Il Mosè di Michelangelo
- Autore: Sigmund Freud
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
Sigmund Freud amava l’arte motivata, razionalista, concettuale e chiara.
Per arrivare a dimostrare questa sua dedizione, arrivò a psicanalizzare un’opera d’arte: il Mosè di Michelangelo.
La scultura di Mosè, scolpita per la tomba di Papa Giulio II, amico e mecenate di Michelangelo, si trova oggi a Roma presso la basilica di San Pietro in Vincoli.
Grande esperto di arte, il Papa protesse e appoggiò sempre l’artista, entrando però molto spesso in profondo conflitto caratteriale con lui. Due personalità molto forti ed eccentriche, entrambe dall’esuberante temperamento, che si contrapposero combattendo battaglie personali molto accese, basate anche su eccitati dissidi e litigi.
A Freud interessava l’origine e la motivazione del rapporto tra i due.
Non potendogli Michelangelo raccontare a parole la propria infanzia, Freud analizzò la statua utilizzando il metodo dello studioso italiano Giovanni Morelli.
Originale per il tempo, il suo metodo consisteva in un lungo esame dettagliato e minuzioso dei tanti particolari dei quali un’opera è composta.
Freud ebbe lo stesso comportamento: si sedette davanti la scultura e per oltre due settimane non fece altro che osservare.
Il suo ragionamento si dimostra implacabile: dalla semplicità di un commento lineare dell’episodio biblico, si allarga verso ideali caratteriali molto più profondi.
Secondo Freud, Michelangelo modificò la storia del Mosè – come raccontataci dalla Bibbia – per descriverci invece il difficile rapporto di amore e odio con il suo mecenate.
“Irascibilità e la sua mancanza di riguardi. Così egli pose il suo Mosè nel monumento funebre del papa, non senza rimprovero verso il defunto, e a titolo di ammonimento per sé stesso, innalzandosi con questa critica al di sopra della sua stessa natura.” (Pag. 55)
Da chiederci è se il metodo freudiano dell’analisi psicanalitica di un’opera d’arte sia valida per elaborare un giudizio su un prodotto artistico. Freud non si pose questo problema, ammettendo la sua ridotta conoscenza di storia dell’arte e soprattutto non avendo l’intenzione di fondare una nuova scuola di estetica su nuove regole.
Applicare sempre e meccanicamente questo metodo snatura il principio estetico, però risponde alla domanda del perché si è compiuto un capolavoro.
Non facilmente adattabile a tutte le attività, lo stesso Freud dichiarò una sua mancanza di interesse, per esempio, per la musica, troppo immateriale, troppo eterea, dove è impossibile afferrare un sia pur piccolo momento di analisi.
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