Il canto dei cuori ribelli
- Autore: Thrity Umrigar
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2024
La stampa internazionale loda incondizionatamente il libro della giornalista americana, di origini indiane, Thrity Umrigar, che ricorda il bestseller di Khaled Hosseini Mille splendidi soli. Arriva in italiano per Libreria Pienogiorno, traduzione di Sara Puggioni, Il canto dei cuori ribelli, una storia terribile che si svolge poco lontano da Mumbai, nella città indiana cosmopolita che un tempo era Bombay.
La giornalista americana di nome Samita Agarwal corre in aiuto della collega Shannon Carpenter, bloccata in ospedale in seguito a un grave incidente; la giornalista, corrispondente dal Sudest asiatico, stava seguendo un caso drammatico, una donna sfigurata dai fratelli per aver sposato il musulmano Abdul, vittima a sua volta della ferocia della comunità hindu. Ora si attende il verdetto del tribunale, e Shannon prega l’amica, in vacanza alle Maldive, di prendere il suo posto nella tempestosa vicenda che si presenta molto pericolosa, data la condizione sociale che si vive nei piccoli centri del continente indiano.
Samita, cittadina americana, dipendente da un giornale newyorkese, accetta di aiutare Shannon. Vola a Mumbai, accolta all’aeroporto da Mohan, un giovane uomo vestito all’europea, ma da subito diffidente nei confronti dei pregiudizi della bella americana, che intuisce ostile alla situazione indiana.
I due raggiungono l’ospedale, dove Shannon sta per subire una complicata operazione, e poi, convinta dalle circostanze incombenti, parte con Mohan per il paese ove è avvenuto il fattaccio: incontra Meena, sfigurata orrendamente nel volto, per aver tentato di spegnere il fuoco che stava bruciando vivo l’amato Abdul: a stento è riuscita a sopravvivere al rogo, per amore della piccola Abru, tutto ciò che le resta del marito. Tuttavia la ragazza, coraggiosa, ha deciso di sfidare i suoi fratelli assassini e tutta la comunità hindu, che la odia, compresa la suocera, con cui è costretta a convivere. L’avvocata Adjali ha promesso il suo patrocinio e la sua difesa, ma il sistema giudiziario indiano, lento e molto corrotto, non promette nulla di buono.
Il lungo percorso che Samita compie, in compagnia di Mohan, all’interno dell’India che si è fermata al Medioevo, mette a durissima prova la giovane donna.
Scopriamo che anche Samita era dovuta fuggire dall’India, perseguitata da una società che credeva amica e solidale, perché suo padre, professore emerito di storie religiose, era accusato di esprimere idee tolleranti nei confronti dei musulmani, di cui anche lui e la sua famiglia facevano parte. Samita è costretta a confrontarsi con una realtà che si era lasciata alle spalle da adolescente, trovando rifugio e accoglienza in Ohio, dove il padre era stato chiamato a insegnare.
Ora, precipitata nell’inferno delle sanguinose faide religiose, dove una quotidiana feroce violenza è legge accettata, Samita è in crisi profondissima. Sa cosa significa vivere in occidente, protetta e apprezzata, capisce però che questo mondo ingiusto e osceno, ha bisogno di qualcuno che aiuti, solidarizzi, faccia giustizia; un articolo di giornale su un quotidiano americano da solo non può bastare.
Dunque Samita rimette in gioco tutta la sua vita, passato e presente, libertà e giustizia, famiglia, amore, identità.
Un romanzo appassionante, coinvolgente, capace di farci vivere quanto da noi è lontanissimo, abituati alla superficialità dei resoconti giornalistici, agli stereotipi su un’India non reale, l’India di Modi, di Bollywood, della corruzione, delle violente lotte interne, delle ingiustizie e di una corruzione a livelli insopportabili: le donne, ancora una volta, vittime sacrificali, su cui si può infierire impunemente, torturando, segregando, uccidendo, schiavizzando. Il confronto fra New York e Mumbai, tra l’Ohio e Birwad, dove il ras Rupal guida uomini disperati ma convinti della verità della tradizione millenaria, i musulmani infettano e vanno bruciati, sterminati, fanno capire a noi lettori occidentali quale polveriera sociale e politica sia il continente indiano, malgrado la tecnologia all’avanguardia, i grattacieli, le megalopoli.
Il romanzo sta avendo uno straordinario successo tra i lettori italiani, meritato per la vicenda che racconta più che per la qualità della scrittura, piuttosto simile a un reportage giornalistico.
L’inserimento di frequenti espressioni della lingua indiana rende in modo magistrale l’idea di un mondo fermo nel tempo, crudele, sessista, nel quale gli uomini di classe alta possono tutto, mentre le donne non resta che la segregazione, la sofferenza, il silenzio.
Il canto dei cuori ribelli
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