I’ll be there for you. Dietro le quinte di Friends
- Autore: Kelsey Miller
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: HarperCollins
- Anno di pubblicazione: 2019
Kelsey Miller, giornalista e scrittrice di Brooklyn, aveva dieci anni nel 1994, quando la serie televisiva Friends debuttò sul piccolo schermo negli States e andava al college quando è finita. Non si considerava una fan sfegatata della sitcom di culto, ma ne ha condiviso l’impatto sul costume della generazione. Vent’anni dopo, forte della sua cultura pop ha realizzato un saggio in cui analizza simpaticamente e a fondo il telefilm come fenomeno popolare. I’ll be there for you. Dietro le quinte di Friends, dalla sigla della fiction, è il titolo che la casa editrice Harpercollins Italia ha conservato per la versione nostrana del volume, pubblicata a maggio 2019 (350 pagine 18 euro).
L’episodio pilota andò in onda il 22 settembre 1994, sulla rete NBC. Sei ventenni per protagonisti, “che passano tutto il loro tempo insieme, sono spontanei, sopra le righe e alcune volte divertenti”, commentava il New York Times, non rendendosi ancora conto del fenomeno mediatico che avrebbero scatenato le chiacchierate a volte sconclusionate delle tre ragazze e tre ragazzi in un paio di appartamenti a Manhattan o al più in un bar o un fast food.
Da quell’avvio d’autunno Friends è andato in onda fino al 5 maggio 2004, per dieci stagioni e 236 episodi. Poi è cominciata la serie delle repliche sulle reti americane, che ha fidelizzato un esercito di seguaci, tra i quali i fortunati ex adolescenti consumatori originari della fiction. Da adulti e in carriera, si sono ritrovati a consumare le puntate, con trasporto e più di un pizzico di nostalgia, pur conoscendole quasi a memoria, come Kelsey.
Ricordava un momento giovanile della loro vita, felice e senza pensieri ed era diventato la panacea di tanti mali, l’antidoto per i momenti di tensione, il balsamo per tutte le ferite.
Negli USA è tuttora una delle programmazioni televisive più popolari: 36 milioni di spettatori seguono le repliche ogni settimana, con uno share perfino più alto di quando andava in onda la prima serie. Nel 2015 Netflix ha fatto suoi i diritti e ha messo la sitcom a disposizione dei 118 milioni di abbonati nel mondo, coinvolgendo ovviamente nuovi fan, di altre generazioni, Italia compresa.
Il lavoro affezionato della Miller è dunque dichiaratamente un dietro le scene della serie, dalla prima idea in testa agli ideatori, Marta Kaufmann e David Crane, a tutto il resto si possa immaginare, comprese le complesse interazioni tra gli attori e i personaggi. Storie personali e interviste aiutano a inquadrarli. Tante le rivelazioni, le indiscrezioni e le curiosità soddisfatte.
Il casting. Primo ad essere reclutato è stato David Schwimmer, ventottenne newyorchese perfetto per portare davanti alle macchine da ripresa un Ross intelligente, ma strampalato, bizzarro, ma adorabile.
Il Chandler di Matthew Perry (24 anni, attore già da dieci anni, ma praticamente al verde) era un mix di ingenuità e sarcasmo, incertezze e dolcezza.
Cercare qualcuna capace di dare fondo alla disarmante e disarmata sincerità di Phoebe era stato dannatamente difficile, fin quando si materializzò Lisa Cudrow. Era praticamente Phoebe, in carne e soprattutto ossa: ne aveva la voce, il timbro, l’ingenuità inconsapevole.
Rispetto agli altri, Courteney Cox era un’attrice già nota. Veniva da una famiglia ricca dell’Alabama e sulle prime era stata scelta per il ruolo di Rachel, prima d’essere considerata perfetta per interpretare il carattere determinato e battagliero di Monica, la spiccata aggressività e al tempo stesso il gran cuore.
Matt Leblanc, nato in un paesino del Massachusetts, aveva meno esperienza degli altri, ma con la sua aria curiosamente fuori posto era sembrato perfetto per diventare Joy, macho da quattro soldi, sentimentalmente un cavernicolo, tutto donne-sport-donne-Manhattan-donne-se stesso.
La divina Jennifer Aniston, attrice figlia di attori, avrebbe dovuto interpretare Monica, ma ci si rese conto che i panni giusti erano quelli di Rachel, l’opposto del suo carattere, “era tutto quello che io non ero, una principessa viziata e ricca”, ha confessato.
I caratteri dei sei personaggi sono quelli cercati nel casting iniziale, perché dieci anni di riprese hanno aggiunto tante sfumature e correzioni di rotta, per scelte dei registi e per le intuizioni degli interpreti. All’inizio si era andati sul semplice: la stravaganza di Phoebe, ad esempio, era stata sfruttata per le battute divertenti, non per la trama. Poi è apparsa anche la sua eccentrica famiglia. Monica aveva una personalità organizzata, ma non era ancora una maniaca dell’ordine capace di pulire il bagno quindici volte al giorno, anche con qualcuno seduto sopra. Rachel cominciava a fornire mille motivi per disprezzarla ed uno soltanto per concederle qualche possibilità. Joy, in compenso, era fin dall’inizio identificabile come un bellimbusto maniaco, il suo lato dolce ha impiegato del tempo ad emergere. E lo stesso vale per gli altri due.
Friends è tuttora un successo mondiale, ha scavalcato barriere tecniche, avvicinato età, sensibilità, nazionalità, perché parla di qualcosa di naturale: l’amicizia.
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