Il Gattopardo di Luchino Visconti
- Autore: Piero Spila
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2021
Quando si dice il destino: per la regia de Il gattopardo, il produttore aveva in mente Mario Soldati, in quanto strenuo difensore del romanzo sin dal suo primo apparire (non senza polemiche). Quando la scelta del regista cadde su Luchino Visconti, quest’ultimo non era convinto di Burt Lancaster: “un cowboy del Texas non può fare il principe di Salina”, motivava. Andò come andò, per il regista, l’attore e la storia del cinema. In altre parole, andò che Visconti e Lancaster per primi furono decisivi per la riuscita del film Gattopardo, quattordicesimo secondo la classifica dei 100 migliori film stilata dagli autorevoli Cahier du cinéma, primo fra gli italiani.
In un’epoca che faceva i conti con il nuovo, certo non erano mancati i detrattori della pellicola, e persino la bocciatura del PCI (al quale Visconti appariva legato) che mal digeriva il romanzo di Tomasi di Lampedusa, ritenuto "espressione di un’ideologia reazionaria" e "politicamente conservatore".
Riletto a posteriori, mai tanto livore fu peggio indirizzato: la puntigliosità quasi maniacale con cui Visconti allestisce la messa in scena, la luminosità del suo sguardo registico, il gusto della magnificenza (a tratti persino eccessiva), il novero corposo degli interpreti, fra protagonisti e comprimari, del tutto nella parte (oltre a Lancaster nel ruolo del principe, figurano Alain Delon nei panni di Tancredi, e Claudia Cardinale in quelli di Angelica), provvedono sin da subito a dissipare ogni nube, concorrendo al culto di un film Palma d’oro a Cannes e a lungo campione d’incassi. Persino scontato enumerare le scene memorabili del quale si compone, bastano i nove minuti della sequenza iniziale, conclusi con l’interno in penombra dove la famiglia del principe di Salina recita la quotidiana giaculatoria interrotta dagli spari.
Nel format della collana “I migliori film della nostra vita” di Gremese, la puntualissima esegesi del direttore di CineCritica Piero Spila (Il Gattopardo di Luchino Visconti, 2021), consente di familiarizzare coi dettagli, noti e meno noti, del film. Muovendo dai suoi passaggi-cardine, l’autore imbastisce un saggio acuto e non pedissequo rispetto alla corposa bibliografia viscontiana, attento com’è ai sotto-testi come alle trasversalità sociali suggerite dalla pellicola, senza tralasciarne i dietro le quinte, la critica, le digressioni “funzionali”, riguardanti biografia e filmografia di Visconti.
“(…) visto e rivisto nel corso degli anni, analizzato e ammirato decine di volte, credo di poter dire che Il gattopardo sia il film che spiega meglio di ogni altro la grandezza e la peculiarità di Visconti regista cinematografico. Non è cosa secondaria. Apprezzato e attivissimo regista teatrale (…) con il Gattopardo Visconti mostra di sapersi misurare magnificamente, all’interno delle dimensioni kolossal, con la grammatica delle inquadrature, i segreti e i tesori del linguaggio cinematografico, la struttura e il respiro della drammaturgia filmica, anche negli eccessi, anche negli abbandoni e nei compiacimenti che in questo film si dimostrano ogni volta necessari e preziosi” (pag 14).
La sintassi magniloquente de Il Gattopardo, funge, infatti, da cassa di risonanza percettiva a tematiche storico-sociali, legate al vacillare di un’epoca, e d’altro canto al momentaneo infrangersi del sogno rivoluzionario.
Corredato da una nutrita messe di foto dal film, Il Gattopardo di Luchino Visconti di Piero Spila tiene testa in modo notevole alla caratura del film restituendone l’incanto e rendendogli in questo modo un buon servigio: due sere dopo aver ultimato la lettura del saggio, sono andato a rivedermi il film, misurandolo alla luce delle analisi suggerite da Spila. Si è trattato, come dire, di una visione dotata di valore aggiunto.
Il Gattopardo di Luchino Visconti
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