Il Partito Radicale. Sessant’anni di lotta tra memoria e storia
- Autore: Gianfranco Spadaccia
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2021
Gianfranco Spadaccia negli ultimi anni è stato più volte interpellato da laureandi o da ricercatori per colloqui o interviste sulla storia del Partito Radicale, essendone stato uno dei fondatori. E ha potuto constatare che, nonostante la dimostrazione di interesse delle università, mancava una storia completa del Partito Radicale. Esistono pubblicazioni che riguardano la figura di Marco Pannella oppure singole battaglie.
Il libro Il Partito Radicale. Sessant’anni di lotta tra memoria e storia (Sellerio, 2021), quindi, nasce dal desiderio di colmare questa lacuna.
Ma l’autore ci tiene, subito nell’introduzione, a deludere chi si attendesse rivelazioni di segreti o pettegolezzi.
La storia del partito dei radicali inizia nel dicembre 1955 dalla confluenza di tre elementi: la sinistra liberale del “Mondo” – la famosa rivista di Mario Pannunzio – i liberalsocialisti e azionisti Ernesto Rossi, Guido Calogero, Tullio Ascarelli e come terza componente i giovani universitari dell’organizzazione UGI (Unione Goliardica Italiana) ossia gli universitari laici repubblicani e di sinistra con Marco Pannella, come esponente più in vista.
La vera novità del primo Partito Radicale – durato dal 1955 al 1962 – è stata “Amici del Mondo” un’associazione che negli anni organizzò una serie di convegni che lasciarono qualche segno nella vita politica e civile del Paese.
Viceversa, nell’ordinamento interno del partito furono bocciate le proposte innovative dello statuto, sostenute dai giovani universitari forti delle esperienze nell’UGI e nell’UNURI (Unione Nazionale Universitaria Rappresentativa Italiana).
Una sorpresa per i più e la notizia riportata da Spadaccia del tentativo di suicidio di Marco Pannella nell’estate del 1959. Non si sono mai conosciute con esattezza le ragioni di quel gesto.
La sociologa Bianca Beccalli, allora sua fidanzata, accennandone in un’intervista del 2016 nei giorni in cui Pannella stava morendo quasi a sottolineare – questa è stata nel leggerla l’impressione di Spadaccia – la fragilità che si poteva nascondere dietro tanta apparente forza e sicurezza.
Dopo la scissione del gruppo del “mondo” il partito rimase sostanzialmente nelle mani della “Sinistra radicale”, costituita, essenzialmente da giovani.
All’inizio della seconda metà degli anni ‘60 del secolo scorso la sede radicale cominciò a essere frequentata molto di più di quanto non fosse stata in precedenza. Questo non è stato solo l’effetto della costituzione della LID (Lega Italiana per il Divorzio) e dell’afflusso di molte persone interessate alla questione del divorzio: per la prima volta molte ragazze e ragazzi cominciarono a interessarsi alle iniziative e manifestazioni del partito sul disarmo, sull’obiezione di coscienza, sull’antimilitarismo e partecipare alle riunioni.
In questo clima dovuto in parte all’entrata in scena della LID e in parte in forte sintonia coi mutamenti della cultura e del costume e con le aspirazioni di una parte consistente dei giovani, si costituì una commissione per elaborare un nuovo statuto approfondendo e attualizzando le idee proposte subito dopo la fondazione del partito e respinte dalla maggioranza di allora.
Il nuovo modello di partito, a forte connotazione federale, prevedeva due tipi di articolazione, una territoriale rappresentata da partiti regionali e un’altra di carattere tematico rappresentata da movimenti autonomi che per il conseguimento dei loro obiettivi chiedessero di legarsi al partito con un patto federativo.
La differenza col Partito Radicale del “Mondo” era data non solo dall’articolazione federativa della sua organizzazione e per i congressi annuali a data fissa, ma anche per l’elezione diretta del segretario da parte del Congresso e per l’istituzione di una seconda carica, quella di tesoriere, anch’essa eletta direttamente dal Congresso.
Il nuovo statuto fu approvato dal Congresso di Firenze del novembre 1967.
Attraverso gli anni il partito radicale si è caratterizzato sempre più come il partito dei diritti civili.
Dopo la conquista del diritto al divorzio sono seguiti il diritto all’obiezione di coscienza e al servizio civile, il diritto all’interruzione di gravidanza, approvato nel 1978 con una legge di compromesso, reso necessario a causa di una forte opposizione in Parlamento.
I radicali promossero un referendum per l’eliminazione degli articoli che sono un freno all’aborto. Referendum che si tenne nel 1981 contemporaneamente a quello chiesto dalla parte clericalconservatrice del Paese per l’abrogazione completa della legge.
La maggioranza netta degli italiani ritenne prioritario difendere la legge 194 di interruzione della gravidanza. Quindi il referendum radicale ebbe scarso successo.
Il Congresso di gennaio 1988 del p.r. sanciva la trasformazione del partito radicale in partito transnazionale.
Il nuovo assetto del partito ha avuto vicende alterne. Con alcune luci: Tribunale penale internazionale, Moratoria sulla pena di morte. Ma anche con molte ombre.
Spadaccia, che pure all’inizio l’aveva sostenuto, non lesina le critiche all’operato del partito transnazionale.
Del resto, i rapporti di sincera amicizia e stima con Marco Pannella non gli impediscono di scorgere gli errori di giudizio politico commessi da Pannella, specialmente nell’ultimo periodo.
La storia del Partito Radicale di Spadaccia si conclude con le elezioni del 2013, ultimo anno di presenza dei radicali in parlamento. Oggi non esiste un unico Partito Radicale, ma esistono almeno tre tronconi: Partito radicale nonviolento transnazionale transpartitico; un altro che fa capo a Radicali Italiani, che sostiene soprattutto i diritti civili; l’Associazione Luca Coscioni sulla libertà di ricerca e sui diritti a fine vita.
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