Il 49esimo Stato
- Autore: Stefano Amato
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2013
Immaginate che la Sicilia, dopo la seconda guerra mondiale, fosse stata annessa all’America, diventando un avamposto strategico con cui gli americani avrebbero controllato la minaccia comunista nel resto della penisola e in Europa, costituendo così la 49esima stella della bandiera degli Stati Uniti d’America, insomma il 49esimo Stato.
1 maggio 1963, Mrs. Armstrong lascia in una delle sue classi di una scuola elementare di Siracusa, capoluogo della Trinacria, la traccia di un tema:
“Oggi è il quindicesimo anniversario del nostro Stato. Descrivi in cinquecento parole cosa significa per te essere americano, e perché sei fiero che la Sicilia sia il quarantanovesimo Stato dell’Unione”.
Uno dei protagonisti di questo divertentissimo, irreale, ipotetico romanzo, Jefferson Lo Bello, che, di fatto, è americano-siculo poiché della Sicilia regione italiana ne sa ben poco, come d’altronde tutti i suoi compagni di classe, sviluppando il tema, scrive:
“Mica ho scelto io di essere americano. Lo stesso vale per sentirsi fieri. Però se fosse il direttore Mr. Grant a chiedermelo allora gli direi che lo sono, eccome, se non altro per evitarmi una lavata di capo delle sue”.
Questo è l’incipit dell’ultimo romanzo di Stefano Amato, libraio-scrittore, caso editoriale anche se solo nel web con “L’apprendista libraio” e da poco in libreria appunto con “Il 49esimo Stato” (Feltrinelli, 2013). Nel romanzo l’autore ci proietta in un’ipotetica Sicilia, stato americano, nel 1978 quando quattro ragazzi ventenni, gli stessi protagonisti del tema Jeff, Harry, George e Lucky (nomi e modi rigorosamente americani; cognomi e sentimenti prettamente siciliani) sognano di sfondare nella scena musicale punk internazionale grazie alla posizione geopolitica dell’isola. Quell’anno la Sicilia celebra il trentennale della sua annessione all’America: le celebrazioni prevedono un concerto dei Ramones (immaginate i Ramones in Sicilia nel 1978) nella palestra dell’università di Siracusa il primo maggio (festa dei lavoratori in Italia, ma non in America). Da Salvo’s, i migliori hamburger della città, i quattro ragazzi membri del gruppo punk più importante dell’isola, i “Dead Giulianos” (chiaro il riferimento al più noto Salvatore), discutono come essere selezionati nell’audizione per partecipare e inaugurare il concerto.
E’ chiaro sin dalle prime pagine che il romanzo di Stefano Amato è fantapolitico, distopico, antitotalitario, dietro la storia di un gruppo di ragazzi contestatari, il racconto delle loro prime cotte, della voglia di emergere, delle loro prime passioni politiche, c’è la Sicilia, metafora dell’Italia e di parte dell’Europa, assoggettata all’egemonia culturale e politica degli Stati Uniti, che da anni ha un ruolo strategico in molti drammatici eventi, tra cui quello più tragico successo proprio nel 1978, il rapimento di Aldo Moro. Il giovane autore siracusano lascia intendere chiaramente che l’annessione della Sicilia all’America sarebbe avvenuta sotto la spinta dei mafiosi, briganti e latifondisti e ne descrive le possibili conseguenze, che a dire il vero sono il ritratto attuale di una Sicilia, grande base militare, avamposto nel Mediterraneo, con zone delle città principali, ghetti per gli immigrati clandestini, italiani del Sud, nordafricani e cinesi e con migliaia di giovani emigrati o sfruttati.
In un finale che precipita nel tragicomico tu, che sei siciliana, cadi nel più profondo pessimismo e ti domandi:
“ma c’è un futuro per la mia terra?”
Il 49esimo Stato
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