I Borgia. Il delitto. La vendetta. L’inganno
- Autore: Elena e Michela Martignoni
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2018
In principio furono i Borgia per le Martignoni, solo dopo è arrivato il loro commissario Bertè, ma quando sviluppano i suoi “casi” le sorelle si firmano con lo pseudonimo maschile Emilio Martini. Milanesi, scrivono a quattro mani, rischiando la rissa su qualche aggettivo ma sfornando capitoli scorrevoli in grande armonia, dopo un’attenta lettura comparativa. Elena e Michela hanno avviato il fortunato sodalizio narrativo proprio con le vicende del clan ispanico-romano ora raccolte da Corbaccio in un romanzo storico in costume, “I Borgia. Il delitto. La vendetta. L’inganno”, un gran volume cartonato di 828 pagine (18 euro il prezzo di copertina) della collana narratori, in circolazione da novembre 2018.
A contagiare la passione per lo studio di quella famiglia e di quell’età di trame, intrighi e veleni nella Città Eterna, è stata la lettura trent’anni fa dell’eccezionale saggio di Maria Bellonci su Lucrezia Borgia. Nacque un progetto storiografico, poi accantonato a favore di una soluzione narrativa che le “terribili sorelle”, come la ha chiamate Luca Crovi, sentivano più vicino alle loro corde.
L’ingente materiale di approfondimento raccolto è servito a quel punto a rafforzare il contenuto storico di un trittico di romanzi. Le due autrici, infatti, hanno ora riunito in un volume unico le tre parti pubblicate singolarmente in precedenza, date alle stampe con i titoli “Requiem per il giovane Borgia” (Tea, 2007), “Vortice di inganni” (Corbaccio, 2007) e “Autunno rosso porpora” (Corbaccio, 2010), che hanno riscosso successo anche in Spagna.
E da domani, sempre in tema di narrativa storica, dalle strade dell’Urbe l’attenzione delle Martignoni si sposterà, a quanto pare, verso le coordinate milanesi degli Sforza e quelle urbinati dei Montefeltro, altre famiglie, altre Signorie.
Ma veniamo ai più famosi Catalani di Roma. C’è stato un tempo, alle origini della religione cristiana, in cui la Chiesa aveva calici di legno e prelati d’oro. Nell’epoca dei Borgia, i calici sono diventati d’oro e i prelati di legno.
Il paradosso dei prelati e dei calici è la citazione di un’omelia del domenicano Girolamo Savonarola, fatta propria per il tramite di Elena e Michela niente meno dall’uomo cui più di altri era rivolta la severa rampogna del frate. Nel 1497, lo spagnolo Rodrigo Borgia siede sul trono di Pietro da cinque anni, col nome papale di Alessandro VI. Riconosce di aver comprato ogni voto possibile in Conclave, di aver promesso anche più di quello che avrebbe mantenuto, di aver goduto di ogni bella donna su cui avesse messo gli occhi. Ha soddisfatto i capricci della carne, della gola, di ognuno dei sensi. Dei cinque figli avuti, quattro sono viventi e lo riempiono d’orgoglio: Juan, un vero spagnolo, bello, passionale; Cesare, forte e intelligente, una mente superiore; Lucrezia, un angelo e Joffrè, che sta crescendo simile ai fratelli.
Sia pure pontefice, da straniero in Vaticano può fare affidamento solo su loro. In Curia chiacchierano del suo nepotismo ancora più della sua dedizione ai piaceri della carne, ma è convinto che per un papa non italiano fare squadra coi suoi sia d’obbligo. Tutto questo rafforza la convinzione di agire per il bene della Chiesa, che si nutre di potere, ne ha bisogno come dell’aria. Ma tutto questo lo espone all’intima paura di dover affrontare presto il giudizio divino.
Nel corso dei secoli, su questo papa pieno di difetti è calata una pesante cortina di pregiudizi. Un uomo schiavo delle sue debolezze e tuttavia biasimato dalla storia al di sopra delle sue colpe. Sulla base delle loro ricerche, Elena e Michela si impegnano nei romanzi a ripulire Rodrigo e la numerosa prole dal fango che li ha coperti di vergogna.
Chi li conosce per sentito dire ripete la litania dei Borgia come quintessenza della perversione sotto tutti gli aspetti. Non è così, secondo le sorelle Martignoni: vivevano solo i loro tempi, esprimevano malvagità quanto gli altri e la corruzione non era solo un loro vizio capitale. Le autrici mettono anzi in risalto narrativamente il tentativo di Alessandro VI e del figlio Cesare di creare in Italia uno stato grande e unito, sotto le insegne dei Borgia.
Nelle 800 e più pagine, i registri narrativi sono numerosi: quello storico è sostenuto dai loro approfondimenti, ma non mancano quello avventuroso e non pochi aspetti gialli, ad esempio in relazione all’assassinio di Juan, nel primo dei tre titoli riuniti nel volume. E come in ogni poliziesco che si rispetti, il misterioso omicida avrà un nome.
Il primogenito non è ancora rientrato dalla sua uscita notturna negli angoli peggiori di Roma, ha voluto con sè solo Alonso e si è allontanato dal resto della scorta con quel tale zoppo e col volto coperto da una maschera, che da un po’ sta sempre con lui. Pare ci sia sotto una storia di donne.
Alonso viene rinvenuto morente e dal Tevere affiora il cadavere di un uomo. Nove pugnalate, solo l’ultima mortale alla gola. Addosso gli trovano il borsellino con 30 ducati, un prezioso pugnale e guanti eleganti. Non l’hanno derubato, è stato ucciso. Soldati e portuali dicono che si tratta del figlio del papa e che “gli sta bene, a tutti e due”.
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