I più non ritornano
- Autore: Eugenio Corti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
Lo scrittore Eugenio Corti ci ha lasciati una settimana fa nel silenzio più assoluto. Scrittore e saggista era considerato nell’ambiente letterario il Tolstoj italiano. Insignito di numerosi riconoscimenti, nel marzo del 2013 il Presidente Napolitano gli aveva conferito la Medaglia d’oro della cultura e dell’arte. Fine intellettuale, Eugenio Corti era molto conosciuto e tradotto all’estero. In Francia era apprezzato a tal punto da essere paragonato ad autori immortali quali Hemingway, Mann, Camus, Kafka e Musil. Ha vissuto la sua intera vita rimanendo legato alla sua terra in Brianza, a Besana.
I più non ritornano racconta le sventurate vicende del 35° Corpo d’armata – divisione Pasubio, Torino e la 298° tedesca, durante la ritirata sul fronte russo del Don. Un diario della Campagna di Russia che descrive un inferno: quei terribili e indimenticabili ventotto giorni, tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943, vissuto in prima persona dal nostro autore, giovane sottotenente, partito volontario a ventuno anni con il 30esimo Raggruppamento di artiglieria. Quando giunse l’ordine di abbandonare il fronte, perché accerchiati, le truppe italiane, sprovviste di carburante, furono costrette a lasciare sul posto le armi pesanti, le munizioni, i viveri e gli autocarri. Iniziarono a marciare nella neve per raggiungere le linee amiche, dopo aver perduto ogni contatto con i loro superiori e affiancati dai tedeschi, alleati arroganti e sprezzanti. I piedi e le gambe durante le marce di mattina affondavano nella neve ad una temperatura di 15 gradi sottozero e in quelle notturne fin sotto i 40 gradi. I nostri soldati mal equipaggiati furono falcidiati dal freddo, dalla fame oltre che decimati dai katiuscia e dalle granate russe.
“ Erano le primissime ore del 22 dicembre. Una greve sonnolenza mi invadeva: ma, con i nervi tesi, continuavo a tener d’occhio i tedeschi, che non ci abbandonassero. Intanto avevo un po’ di tregua. Nella mente intorpidita cominciarono a sfilarmi le funeste vicende di quei giorni, i miei soldati e amici morti, o caduti prigionieri ( con quale sorte?), o disseminati nella fiumana in ritirata, il viso di tanti che non avrei più riveduto, i nostri vecchi cannoni abbandonati. ... Il freddo era tremendo. Ogni tanto, pur così seduto, battevo con insistenza i piedi sulla neve perché non si congelassero. Quanti congelati ormai! Molti avevano rimpiazzata una o entrambe le scarpe con pezzi di coperta o di pelliccia, legati intorno al piede con lo spago...“
Di 30.000 italiani, il 17 gennaio giunsero alle linee amiche solo 4.000. Erano feriti e colpiti da congelamento. Eugenio Corti era uno di loro, uno dei sopravvissuti e per tutta la vita ha reso testimonianza di quell’inferno.
I più non ritornano, pubblicato la prima volta nel 1947, è stato continuamente riedito.
Una lettura angosciosa e straziante, alla quale non manca la consolazione del non infrequente lampeggiare della bontà e della nobiltà umana
scrisse Benedetto Croce del diario di Corti. E’ un libro sofferto che testimonia alcune pagine terrificanti della storia della seconda guerra mondiale.
“E’ incredibile quanto l’uomo sia attaccato alla vita! Diverse volte m’era sembrato, in giorni più lontani, che non m’importasse morire, anche quando mi ci ero trovato per volontà mia, avevo sentito che non era più così ... Allungato sulla neve dietro qualche rilievo, cercavo di individuare i nemici, e quando riuscivo a inquadrarne uno, facevo fuoco su di lui col moschetto. C’erano morti, e morti, e morti dappertutto: italiani, russi, poi ancora italiani e italiani. Qua e là, accasciato o seduto sulla neve, qualche ferito agli estremi invocava sua madre, oppure urlava per il dolore … Le pallottole fischiavano dappertutto.“
La profonda fede dell’autore lo ha sostenuto nell’andare avanti in quell’inferno bianco fra le sofferenze e le più crude atrocità che la guerra possa riuscire a generare. Lo scrittore non ha mai voluto omettere nulla perché il suo compito, essendo un sopravvissuto, era di scrivere e riportare la verità in onore di tutte le vittime, fra le quali molti suoi amici. Una narrazione potente che lascia sconvolti per una tragedia che per molti oggi è ancora indelebile, come lo è stato per l’autore. Fino all’ultimo dei suoi giorni, seduto alla scrivania, rispondeva alle lettere che ancora riceveva dai familiari dei soldati italiani dispersi o morti nella Campagna di Russia e il suo impegno, soleva dire, era "risponderò a tutti!"
“Venne l’alba del primo gennaio 1943. Il freddo era letteralmente insostenibile … Tra le nostre figure immobili e chine, c’era quel freddo che continuava a farci soffrire in modo indicibile. Finii, un po’ alla volta, col non sentirmi più un’unità ben distinta, a me stante: no, ero un atomo dell’Umanità che soffriva, una piccolissima parte dello sterminato dolore umano.“
I più non ritornano
Amazon.it: 8,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I più non ritornano
Lascia il tuo commento