I giorni più lunghi del secolo breve
- Autore: Andrea Coccia
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Si usava, a volte, nei film degli anni Settanta. Lo schermo veniva frazionato in diverse inquadrature che raccontavano lo stesso momento attraverso le azioni di diversi personaggi. “I giorni più lunghi del secolo breve” (Andrea Coccia, Ledizioni, 2019) si avvale di un montaggio simile: un articolato saggio narrativo strutturato come un lungo, insistito, split screen.
In altre parole: l’autore muove da una data topica del Novecento inquadrandola sincronicamente, attraverso protagonisti e comprimari (celebri) che l’hanno segnata e/o vissuta e/o subita.
Nel capitolo dedicato al 28 giugno del 1914, per esempio, si guarda ai retroscena storici dell’attentato di Sarajevo e al contempo ai bivi esistenziali di Franz Kafka, a quelli politici di Gandhi, vissuti nello stesso giorno. E il 9 novembre 1989 della caduta del muro di Berlino, la scena si divide tra Egon Krenz - nuovo capo di Stato della Germania dell’Est - Kurt Cobain “in una stanza affittata” a Colonia, il maestro Matislav Rostropovich a Parigi, Roger Waters e Milan Kundera, che apprendono del "crollo", ciascuno a proprio modo.
Come ribadito da Marco Missiroli nella prefazione al volume:
(…) Questa è la capacità della letteratura. Quella che, per esempio, ci catapulta nella notte del 28 ottobre 1929 dove la linea narrativa di Coccia lega la Parigi notturna di Orwell che si sveglia e di Celine che si addormenta con l’India di Mohandas Karamchand Gandhi, fino al centro nevralgico di Manhattan. Qui ‘è appena passata la mezzanotte e Michael J. Meehan non riesce ancora ad addormentarsi. Di lavoro fa il reader a Wall Steet (…)
E ne ha ben donde, data l’imminenza di un altro "crollo": quello delle borse che prelude alla cosiddetta crisi del ’29. Tra le pagine a scorrimento veloce (ma intense) de “I giorni più lunghi del secolo breve” si alternano dunque i focus di vittime e carnefici (vedi, ad esempio, Kennedy e Oswald), si scoprono altarini non sempre scoperti, si conosce il perché l’ardimentoso Hemingway non fu dello sbarco in Normandia (e l’amico Robert Capa invece sì) e come i Beatles al "The Globe di Stockton on Trees" gettavano le basi della loro leggenda, lo stesso giorno che, su altre latitudini, il presidente Kennedy veniva assassinato.
Come si può intuire a questo punto, “I giorni più lunghi del secolo breve” risulta un libro dalla scrittura spigliata e dal movente originale. Un excursus storico-narrativo (15 racconti) nel XX secolo, ripreso da angolazioni inusuali: si vede e si sente che il passo scorrevole del racconto poggia su una ricerca minuziosa, dal recupero filologico di biografie inedite, episodi misconosciuti, stralci di cronaca. Un rewind cronologicamente inappuntabile, poderoso come il passo della storia. La storia grande e piccola che - come poetizza De Gregori - “non si ferma davvero davanti a un portone (…) entra dentro le case/ le brucia (...) dà torto e dà ragione”.
Ultima cosa: “I giorni più lunghi del secolo breve” potrebbe rappresentare un’ideale lettura di supporto per le scuole di ogni ordine e grado.
I giorni più lunghi del secolo breve
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