassero troppa coesione e cercassero una via di fuga.
La narrazione, talvolta, è monotona perché descrive la routine delle ragazze in quella casa, che ovviamente non prevedeva attività così interessanti, ma solamente solitudine e senso di abbandono. Nel complesso, però, riuscivano a trovare qualche attività, anche banale, per riuscire a trascorrere il tempo infinitamente lungo in quella casa.

Apprezzo il coraggio che hanno trovato queste due ragazze scrivendo questo libro e quindi rivivendo tutto ciò che avevano passato in quella casa. Mi dispiace che la terza ragazza, Michelle, anche lei rapita e segregata in quella casa non abbia voluto partecipare e sia rimasta fuori da tutta la vicenda. Credo che la sua partecipazione avrebbe potuto rendere il libro più ampio, grazie ad un altro punto di vista, che attraverso i racconti di Amanda e Gina non è possibile cogliere. A mio parere, dopo che un estraneo ti rinchiude per dieci anni in una casa, la concezione che il libro dà di lui è fin troppo compassionevole. Probabilmente credo che questo sia anche dovuto alle dinamiche, a me sconosciute, che si attuano in un rapporto rapitore-sequestrato.
Consiglio di leggere questo libro, l’inizio può sembrare banale o scontato ma vi assicuro che è una lettura avvincente che provoca anche una sorta di empatia nei confronti delle ragazze.