I turbamenti di un giovane bibliomane
- Autore: Guido Vitiello
- Anno di pubblicazione: 2012
Il giovane bibliomane è l’alter ego gutenberghiano del nerd. Se l’uno non riesce a staccare gli occhi da un monitor, l’altro ha il naso sempre immerso in un libro. Respira carta stampata fin dall’infanzia, e i suoi primi incontri con la cultura pop, sotto forma di cartoni animati o giocattoli giapponesi, sono già viziati da un eccesso di letteratura. Proprio come il nerd, il giovane bibliomane coltiva in modo maniacale le sue ossessioni intellettuali, ed è cronicamente incapace di accostarsi con leggerezza ad alcunché, che sia un romanzo o un elettrodomestico, un B-Movie o un gioco di società. (Note di copertina)
Avesse avuto un indice dei nomi e delle opere citate, la mole de “I turbamenti di un giovane bibliomane” (Cult Editore, 2012) si sarebbe avvicinata più a uno Stephen King (dico per dire) che a quella di un saggio letterario (con molte divagazioni). Si fosse chiamato Pietro Citati (dico sempre per dire) piuttosto che Guido Vitiello, il fiume carsico di testi, rimandi, scrittori, citazioni compreso e compresso in nemmeno duecento pagine, avrebbe avuto certo diversi effetti collaterali (colpito e affondato per eccesso di cerebralità).
Benché tra le righe si dichiari immune a tentazioni pop, Vitiello sorvola l’alto e il basso culturali con una nonchalance degna di un Saint-Exupery della carta stampata e del tele-cine-dipendente rotto a ogni visione: un piede nella speculazione e un altro nei B-Movie, un occhio a Giordano Bruno e uno a Jeeg Robot d’Acciao (per tacere di Homer Simpson, Origene, Nietzsche, Freud, gli Ufo e Big Jim, una legione impressionante di libri e personaggi); la verve da fromboliere di parole (tesi, antitesi, sintesi in salsa spesso e volentieri ironica) piuttosto che da frequentatore compulsivo di biblioteche.
“I turbamenti di un giovane bibliomane (già il titolo è esplicativo della vocazione al calembour colto dell’autore) ha l’aria del libro anomalo (un po’ excursus letterario-filosofico, un po’ saggio di costume), dal quale si apprende senza annoiarsi, privo com’è della prosopopea da intellettuale engagè tutto teoria e sofferenza speculativa, estesa spesso all’incauto lettore. L’intento di Vitiello non è pedante/pedagogico (disincantato/divertente/divertito, semmai) e nemmeno didascalico. L’idea è quella di un libro di estrazione partenogenetica, menefreghista dei generi: una “lista” lata e trasversale di gusti e disgusti personali, dall’aria, di volta in volta, sbarazzina, stratificata, sfacciata, sapida, individualista, che non nasconde sotto il make up dell’erudita seriosità. Addentrarsi (e perdersi un po’) tra gli anfratti cartacei de “I turbamenti di un giovane bibliomane” è un po’ come staccare un biglietto per l’otto volante (anarchico e irreggimentato) della letteratura, con tanto di discese ardite e risalite, voli pindarici, libere associazioni, pubblico e privato a mo’ di condimento aggiunto, in una miscellanea di analisi (mai superficiali), madeleine, annotazioni, che convivono beatamente assieme, in una lettura che risulta quasi un romanzo di formazione intellettuale. Bello davvero.
I turbamenti di un giovane bibliomane
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