I segreti e le curiosità sulla Storia che non ti hanno mai raccontato
- Autore: Marco Lucchetti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2019
Sapevate che si possono confezionare comode uniformi di ortica? E se vi dicessero che lo ius primae noctis non era una violenza e che i guelfi e ghibellini erano tedeschi? Credete ancora che i feroci vichinghi trascurassero l’igiene personale? Contro ogni maldicenza, è documentato che fossero un popolo meno “zozzo” di altri, lo garantisce Marco Lucchetti, brillante ricercatore di storia militare che si è prestato a un passatempo intelligente, raccogliendo a spasso tra i millenni “I segreti e le curiosità sulla Storia che non ti hanno mai raccontato”, titolo dell’informatissima antologia di mille tra misteri svelati o remote fake news smascherate e soluzioni di enigmi secolari, pubblicata per Newton Compton nei primi del 2019 (448 pagine 12 euro).
Il testo è spiritoso, le schede sono numerate, brevi, intriganti (mille, cifra tonda allo zero). La sorpresa è che alla ricerca insolita si sia dedicato un militare in congedo, ufficiale della riserva, benemerito dell’Ordine dei Cavalieri di Vittorio Veneto, laureato in legge, appassionato di storia antica e delle armi e titolare di un’azienda che produce soldatini da collezione, anche su suo disegno.
Tra i testi precedenti abbiamo avuto modo di apprezzare “Le armi che hanno cambiato la storia di Roma” (Newton Compton 2018), in cui ha dato sfogo alla sua competenza.
Quello delle mille curiosità storiche, dice, “è stato un lavoro iniziato col timore e finito con “slancio””. Di certo aveva davanti una materia sconfinata: i gradi eventi, i “fatterelli”, le dicerie dell’intero corso dell’umanità, in pratica tutta la storia dell’uomo. Ma col procedere del lavoro è subentrato il piacere di trovare risposte a tante curiosità, di fare chiarezza, di sfatare più di un luogo comune, di avere la meglio su inesattezze inveterate, oltre che di approfondire episodi minuti che sono stati a loro volta rilevanti nel determinare lo svolgimento di avvenimenti noti.
A proposito di eventi ricostruiti in questo lavoro, si direbbe che a Praga la defenestrazione sia una routine. Nel 1618, alcuni nobili protestanti in rivolta contro l’imperatore cattolico gettarono dall’alto del castello boemo due messi imperiali e un segretario. Restarono illesi, sebbene feriti nella dignità, perché la caduta venne attutita dai mucchi di letame su cui erano atterrati, tuttavia la sfida nei confronti di Vienna era chiarissima, si trattò del primo atto della Guerra dei Trent’anni. Non era invece andata altrettanto bene ai dignitari che avevano subito la stessa onta duecento anni prima, all’avvio della rivolta hussita e nemmeno ai consiglieri praghesi, borgomastro compreso, defenestrati nel 1483.
Tra i contenuti, si accennava allo ius primae noctis: altro però che deflorazione coatta delle sposine del feudo ad opera del signore, era solo una gabella, una delle tante tasse che i nobili imponevano per mantenere il loro dispendioso tenore di vita. Questo poi non esclude che non approfittassero a piacimento delle donne del contado, ma non lo facevano sulla base di istituti giuridici codificati, si trattava di ordinari per quanto sempre intollerabili abusi sessuali.
Uniformi di ortica? Certo. La scarsità di cotone nel 1915, a causa del blocco navale imposto dalla flotta inglese, spinse i tedeschi a confezionare i panni dei soldati con fibre ricavate dagli steli del vegetale. Nella lavorazione perdevano le proprietà urticanti ed anzi offrivano un tessuto morbido e confortevole, che destò curiosità negli avversari.
Quanto ai guelfi e ghibellini, l’origine è tutt’altro che nostrana. La competizione tra i duchi di Svevia e di Baviera per la corona imperiale nel XII secolo vide contrapporsi due partiti. Il grido di battaglia dei sostenitori del papato era “Hie Welf” dal nome del signore bavarese, i fautori del potere imperiale col loro rispondevano “Hie Weibling”, un importante castello svevo.
Vichinghi tutt’altro che “puzzoni”: assodato che non esibivano affatto elmi con le corna e non bevevano in teschi umani, gli archeologi hanno rinvenuto nei loro insediamenti molti oggetti legati alla cura del corpo e dell’igiene. Non erano sporchi come vengono considerati per via dei lunghi capelli unti con resine e dei volti tatuati o coperti di fango. Anzi, nel corso della permanenza dei norreni in Inghilterra, i sassoni si stupirono della loro dedizione alla pulizia e criticavano l’abitudine di fare il bagno “addirittura” una volta alla settimana. Inoltre, per quanto fortissimi guerrieri, i vichinghi erano bravi contadini e artigiani.
Un altro episodio storico tradito da resoconti inaffidabili è la rivolta dei sepoys, i soldati locali al servizio degli occupanti inglesi nel subcontinente indiano. Si dice sia scoppiata per il rifiuto delle truppe di maneggiare cartucce che credevano lubrificate con grasso di maiale e bovini, animali impuri secondo la religione musulmana. I fucilieri, in particolare, dovevano strappare coi denti la cartuccia delle polveri, intrisa di sego, ma se la sollevazione del 1857 fu estremamente sanguinosa, risulta probabilmente fondata su ragioni che non avevano niente a che fare con quelle.
E che dire di Alberto da Giussano? Mai saputo nulla di lui e della Compagnia della Morte. Se mai esistita, più che da milanesi doveva essere formata da cavalieri bresciani.
Si sappia, inoltre, che alla nascita di Cristo il famigerato Erode era morto da quattro anni (e la strage degli innocenti?) e che Pocahontas rispondeva al nome meno epico di Matoaka, al più Matoute. Quello con cui è arrivata fino a noi era il nomignolo attribuitole da bambina dalla tribù, “piccola svergognata”.
Tutto ben spiegato in questo libro curioso. Ecco un altro dei 1000 motivi per leggerlo.
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