I ricordi degli altri
- Autore: Violette D’Urso
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2024
I ricordi degli altri (Mondadori Ed. 2024, Collana Strade blu, titolo originale “ Même le bruit de la nuit a changé”, traduzione di Francesca Mazzurana) è il romanzo d’esordio di Violette D’Urso, in cui la scrittrice compie una ricerca sulla figura del padre, l’italiano Luigi D’Urso (Roma, 29 aprile 1951 - Parigi, 23 marzo 2006) storico dell’arte, uomo d’affari e arbiter elegantiae. La madre dell’autrice è la modella e stilista francese Inès de la Fressange.
“Sono sul treno, di ritorno da una gita scolastica. Il tunnel della gare Montparnasse ci inghiotte a poco a poco. Non conosco molto questa stazione, non è quella a cui sono abituata, ha per me un aspetto un po’ irreale. Via via che il treno avanza, scruto con attenzione la banchina alla ricerca di un uomo con un cappello di feltro”.
La piccola Anna, sei anni, già pregustava l’incontro con il suo affascinante papà che era facile da riconoscere: cappello di feltro, longilineo, indossava sempre bei completi, stivaletti scamosciati marroni e a volte usava un bastone.
Uno stile ben differente da quello degli altri padri della scuola in jeans e sneakers, che la piccina si divertiva a osservare. Era lui che l’andava a prendere, con la sua raffinatezza, le sue conversazioni intelligenti, le carezze sulla sua testa, i suoi baci con la barba appena accennata, il suo amore.
“Me l’ha promesso”.
Anna era orgogliosa di avere un padre così diverso dagli altri e per l’occasione portava la gonna corta di flanella grigia, che le aveva regalato, un maglione che pungeva e si era fatta le trecce. Però quando Anna era scesa dal treno lui non c’era. L’amatissima figlia non era stata dimenticata, l’uomo era deceduto all’improvviso.
Pur avendo perduto il genitore in tenera età, una figlia non può dimenticare il suo aspetto, il suo carattere e il forte attaccamento reciproco ma i parenti, gli amici, i conoscenti cosa ne pensavano di quest’uomo fortemente seduttivo e accattivante? Tante sono le domande che Anna/Violette tiene da tanti anni in un cassetto della sua mente e nel suo cuore. Ormai adulta quelle domande urgono di risposte chiare ed esaustive.
Un testo, dedicato “Alle mie sorelle”, ben redatto con voce sensibile e schietta che commuove e intenerisce, pervaso di sottile umorismo.
Dopo un viaggio attraverso l’Italia e oltralpe sulle orme del padre, l’uomo sarà ancora l’eroe dell’inizio?
“So che ha sofferto, che era cupo e anche meraviglioso. Non è più l’uomo senza dolore”.
Ora non è più lontano. È semplicemente al suo posto, quello che non aveva perso mai.
“Il punto di partenza è vero, ma il libro non è una biografia di mio padre Luigi d’Urso né un’autobiografia: è un romanzo, dove la protagonista si chiama Anna e non Violette, e nel quale mescolo, ricompongo, cambio liberamente, i ricordi miei, quelli della mia famiglia e degli amici. È letteratura, ciò che ho sempre desiderato fare.
Così svela l’autrice in una recente intervista.
“Ormai accetto la sua morte, e non considero più la sua perdita come la parte più interessante di me. Non solo ho il ricordo di mio padre, ma ho anche il ricordo del mio padre immaginario. È la fine dell’avventura, l’inizio del racconto”.
I ricordi degli altri
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