Il Michelangelo
- Autore: Nino Vetri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2015
“Il Michelangelo” (Sellerio Editore, 2015), ultimo lavoro dello scrittore e musicista siciliano Nino Vetri, è un quartiere di Palermo venuto su a metà negli anni della corsa all’edificazione senza criterio, quando l’espansione della città era in atto. L’autore lo descrive quando era ancora in costruzione, un cantiere dall’impalcatura sgangherata tra l’erba alta e il degrado e, ambienta qui le sue tre storie. Inizia narrando la sua infanzia, trascorsa nell’attesa di trasferirsi nella nuova casa, in quella periferia in mezzo al nulla. I suoi genitori avevano deciso di lasciare il centro e di spostarsi fuori, perché le case erano meno care, in un quartiere dove tutto sarebbe costato meno e che, in pochi anni, sarebbe diventato il posto più bello di Palermo. Nino è ancora un ragazzino, pieno di immaginazione e, per lui, quella terra deserta sembrava essere un luogo esotico, un mondo da scoprire. Sarà un nuovo Livingstone o un nuovo Cook, lui fantastica con la sua fervida immaginazione, sarà l’esploratore del Michelangelo. Tra la vegetazione incolta e l’ossatura di cemento armato dell’edificio, è alla scoperta di un nuovo mondo: un territorio vergine da colonizzare.
“ Alberi di limoni che parevano baobab, conifere che sembravano venire dritto dalla terra dei fuochi, strani vegetali con radici prensili e che acqua. Quanta acqua. Pozze, stagni, laghetti, rigagnoli … ci nuotavano girini, rane e bisce. ”
Invece al Michelangelo non c’erano aborigeni e neanche canguri, un’assoluta mancanza di traffico perché non c’erano strade, era un’isola pedonale permanente (così lo descriveva il padre), né chiesa né supermercati. Un solo bar ricavato in un garage di cubi di tufo, dove servivano vino, birra, caffè e vendevano sigarette di contrabbando. Alcuni vecchietti rimanevano seduti ore a giocare a carte ed un tizio, in giro tutto il giorno, chiamato da tutti il Latitante, petto villoso e due grandi baffi, sembrava l’abitante di un villaggio del Nuovo Messico. La novità era l’arrivo dei carabinieri con la loro auto, l’unica a percorrere la strada polverosa e, il maresciallo che teneva d’occhio il latitante nonostante sapesse che era un povero diavolo. I suoi genitori erano spesso in visita ai muri perimetrali dell’appartamento, dall’aspetto di una palafitta, a controllare i lavori di quello che un domani sarebbe stata la loro casa. Erano i pionieri della nuova città, le avanguardie della civiltà occidentale. Si lavorava con la fantasia, si poteva immaginare qualsiasi cosa, finestre d’acciaio o balconi barocchi e ad ognuno quella strada, quel luogo, pur solo nella fantasia, piaceva.
“ Il quartiere dove sono andato ad abitare dopo sembrava un’isola sul Danubio. O meglio sulla Vltava. Perché aveva qualcosa di praghese. Vicoli stretti e bui, piazze improvvise, vecchie scalcinate costruzioni e chiese con alti campanili … e quando passeggiavo sotto casa avevo sempre il timore di imbattermi in qualche essere soprannaturale. L’ebreo errante, un alchimista, un clown cattivo o un fantoccio vivente. “
Una periferia che, tra rovine e abbandono, agli occhi di un bambino diverrà un magnifico giardino da perlustrare
e, le persone che incontrerà, saranno i protagonisti di storie fantastiche, ricche di umorismo. Una zona di frontiera dalla quale emerge un’umanità, quella dei perdenti, umile e sconfitta, ancora viva con la voglia di esserci e di fare.
Un autore con uno stile unico nel raccontare, un sistema narrativo di una tessera dopo l’altra, senza mai dimenticare l’appartenenza alla propria terra e alla sua storia. Un libro piacevolissimo, una vera scoperta di uno scrittore di successo, tradotto all’estero e poi in Italia; un viandante che vede, osserva e racconta. Un narratore ironico, elegante e diretto, come lo descrive l’autorevole Andrea Camilleri.
Il Michelangelo
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