Il caso De Mauro
- Autore: Giuseppe Pipitone
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
Tra le tante vittime della sua lunga e sanguinosa storia, la mafia ne ha fatte anche nel giornalismo. Una delle prime – la data della scomparsa risale al 16 settembre 1970 - è stata quella del giornalista del quotidiano palermitano “l’Ora” Mauro De Mauro. Una penna illustre che, grazie all’inchiesta sulla morte di Enrico Mattei (il presidente dell’Eni) aveva ottenuto la “libera docenza in giornalismo” e un ruolo importante nella stesura del soggetto che avrebbe portato alla realizzazione del famoso film-verità diretto da Francesco Rosi.
Una morte presunta, perché fino a pochi anni fa (per la precisione, fino al 15 giugno del 2006) De Mauro era semplicemente il primo nome in cima al lungo elenco delle persone scomparse. Una carta d’identità che non sarebbe stata più rinnovata. Un percorso di vita fermo alla soglia dei 50 anni. Una figlia che avrebbe dovuto celebrare di lì a due giorni l’atteso matrimonio, e che rinuncia, nell’attesa del ritorno di suo padre.
E invece no, Mauro De Mauro non tornerà mai più, vittima della così detta “lupara bianca”: così viene definita l’uccisione di una persona di cui non si rinviene più il cadavere. Una delle trenta sparizioni silenziose avvenute tra il 1960 e il 1970. Chissà quante sono state quelle degli anni successivi.
Forse era stata proprio l’inchiesta sul sabotaggio dell’aereo su cui era morto Mattei a convincere la mafia a rompere gli indugi. In particolar modo una misteriosa busta gialla che De Mauro si portava in giro da almeno due giorni (persino dal barbiere), che conteneva una serie di appunti dattiloscritti per Francesco Rosi. Quando venne ritrovata l’auto di De Mauro, una Bmw blu scuro, gli effetti personali testimoni di quell’ultima giornata c’erano tutti, ma la busta gialla no.
Il resto lo faranno i servizi segreti, il famigerato SID, che decidono di insabbiare l’inchiesta. Così il delitto De Mauro da assassinio di mafia si trasforma in “delitto di Stato”, come si lascerà sfuggire il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: altra vittima illustre. Al centro di tutto, come sempre dei grossi interessi politico-economici: un metanodotto, che per dirla come il bravo di manzoniana memoria, “Non s’aveva da fare”. Un libro inchiesta puntuale e ben scritto. Una vicenda che non è stata mai così chiara.
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