Il caso Carmelo Clemente
- Autore: Ciro Spataro
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
È più di una “cronachetta” sciasciana lo scritto di Ciro Spataro. Il lettore si trova dinanzi ad un lavoro monografico che vuole dare una visibilità esterna oltre ogni localismo. Si intitola “Il caso Carmelo Clemente” (Nuova Ipsa Editore, 2018) e ha come sottotitolo “Storia di un partigiano siciliano accusato di essere stato delatore dell’O.V.R.A.”.
Fa avvertire il motivo pirandelliano del “doppio”: un paradosso, una condizione ambigua, appunto; una suggestione e più precisamente una contraddizione da cui si diparte un lungo itinerario che, attingendo dalla documentazione d’archivio e da palpitanti testimonianza, mostra il dramma di un uomo, di un giovane siciliano di Marineo (ridente cittadina della provincia di Palermo).
In sintesi, questo l’identikit: antifascista e partigiano, a Milano protagonista della liberazione nazionale e su cui cade un profondo sospetto. Il trovarsi inserito, il 2 luglio del 1946, nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana come spia dei nazifascisti, ne oscura la militanza e provoca il suo dramma. Nasce da tale ambiguità l’accurata ricerca di Spataro che si manifesta nella narrazione di una biografia avvincente. Certamente esprime l’appartenenza alla terra forte e generosa di Sicilia ed è sfida al sonno della ragione per quelle speranze di liberazione che hanno dato alla luce una moderna democrazia. Prendiamo le mosse dall’intento dell’autore così manifestato nell’introduzione:
Sulla Resistenza esistono parecchie pubblicazioni, ma poche sul contribuo dato dai siciliani per realizzare questa grande pagina della nostra società contemporanea. Ecco perché ho focalizzato la mia attenzione su una personalità del mio paese che, attraverso una capillare attività clandestina, è stata un tassello essenziale nel mosaico della storia italiana. Clemente ha lasciato un messaggio che rimane centrale nella vita di ogni essere umano: il valore della libertà per essere protagonisti della propria vita.
L’operetta può quindi inquadrarsi nel rapporto tra la scrittura e la verità: Spataro procede per fugare ogni dubbio, il suo amorevole scritto è chiarificatore ed egli squarcia i veli della menzogna che offusca l’effettiva realtà dei fatti. Una scelta di grande impegno civile la sua, resa coraggiosamente concreta sul piano del resoconto. Lo scrivere, si sa, è arricchente e disvelante e l’indagine raggiunge risultati di educazione democratica. Con la scrittura investigativa, egli si fa promotore di un’esperienza individuale che agisce sulla collettività. E questo, a dirla con Leonardo Sciascia, è “il grande gioco della letteratura e dell’arte” che aiuta a vivere nell’oggettiva verità, demistificando l’errore attraverso i documenti faticosamente reperiti negli Archivi di Stato e di Fondazioni culturali.
Ecco, Ciro Spataro, aggiungendo tassello su tassello, parlando del giovane siciliano, nato il primo gennaio 1904, appena dieci anni dopo l’eccidio dei moti dei Fasci dei Lavoratori, racconta di un contesto bracciantile e migratorio, soggetto all’arbitrio della criminalità mafiosa. Una parte di Sicilia abbandonata da cui il giovane socialista si distacca per trasferirsi nella Torino di Antonio Gramsci, dove partecipa all’insurrezione delle fabbriche.
La ricostruzione è dettagliata. Ovunque andasse, in esilio in Francia e in Argentina, mostrava la sua indole battagliera. Esuberante e sprezzante del pericolo, nel suo memoriale si definiva “candidato alla casa dei sepolti vivi”. Le pagine che Spataro dedica alla sua vita destano interesse e curiosità, si leggono d’un fiato e da esse spicca una militanza politica fatta di alterne vicende con l’auspicio di un’intesa effettiva dei partiti, comunista e socialista. Malgrado la cancellazione del suo nome dall’elenco delle spie dell’O.V.R.A., il giovane partigiano, che aderisce alla brigata Matteotti, porterà con sé l’amarezza di essere stato sbranato dal sospetto. Particolarmente toccante la parte conclusiva dell’opera:
Nell’ultimo suo mese di vita, nel 1953, Clemente affrontò con dignità il calvario della malattia, tentando il tutto per tutto con un’operazione ai polmoni, tanto che dovette vendere la vecchia macchina da scrivere Olivetti cui era molto affezionato per poter pagare le spese sanitarie.
A Marineo c’è una strada a lui intitolata? Ora grazie a questo libro di alta testimonianza, tutti possono sapere chi egli sia all’interno del movimento operaio e della Resistenza. La memoria storica è salvaguardata e viene anche a cadere la malfamata convinzione che le popolazioni siciliane si siano comportate tutt’altro che patriotticamente. Al contrario, molti di loro, tra cui il poeta di Bagheria, Ignazio Buttitta, unitamente alla giovanissima figlia Flora, fecero scelte ben precise in coerenza con i propri ideali. In conclusione, libri come questi fanno vivere le idealità. Non omologato, non omologabile, è scritto con la fede in quella patria comune connotata dalla libertà unita alla giustizia sociale.
Il caso Carmelo Clemente. Storia di un partigiano siciliano accusato di essere stato un delatore dell'O.V.R.A.
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Mi sembra una recensione abbastanza interessante sul l’impegno dei siciliani nella resistenza e Carmelo Clemente ne è un esempio verace.