I soldati di Anders
- Autore: Adam Kurlowicz
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Ad Alessano, in Puglia, nel Salento leccese, ancora ricordano “I soldati di Anders”, titolo del libro in cui Adam Kurlowicz, con l’aiuto determinante del figlio Aldo, racconta per Marlin Editore di Cava de’ Tirreni (2016, con numerose foto, pp. 204, euro 16,00) la vicenda sua e degli altri combattenti del II Corpo polacco, in guerra sul fonte italiano nel 1944-45, inquadrati nell’Ottava Armata inglese.
Raccogliendo le memorie del padre, in forma di romanzo biografico narrato in prima persona, Aldo Kurlowicz ha saldato un debito col genitore. Aveva promesso di accompagnarlo nella Polonia della sua infanzia, senza però mantenere l’impegno.
Dal 1939 Adam, nato nel 1911 a Wilno (Vilnius), non rientrerà mai nella sua terra, governata da un regime filosovietico. Dei russi stalinisti aveva un sacrosanto disprezzo, essendone stato vittima, in una durissima prigionia in Siberia. Era uno delle migliaia di soldati polacchi catturati dall’Armata Rossa nei primi giorni della seconda guerra mondiale, dopo il duplice attacco - i tedeschi dal confine occidentale, i russi da quello orientale - che aveva schiacciato l’esercito di Varsavia in una morsa. Deportati in Siberia, erano rimasti in una condizione di reclusione durissima, senza diritti, fino allo scoppio della guerra tra Germania e URSS, che aveva modificato il profilo delle alleanze.
Sulla base di accordi con le autorità angloamericane, i prigionieri di guerra polacchi in mano sovietica erano stati concessi alle forze armate alleate come nuovi reparti combattenti, da impegnare nel teatro mediterraneo.
Nell’estate del 1942, quarantamila e più polacchi lasciarono il territorio siberiano per raggiungere con un lungo viaggio la Persia, controllata dai britannici. Addestrati in Iraq e instradati verso la Palestina e l’Egitto, rimisero piede in Europa alla fine del gennaio 1944, nell’Italia meridionale, dove avrebbero combattuto.
Sono stati loro, i soldati polacchi del II Corpo, comandati dal generale Władysław Anders (liberato dal terribile carcere sovietico della Lubjanka), i conquistatori di Montecassino, a maggio del 1944. E saranno loro a liberare Bologna dai tedeschi, il 21 aprile 1945, dopo aver risalito la dorsale adriatica della penisola combattendo contro la Wehrmacht nelle Marche e nell’Appennino emiliano-romagnolo. Entrarono nella città felsinea insieme alle truppe dei gruppi di combattimento dell’esercito italiano, cobelligerante dalla parte alleata. Tanto i polacchi che i nostri erano armati, equipaggiati e vestiti dagli inglesi, con tanto di elmetto a bacinella.
Tutto questo viene raccontato dal padre (più che altro dal figlio, insegnante di lettere), esprimendo stati d’animo, emozioni, impressioni e descrivendo con dovizia di particolari paesaggi e geografia dei luoghi attraversati.
Alla fine della guerra, i reduci polacchi congedati si ritrovarono senza un lavoro e senza una patria. In Polonia, dopo l’arrivo dell’Armata Rossa il comunismo era al governo e la memoria della dura prigionia e dell’eccidio di migliaia di ufficiali polacchi, perpetrato atrocemente dalla polizia politica sovietica, suggeriva ai soldati di Anders di mantenersi alla larga da casa.
A causa delle vibranti proteste anticomuniste, il governo rosso di Varsavia privò addirittura della nazionalità il generale Anders ed altri ufficiali del II Corpo. Non nascondevano l’odio per Stalin, quando ancora la propaganda sovietica rovesciava sui tedeschi la responsabilità della strage di Katyn. Nel 1940, era arrivato invece da Mosca l’ordine di sterminare scientificamente la classe dirigente polacca: quasi 22.000 ufficiali nelle loro mani erano stati uccisi con un colpo di pistola alla nuca e sepolti in fosse comuni in una foresta nei pressi di Smolensk.
I reduci polacchi erano stato inviati intanto dagli alleati nella Puglia meridionale, nel Leccese, a frequentare scuole e corsi di formazione agricola e tecnica, in particolare nel settore ferroviario. Altri seguirono lezioni su materie umanistiche, scientifiche e militari. Si voleva istruire quadri non comunisti che avrebbero dovuto assumere il governo del Paese dopo la caduta del regime filorusso.
Molti stabilirono buone relazioni con la popolazione locale, di cui condividevano la religione cattolica. Tanti sposarono italiane, come fece lo stesso Adam Kurlowicz. Dopo il matrimonio con l’insegnante Maria De Cristofaro, raggiunse Buenos Aires, restando in Argentina più di tre anni. Tornato in Italia, si stabilì con la famiglia ad Amalfi. Alla fine degli anni Settanta, in pensione, si dedicò a scrivere le memorie della sua vita, incentrate sulle esperienze di guerra. È morto ad Amalfi il 1 gennaio 1988.
I soldati di Anders. L’odissea dei militari polacchi dalla prigionia in Siberia alla battaglia di Montecassino
Amazon.it: 15,19 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I soldati di Anders
Lascia il tuo commento