Il caso Crump
- Autore: Ludwig Lewisohn
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
Per quanti libri si possano leggere, è davvero difficile imbattersi in un inferno coniugale più sordido e crudele di quello rappresentato con tenace realismo da Ludwig Lewisohn nel romanzo Il caso Crump - edito da Bompiani nel 1980 e riedito da Elliot nel 2015 (trad. di Paola Pace) - che suscitò l’ammirazione di Freud e di Thomas Mann.
Il libro, scritto a Parigi circa un secolo fa, fu respinto dalla ferrea morale statunitense dell’epoca e dovette aspettare più di vent’anni per essere pubblicato. Questo non impedì a Lewisohn, successivamente, di ritornare negli Stati Uniti, anni dopo, e di riprendere la sua attività di docente universitario di lingua tedesca (era nato nel 1882 a Berlino) e di scrittore, affermandosi come uno degli autori migliori della sua generazione.
Herbert Crump e Anne sono i protagonisti di questa vicenda che, a detta di alcuni, nasce da un’ispirazione autobiografica. Herbert è un giovane e appassionato musicista di origine germanica che esprime il suo talento con grandi speranze ma senza mai arrivare a grandi opere. Anne ha venti anni più di lui, è querula, petulante, presuntuosa. Quando Herbert la conosce, lei è sposata e ha tre figli. Herbert se ne infatua per breve tempo, avvia con lei una relazione e infine, contro il proprio volere e pressato dalle circostanze, dopo l’abbandono di Anne del tetto coniugale, la sposa.
In queste pagine Lewisohn tocca tra i momenti migliori della sua analisi psicologica. Le esitazioni di Herbert dinanzi al matrimonio, la sua rapida carcerazione nella rete patetico-sentimentale tesa da Anne, la sua incapacità, o impossibilità, di prendere una risoluzione liberatoria sono descritte dall’autore con raro acume.
Con il matrimonio, la vita di Herbert diventa un orrore quotidiano. Svanito ogni affetto per la moglie, Herbert si trova a dover combattere continuamente per seguire la sua vocazione musicale e arginare le difficoltà economiche verso le quali la moglie, dietro il paravento di una ragionevolezza apparentemente inattaccabile, lo spinge. Qualche effimera consolazione gli viene dal ricordo del suo amore per Gerda, una fresca ragazza, e dai suoi decorosi ma non esaltanti successi musicali. Intanto Anne, perenne spina nel suo fianco, gli impone la presenza dei suoi figli, lo mette in imbarazzo in diverse situazioni, lo spia e lo aggredisce verbalmente. Anche fisicamente ha preso aspetti volgari che Lewisohn non manca di descrivere con una crudezza al limite della ferocia:
Non si pettinava mai fino alla sera; sotto il kimono lurido si intravedeva della biancheria sporca; si grattava la testa e poi si puliva le unghie con uno stecchino.
E più avanti, a metà del libro quinto:
Lei si gettò sul pavimento contorcendosi e percuotendo l’assito con le piccole mani secche e avvizzite. Herbert l’osservò con distacco. Aveva trascurato di applicarsi l’henné e i capelli sembravano senza vita, del colore della paglia che marcisce e c’erano chiazze di sporcizia e di sangue sul kimono.
In una storia simile, su cosa può aprirsi l’ultima porta se non sulla rovina e sulla tragedia?
La letteratura di ogni latitudine è costellata di cupe vicende coniugali, ma forse nessuna dà come questa una sensazione di asfissia e di fatalità. Asfissia, perché Herbert Crump è un prigioniero al quale le circostanze precludono ogni via di fuga (il divorzio, l’abbandono della famiglia), e fatalità perché le nubi scure che si addensano su questa turpe e orribile vita coniugale, interrotte da rari lampi di luce, sembrano disegnare un destino ineluttabile.
Lewisohn è magistrale nel dipingere il nero inchiostro di tutta la vicenda e i suoi personaggi hanno un sapore di verità profonda in ogni momento. Anche a non voler convenire con Thomas Mann quando parla di capolavoro, nessuno vorrà negare che siamo di fronte a un grande indimenticabile libro.
Il caso Crump
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