I sedici eroi di Premuda. Documenti e testimonianze sull’ardimentosa squadriglia dei MAS durante la Grande Guerra nell’alto Adriatico
- Autore: Maria Giuseppina Rizzo di Grado e di Premuda
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Non c’è dubbio, questo non è solo un prodotto editoriale eccellente e un volume emozionante da sfogliare, leggere, conservare. È un oggetto prezioso per chi ama la storia, la lettura, i libri. Si deve alla cura amorevole di Maria Giuseppina Rizzo, I sedici eroi di Premuda. Documenti e testimonianze su due ardimentosi equipaggi dei MAS nella Grande Guerra in alto Adriatico, per i tipi delle Edizioni Lombardo di Milazzo, che lo hanno proposto da qualche settimana (febbraio 2024, 316 pagine).
Allestimento e confezione sono da pubblicazione di pregio, la grafica elegante dell’impaginato e le pagine in carta lucida valorizzano le tantissime illustrazioni, cartine, riproduzioni di atti e documenti, fotografie. Molto del contributo iconografico è concesso dalle famiglie dei protagonisti di quell’impresa marinara, che le conservano tra i ricordi più cari.
Centosei anni fa, sedici uomini su due battelli di legno riscattarono l’onore della gente di mare italiana, ferito dalla sconfitta navale a Lissa, il 20 luglio 1866 e dalla dichiarazione sprezzante attribuita all’ammiraglio austro-ungarico vincitore, von Tegetthoff (in effetti mai pronunciata, tuttavia). Grosso modo: uomini di ferro su navi di legno hanno sconfitto uomini di legno su navi di ferro.
Effettivamente, nell’estate 1866 la flotta italiana erano più numerosa e disponeva in massima parte di moderni scafi metallici, però alla quantità non corrispondeva la qualità. Sulla scarsa coesione incideva la fusione troppo recente del naviglio dei Savoia, toscano e borbonico, dopo l’unità d’Italia del 1861.
Mezzo secolo più avanti, il mandato aggressivo della nostra Regia Marina nel conflitto 1915-18 era: provocare il massimo danno al nemico rischiando il minimo, assegnato come regola d’ingaggio soprattutto alle unità più piccole, dal Capo di Stato Maggiore dell’arma navale, ammiraglio Thaon di Revel.
Il 10 giugno 1918, nelle acque dell’isola dalmata di Premuda, alle 03:30, due siluri del MAS 15 affondarono la moderna corazzata austriaca Sent Istvan (Santo Stefano). La Marina vendicava così la “gloriuzza” di Lissa, come l’aveva definita D’Annunzio dopo la Beffa di Buccari.
Il MAS 15 era in coppia col gemello MAS 21, a bordo del quale dirigeva la perlustrazione il capitano di corvetta milazzese Luigi Rizzo, caposezione di quelle motobarche armate siluranti, di base ad Ancona. Due gusci di legno di 12 tonnellate di dislocamento e 16 metri di lunghezza, spinti da un paio di motori a benzina da 500 hp e con sedici uomini a bordo complessivamente, quella notte.
Derivati dai motoscafi civili su progetto dell’azienda cantieristica veneziana SVAN, armati ciascuno con con due siluri appesi a tenaglie e una mitragliatrice, mandarono a fondo un gigante del mare di 20mila tonnellate, lungo dieci volte di più (152,18 metri), largo 27,3 m, con una dotazione allora impressionante di 12 cannoni da 305 mm, 12 da 150 mm, ben 18 da 70 mm e un equipaggio di oltre mille tra ufficiali, sottufficiali e marinai.
L’azione coraggiosa di due unità quasi insignificanti, motoscafi veloci per uso militare, ebbe subito il risalto che l’impresa meritava, ma col tempo e dopo altri tragici eventi bellici il ricordo di quegli uomini è scomparso dall’immaginario collettivo.
Al di là del valore elevato dell’opera per i motivi indicati, è un merito oggettivo di questa pubblicazione l’avere rinnovato la memoria.
La presentazione del libro è affidata alle considerazioni di Maria Guglielmina Rizzo Bonaccorsi, Anna Rosa Aonzo, Maria Annaloro, Elena Calipari, figlie ancora in vita di alcuni dei sedici. Le conclusioni concretizzano il proposito di coinvolgere i più giovani, affidate a due pronipoti e dieci ragazze e ragazzi del Liceo scientifico di Carini (Palermo),
Quattro le sezioni del volume. La prima offre le biografie dei sedici, ricostruite grazie ai ricordi, ai documenti originali e soprattutto alle foto conservate dai discendenti, integrate da documenti d’archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare.
Vengono ricordate le figure dell’amm. Thaon di Revel, dell’irredentista Nazario Sauro, di Romano Manzutto, amico del sommergibilista capodistriano e come
lui disertore ricercato dagli austriaci. Riproposta anche la storia della corazzata affondata, con testimonianze dei superstiti dell’equipaggio, che offrono particolari in contrasto con i rapporti ufficiali.
Nella seconda parte, spunti di riflessione sulla missione. Sulla base di documenti ufficiali e con una chiave di lettura diversa, si cerca di chiarire aspetti e fatti poco conosciuti o non ricostruiti correttamente, se non addirittura in qualche modo travisati.
Curiosità nella terza, mai raccontate, legate all’impresa e ai suoi protagonisti.
L’ultima è riservata alle mostre itineranti sui sedici e cita le Associazioni ed Enti che le hanno promosse.
Obiettivo raggiunto quindi per Lombardo Edizioni, marchio editoriale di Milazzo attivo nell’editoria dal 2012, “per la diffusione della cultura”.
Rendiamo omaggio agli equipaggi di Premuda, citandoli nell’ordine di numerazione, dall’alto a sinistra, sulla fotografia ufficiale dopo l’impresa, riprodotta a pagina 21: motonauta volontario Emilio Manfredi, fuochista Ugo Tomat, fuochista Giovanni Calipari, torpediniere Lorenzo Feo, cannoniere Quirino Capuano, fuochista Salvatore Annaloro, torpediniere Bruno Santarelli, marò Francesco Bagnato, fuochista Giuseppe De Fano, torpediniere Eraldo Bertucci, nocchiere Luigi Rossi, guardiamarina Giuseppe Aonzo, capitano di corvetta Luigi Rizzo, capo timoniere Armando Gori, cannoniere Giorgio Varchetta, marò Letterio Donato.
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