I fiori si bagnano il venerdì. Vite e speranze sullo sfondo della Bosnia martoriata
- Autore: Marzio Biancolino
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
A occhio e croce, da quante ne ha fatte nella settantina d’anni di vita, Marzio Biancolino è un uomo versatile, non sta fermo un attimo, non si accontenta di quello ch’è dato e scontato, va oltre le apparenze e le convenzioni. È anche una persona di cuore e di sentimenti, non teme d’incontrare il prossimo e corre sempre in soccorso di chi soffre. La conferma arriva dal curriculum e dal più recente dei suoi prodotti editoriali, il romanzo I fiori si bagnano il venerdì. Vite e speranze sullo sfondo della Bosnia martoriata, pubblicato a giugno da Oltre Edizioni (2023, collana Narrazione, 322 pagine).
Su Linkedin, Marzio Sandro Brancolino, Milano, è giornalista e scrittore, in pensione dopo trent’anni di editoria, redattore, editor. Su Facebook, si presenta freelance, già operaio alimentare, chimico industriale, spia industriale, cameriere, vicecuoco, trascrittore di scommesse ippiche, satiro politico e sportivo, correttore di bozze, autore musicale, redattore, scrittore, editor.
Forse già dalle pieghe di questo mio variegato percorso lavorativo, un tempo definibile originale e oggigiorno magari inevitabile, traspare lo ‘spirito libero’ che sento aleggiare in me. Mortificato solo da qualche inestinguibile paranoia e incatenato da qualche insostituibile valore di cui invece vado fiero. Uno spirito che mi fa sentire figlio del mondo prima ancora che di un paese, figlio di un’idea prima che di un mestiere, figlio di una curiosità prima che di una consuetudine... ma pur sempre figlio, con tanto da dare e non meno da imparare.
Tra tanto altro, le collaborazioni con il Satyricon di “Repubblica” e la “Gazzetta dello Sport”, i testi per canzoni di Cristiano André, Mina, Fiorello), al di là della pubblicazione di racconti e di tre romanzi, con questo.
Quando i ragazzi di sinistra ascoltavano Radio Tirana negli anni Settanta, andava in vacanza in Jugoslavia e confessa d’averla seguita con simpatia politica. La Federazione unita dal maresciallo Tito implose nel 1991, atomizzandosi negli Stati balcanici attuali, non prima di una catena di guerre in quell’area. Conflitti civili violenti, su basi politiche, autonomistiche, separatiste, drammatizzati da un odio etnico e religioso sanguinosamente divisivo. Marzio Biancolino è stato sul campo della solidarietà in quelle fasi, per cinque anni e mezzo, dal 1992 al 1997, impegnato nel supporto umanitario e materiale ai campi profughi in Slovenia e nel progetto ACLI “Un sorriso per la Bosnia”, in cui ha svolto un ruolo direttivo dopo essere entrato da volontario.
Un’esperienza tanto intensa, quanto formativa e indimenticabile. Quella terra gli è rimasta nel cuore. Ha scritto della Bosnia e di Sarajevo, prima di questo romanzo.
Per chiarire lo sfondo delle vicende narrate, si ricorderà che alla morte di Tito, nel 1980, il collante che teneva unite le sei Repubbliche federate nella Jugoslavia cominciò ad allentarsi, mentre si faceva sempre più pesante la crisi economica che incideva forti divari nelle aree balcaniche. Le più ricche, Slovenia e Croazia si dichiararono Stati indipendenti nel 1991. Le truppe locali slovene cacciarono presto l’Armata federale. Nel territorio croato, la popolazione di etnia serba ostacolò l’autonomia, in una guerra civile protratta fino alla vittoria croata nel 1995. La Macedonia ebbe l’indipendenza in modo incruento, ma si scatenarono conflitti tra le popolazioni macedoni e albanesi. Il Montenegro sarà indipendente senza tensioni nel 2003. Il peggio toccò alla Bosnia Erzegovina, dove tra il 1992 e il 1995 infuriarono conflitti tra le milizie armate serbe contro i musulmani di Bosnia e a nord dei croati contro serbi e bosniaci.
Nel 1996, si inasprirono le tensioni assassine nella provincia serba del Kosovo, tra la maggioranza albanese e la minoranza serba, sostenuta dalla polizia e dall’esercito. L’intervento della NATO portò alla fine dei combattimenti nel 1999.
La dissoluzione dell’unità federale e della collaborazione tra le popolazioni di etnie tanto composite è più di un fantasma nel romanzo. È la filigrana dei drammi vissuti, delle sofferenze patite e delle esperienze alle quali sono stati costretti, ciascuno per il proprio verso, i personaggi principali di questo racconto corale.
È ripartito in tre segmenti. Chi meglio di Marzio Biancolino può illustrare la struttura? Nel primo, “Shrapnel” (schegge di granata), i protagonisti sviluppano gli stessi fatti, secondo prospettive soggettive diverse. È una sorta di Rashomon narrativo, non a caso, lo scrittore conosce bene il regista di quel film giapponese del 1950 noto ai cinefili, Akira Kurosawa.
Strazianti vicende personali ma anche amori vissuti, spezzati o sublimati tra volontari, tra profughi o in incroci arditi.
Tutto raccontato da Jana, psicologa triestina, dal volontario milanese Massimo, dal giovane Adnan e da altri abitanti di un paesino serbo immaginario, Korljevo, che sono stati nel campo profughi di Cesko. Inventato anche questo, ma ci saranno pur stati paesi veri disastrati in Jugoslavia e campi d’accoglienza in Slovenia o altrove.
Estate 2002, “Festa per la rinascita di Korljevo”, sono in tanti ad essere arrivati dal paesino da cui era fuggita la maggior parte dei profughi ospitati a Ceško.
La seconda parte è un lungo ricordo da parte di Massimo, responsabile del gemellaggio milanese. L’ultima racconta i tre giorni dopo la conclusione della festa, a classico contenuto romanzesco.
I fiori si bagnano il venerdì
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