Il cane che aveva perso il suo padrone di Damian Dibben

"Il cane che aveva perso il suo padrone" di Damian Dibben è un fantasy che ci fa attraversare la storia. Un dolcissimo cane con la sua fedeltà perpetrata nel tempo e uno slittamento tra secoli che porta il lettore a viaggiare attraverso le pagine. Tra balli di corte e la conoscenza di grandi personaggi storici si svolgono le vicende di due diversi focus. Da una parte Domani che, nel XIX, è alla ricerca del suo padrone e dall’altra Valentyne e il suo cane. Questi ultimi sono immersi nel clima storico e paesaggistico del XVII secolo, sospesi tra eventi e personaggi storici di rilievo. I protagonisti immateriali, poi, sono i più presenti: i sentimenti, il gusto per l’arte, le esperienze come bagaglio di una vita.

A narrare le vicende del libro è Domani, il cane così vecchio e così saggio che riesce a rendere le sfumature della vicenda. A tratti la sua voce si fa struggente, com’è tipico degli anziani, e ammette la particolarità della sua storia:

Normalmente un amante dei cani, nell’arco della vita, finisce per prenderne molti. Nel mio caso, invece, sono stato io a perdere i miei padroni. Il tempo me li ha portati via.

Attraverso diverse città, con una fedeltà che solo un cane può avere, il protagonista sarà quasi ossessionato dai ricordi del legame con il suo padrone, il primo. Un piccolo mistero da risolvere farà da sfondo a questo racconto sempre vivace e mai scontato. Gli strani salti nel tempo sorprendono il lettore insieme agli incontri con personaggi storici, descritti come se fossero realmente lì davanti. Le pagine di "Il cane che aveva perso il suo padrone" assumono un connotato affettivo per tutti gli amanti degli animali, sempre a caccia dei pensieri dei loro amici a quattro zampe. Anche lo spunto per il fantasy è originale e si distacca da personaggi già visti e da scenari usuali. Si crea, così, un nuovo filone narrativo.