Il cane giallo
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
Il cane giallo (Le chien jaune) di Georges Simenon, scritto e pubblicato nel 1931, compare in Italia l’anno successivo edito da Mondadori. Io l’ho letto nella traduzione di Marina Verna, Le inchieste di Maigret, nella collana Gli Adelphi.
Uno spaccato notturno e novembrino del centro portuale di Concarneau in Bretagna accoglie il lettore. Nella città deserta, sferzata da un forte vento che accompagna l’alta marea, il più importante negoziante di vini locali è vittima di un attentato. In pochi giorni ne seguiranno altri, scanditi dalla presenza di un cane. Sembra sbucato dal nulla.
"È alto sulle zampe e magrissimo, la testa a metà tra il mastino e il molosso di Ulm".
"Una grossa bestia gialla e ringhiosa".
Un randagio senza padrone sentenzia la vox populi. A fronte dei fatti di sangue gli abitanti ondeggiano tra sgomento e curiosità, prima di incagliarsi in una paura irrazionale. Se il sindaco cerca un capro espiatorio, alcuni giovinastri lo trovano nel cane, che ne diventa il surrogato. Perché viene percepito dai più come una presenza sinistra, quasi sovrannaturale, apportatrice di sventura.
Ma a essere subito attanagliata "da un’angoscia compatta che prende alla gola" è l’élite dei notabili. Ciascuno di loro teme, intuisce, sa il perché. Invece il lettore lo scopre durante le indagini condotte da una strana coppia. Maigret, chiamato sul posto dal sindaco, e un venticinquenne fresco di studi alle prese con il suo primo caso. E così l’Hôtel de l’Amiral, da quartier generale ricreativo della borghesia locale, che Simenon fa a pezzi, diventa quello operoso degli inquirenti. Assediato da un andirivieni di giornalisti, cronisti, fotografi, che non lesinano ballon d’essay. Chi fornisce loro in anticipo le informazioni? Perché i personaggi in vista temono per la loro incolumità? Una riunione finale degna di Poirot chiarirà movente e colpevole.
Emergono tre figure memorabili. Un uomo dappoco che, pur rivendicando il diritto di essere vigliacchi, vuole a tutti i costi "vincere la sua paura". Una giovane appassita e defilata che aspetta la sua briciola di felicità. Dal fisico dissonante, scorretta la grammatica del viso, ma a suo modo attraente come i migliori ritratti femminili di Simenon. Ricordate Marie la strabica, Tre camere a Manhattan o Il treno?
Concarneau è un luogo amatissimo dallo scrittore belga che, con la sua sensibilità, ne ruba lo spirito e l’atmosfera per donarli ai lettori. Simenon fa riferimento a Concarneau in una dozzina di romanzi, compresi Il cane giallo e Le signorine di Concarneau. È uno dei maggiori porti pescherecci sull’Atlantico. Il vecchio quartiere o la ville-close, cinto da mura e tagliato da vicoli, fa da sfondo agli appostamenti notturni, gelidi e salmastri, di Maigret. Negli anni Trenta doveva essere un luogo spettacolare.
Gli anni Trenta sono l’età d’oro del poliziesco nel Vecchio e nel Nuovo Continente; con i grandi investigatori di quegli anni Maigret deve competere. Le sue carte vincenti? La normalità, la capacità di cogliere l’anima umana e della provincia francese, un metodo investigativo che consiste nel non averne uno. Pensate che il battesimo del commissario con Pietro il Lettone e la sua sesta indagine con Il cane giallo furono composti e pubblicati tra il 1929 e il 1931.
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