I nizioleti raccontano Venezia
- Autore: Lorenzo Somma
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
A Venezia le indicazioni dei nomi delle calli, dei campi e dei rii sono scritte in caratteri neri su riquadri bianchi, posti solitamente all’altezza del primo piano delle case: sono i famosi nizioleti (in italiano si può tradurre "lenzuolini").
Per quanto la lingua veneziana abbia prodotto una vasta letteratura e vi siano stati molteplici illustri tentativi di imporle una grafia normata, ancora oggi ognuno scrive in veneziano sostanzialmente come preferisce, con il risultato che spesso nascono polemiche anche su come andrebbero scritti i toponimi.
La più celebre disputa di questo genere è scoppiata nel 2013 quando, con un progetto voluto da Tiziana Agostini, allora assessore alla toponomastica del Comune di Venezia, sono stati ripristinati i nomi dei “nizioleti” riportati nel "Cattastico" del 1786 (all’epoca si scriveva così), redatto quindi quando c’era ancora la Serenissima Repubblica. Il risultato è stato che molti hanno gridato all’"italianizzazione", poiché i nomi "originali", o meglio storicamente attestati, presentano le doppie e ciò è stato giudicato un sacrilegio.
Per una volta che si voleva effettivamente restaurare un elemento legato alla Repubblica Veneta, si è scelto di fare marcia indietro e si è tornati ai vecchi nomi, ma probabilmente i litigi non avranno mai fine. Non c’è da stupirsi se una volta Churchill ha detto:
Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio, e le partite di calcio come se fossero guerre.
Lasciando da parte la questione della grafia, i nizioleti sono un patrimonio culturale di grande valore e costituiscono un’interessante fonte di notizie storiche. Se si vuol leggere un libro su questo argomento si può consigliare I nizioleti raccontano Venezia di Lorenzo Somma, la cui nuova edizione 2023 è stata pubblicata da Editoriale Programma.
Si tratta quasi di una piccola e agevole enciclopedia, che si dipana attraverso i nomi dei luoghi, le loro origini e i loro significati.
L’autore, Lorenzo Somma, spiega che in realtà:
Furono i francesi a diffondere questo modo, ancora in uso, di definire calli, campi e ponti veneziani, quando tra il 1808 e il 1813 organizzarono il nuovo catasto degli edifici pubblici e privati della città e si trovarono nella necessità di fissare in modo chiaro e indiscutibile i nomi dei vari luoghi, prima distinti fra loro quasi solo per tradizione orale.
Molte delle realtà ricordate dai vecchi nomi sono oggi scomparse, ma proprio grazie a questi è rimasta una traccia della vita civile e popolare dei secoli passati.
Riva degli Schiavoni si chiama così perché un tempo era l’approdo dei soldati dalmati fedeli alla Repubblica (gli Schiavoni, perlappunto), mentre le Zattere, che si affacciano sul Canale della Giudecca, sono denominate così perché lì approdavano i carichi di legname provenienti dal Cadore e dalla Valstagna, mentre il nome "Ponte de la tana" potrebbe richiamarsi alla città situata sulle sponde del fiume Tanai, dove i veneti avevano grandi magazzini. Non manca neppure un Sotoportego dei Armeni, in riferimento a una comunità straniera che ai giorni nostri si è molto ridotta, ma rimane vitale.
Il vero dramma non è la perdita dei nomi, anche perché i cambiamenti proposti nel 2013 seguivano la linea di una ricerca filologica sulle fonti, ma la decadenza della città lagunare e la decrescita demografica che la sta interessando. E le origini di questi problemi sono remote:
A chi oggi passeggia per Venezia sarà impossibile scorgere tutte le attività artigiane, i laboratori e le botteghe qui sopra menzionate
osserva l’autore
Tutto è pian piano sparito, non solo con il calo demografico degli ultimi cinquant’anni, ma a partire dall’età napoleonica: Napoleone rubò, devastò. depredò, ma soprattutto uccise una civiltà, imponendo il blocco economico che costrinse così la città lagunare all’isolamento e alla miseria. Similmente fecero gli austriaci e non meglio si comportarono i piemontesi; così le competenze e le capacità accumulate in secoli di esperienza si svilirono, si ridussero, e alla fine si persero.
Il volume è sintetico (non è né propriamente una guida per punti, né propriamente un saggio discorsivo), ma utile per acquisire una conoscenza di base: un manualetto da avere. Le pagine del libro non sono occupate esclusivamente da testi, ma anche da fotografie e affascinanti stampe.
I nizioleti raccontano Venezia
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