I gatti non hanno nome
- Autore: Rita Indiana
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2016
Quando si pensa alla letteratura sudamericana, spesso vi si associano autori come Márquez, Sepúlveda o Allende. Ma i contemporanei? I giovani scrittori sudamericani di oggi ci sono o no?
Ebbene, Rita Indiana (classe 1977, domenicana, in tutto e per tutto un’artista completa e poliedrica: scrittrice, blogger, conduttrice radiofonica, attivista per i diritti LGBT e leader di Rita Indiana y los Misterios, un gruppo di merengue alternativo) potrebbe ben rappresentare una delle figure chiave della letteratura caraibica attuale.
Scoperto e portato in Italia dalla giovane casa editrice indipendente milanese NN Editore che – pur arrischiando di mancare di oggettività – io adoro; “I gatti non hanno nome” è un romanzo breve o un racconto lungo, intervallato da sbalzi temporali e capitoletti in inglese, che si caratterizza fin dall’inizio per il susseguirsi di voci, volti e vite che si incontrano, poi si scontrano e si amalgamano. È a tutti gli effetti una storia corale, con molteplici punti di vista; uno spaccato, un qui e ora, di cui è praticamente impossibile fare un riassunto della trama, perché non ce n’è una vera e propria. Il romanzo è in continuo divenire, così come la personalità della giovane protagonista, che è in cerca di un suo posto nel mondo.
Tant’è che potrei tentare di sintetizzarla, alla buona, come la storia estiva di un’adolescente alla ricerca della sua identità che, nel mentre, lavora nella clinica veterinaria di suo zio: qui ci sono sempre molti animali ospiti, quasi sempre accompagnati dai proprietari, ma c’è un gatto – o meglio, una gatta – randagia e senza nome. Anche la ragazza è senza nome, come quegli stessi gatti del titolo del libro. E non è un caso che non ce l’abbia nemmeno lei, che è la protagonista:
“il problema è che senza un nome i gatti non rispondono, e perché mai dovremmo volere un animale che non viene quando lo si chiama?”
– afferma lei tra le pagine – seppure
“ci sono cose più importanti di un nome”.
Può darsi. Ma se quella ricerca significasse per lei qualcosa, come definire anche delle situazioni e delle emozioni, etichettandole senza ambiguità? Il gatto è sfuggente, anche lei lo è. Ecco perché la ricerca del nome è un’indagine sulla propria identità in un tempo così delicato, di crescita interiore. Così, ispirata da qualsiasi evento le capiti intorno, stila elenchi su elenchi di nomi, su un quadernetto che con premura porta sempre con sé, senza però essere mai soddisfatta di nessuno di questi, sospesa com’è a metà fra l’illusione di poterne trovare uno perfetto e la consapevolezza che tanto, i gatti, non ne risponderanno mai a nessuno.
È racchiusa tutta qui la capacità, fuori dal convenzionale, di Rita Indiana: trasformare il quotidiano in straordinario e riuscire nel difficile compito di raccontare attraverso la voce della protagonista non solo le vicende bislacche della sua giovane vita, ma anche di quelle che si intrecciano alla sua; è tutto un caleidoscopio di aneddoti - alcuni davvero esilaranti - e intrecci con personaggi strampalati, tra racconti spesso bizzarri e paradossali. Il tutto affrontato con la leggerezza dei quattordici anni della protagonista; unita all’ironia, alla “freschezza” e al ritmo caraibico che, Rita Indiana, è stata capace di mescolare tra le righe nel raccontare una realtà semplice, ma per nulla banale, combinata alla tradizione popolare e alla finzione.
I gatti non hanno nome
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