Il caso Camilleri. Letteratura e storia
- Autore: Non disponibile
- Casa editrice: Sellerio
Chi dopo aver gustato le opere di Andrea Camilleri avverta il bisogno di un approfondimento intra e intertestuale, non può fare a meno di leggere i saggi critici raccolti nel volume "Il caso Camilleri – Letteratura e storia" (Sellerio, Palermo, 2004).
L’opera, che è l’esito del convegno recante il medesimo titolo e organizzato dal Dipartimento dei Beni Culturali, si apre con la densa e colta prefazione di Antonino Buttitta. Citando George Steiner e Adorno, l’insigne antropologo sottolinea il processo collaborativo tra lettore e scrittore e afferma che il “supposto mistero” del “caso Camilleri” va appunto ricercato nella fruizione della comunicazione letteraria, connotata da saperi, intenzioni e passioni che fondono il piano dell’espressione e quello del contenuto. Non a caso gli interventi insistono su aspetti di rilievo, quali:
“la conversione artistica della storia dell’Isola, l’identità reale o immaginaria dei Siciliani, il rapporto tra Camilleri e altri scrittori, i problemi della traduzione in altre lingue delle sue opere, il posto che esse occupano nel nostro Occidente letterario”.
In tale ottica, l’identità siciliana, esprime attraverso la microstoria una vastissima apertura sul mondo e si radica nella concretezza del raccontare comportamenti collettivi, poteri feudali ed ecclesiastici, subalternità e rivolte contadine: dimensioni, queste, cui sono anche riconducibili “Il birraio di Preston” e “La bolla di componenda”. Ecco allora delinearsi il cosmo narrativo di Camilleri:
“Il tema di una sovranità contadina esaltata e subito detronizzata non poteva che trascinarlo verso un territorio fino ad allora inesplorato, in cui la realtà possa convivere con la magia, i fatti con i prodigi, il comico con il tragico” (Nino Borsellino, “Teatri siciliani della storia. Da Sciascia a Camilleri”).
Siamo così nella genesi de “Il re di Girgenti”, cui hanno rivolto attenzione studiosi come Gioaccino Lanza Tomasi, Jana Vizmuller-Zocco, Giuseppe Marci, concordando sul valore dell’opera dato dall’intreccio tra linguaggi e contesto ambientale. Ampiamente diffusa la presenza del Manzoni. Ermanno Paccagini scrive:
“Si può innanzitutto sottolineare una prima, preliminare coincidenza: ossia come le prime due opere di Camilleri, “La strage dimenticata” e “La bolla di componenda” si rifacciano soprattutto alla “Storia della Colonna infame”, mentre toccherà al più recente “Il re di Girgenti” ripercorrere in lungo e in largo, con calchi voluti e anche divertiti, “I promessi sposi”.
Una riscrittura per diversi aspetti ironico-gioiosa afferma lo studioso, ma animata dal desiderio tipicamente manzoniano della giustizia. Senza far torto agli altri contributi, ciascuno dei quali meriterebbe almeno un riferimento, c’è ora da dire che non è stata ignorata la figura di Montalbano: personaggio che desta simpatia sia per non essere interessato a fare carriera sia per il comportamento provocato da una forte spinta etica, nonché da un bisogno di pulizia che lo mette in conflitto con le istituzioni. La conclusione è affidata alle accattivanti parole di Camilleri: due giornate di studio che gli hanno consentito di “conoscersi” alle luce delle considerazioni emerse, tra cui quelle attinenti alla questione del “tragediatore”. Poi, il suo intento: la composizione de “Il re di Girgenti”, perché gli “permetteva di scrivere di un sogno”.
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