Il caso Kursk. Il canto delle sirene
- Autore: Giacomo Coletti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Muove da un drammatico fatto vero, ma resta un romanzo, fiction narrativa a tutti gli effetti. E sì che ce ne sarebbero di verità nascoste da scoprire, considerato lo scenario militare e spionistico, legato anche al ritorno della guerra fredda, con la comparsa sulla scena internazionale di Vladimir Putin, il nuovo zar.
È “Il caso Kursk. Il canto delle sirene”, opera prima del trevigiano Giacomo Coletti, una spy story su presupposti realistici, pubblicata ad aprile 2018 dalla Biblioteca dei Leoni, casa editrice di Castelfranco veneto (384 pagine 18 euro).
Il 12 agosto 2000, il sottomarino russo K-141 Kursk affondò nel mar di Barents, al largo della penisola di Cola. Perì l’intero equipaggio, centodiciotto uomini. Due anni dopo, la commissione d’inchiesta stabilì che la tragedia era stata originata da un siluro difettoso, ma la conclusione non ha spento la curiosità di Coletti.
Il romanzo è la versione narrativa di notizie e documenti, in un efficace mix di fatti veri e inventati, di personaggi autentici, come i capi dei servizi segreti (l’inglese Dearlove e l’americano Tenent) e di protagonisti immaginari, come l’analista di questioni russe James Marchetti e l’agente Tyler Newman, della Cia. Nonostante il nome, è una bella ragazza, sulla trentina, incaricata di collaborare con lo spionaggio britannico.
È di fantasia anche il generale Usa McIntyre, che con la sua ostinazione di spiare le manovre navali russe nel Mar di Barents organizzerà un’esercitazione occidentale nelle acque norvegesi, per inviare due sottomarini a disturbare quella “nemica” con apparati da guerra elettronica.
Qualunque riferimento a persone esistenti è casuale, avverte l’autore, ma decisamente reali sono il disastro del Kursk, l’offerta di salvare i superstiti con un batiscafo di soccorso della Marina inglese LR5 e l’attentato del 20 settembre 2000 contro la sede dell’intelligence britannica a Londra, colpita da un razzo rpg, con danni e solo qualche ferito lieve. Scotland Yard accertò la matrice Ira dell’azione. Indovinate a chi è stata attribuita invece da Coletti?
Tornando tra le pagine al 2000, le sempre delicate relazioni Occidente-ex Urss sono più che mai un “dannato casino”, convengono Tenet e Dearlove, alle prese con le elezioni presidenziali in Russia. Sono rimasti colpiti da un rapporto dell’italo-inglese Marchetti, non il miglior analista ma il più lucido su Putin, di cui pronostica l’elezione.
Gli chiedono un parere sulla politica che l’ex capo del Kgb condurrebbe se venisse eletto. La risposta di Jim è che cercherebbe di far apparire la Russia potente come un tempo. Il primo atto possibile? Irrobustire la flotta del Nord e dimostrarne la forza, specie della componente subacquea. Il padre è stato sommergibilista durante la seconda guerra mondiale e se c’è un uomo che potrebbe scatenare la terza è proprio il figlio Vladimir, ma non per interessi personali: ambisce a rinnovare i fasti della Russia imperiale.
Il 5 aprile 2000 Putin è il neo presidente da dieci giorni e mette mano alla più grande manovra navale d’ogni tempo. Il popolo russo lo percepisce come l’uomo nuovo che può risollevare il Paese dai mali che lo stanno soffocando: il tracollo economico, la miseria, la malavita.
Oltre a sfoggiare l’intera flotta del Nord, lo zar moderno intende sfoggiare due gioielli senza paragoni al mondo: il sottomarino Kursk, un colosso classe Oscar 11 e il siluro a reazione, lo Shkval, l’arma perfetta nella guerra navale, in grado di dare alla Russia il primato militare nei mari. È un vero missile sottomarino di 2700 chili, tre-quattro volte più veloce del più sofisticato siluro occidentale. Con quella massa, non avrebbe nemmeno bisogno di spingere la testata esplosiva di 210 kg che porta, perché già passerebbe gli scafi da parte a parte.
Oltre a una dimostrazione di forza navale nei confronti del mondo, Putin vuole fare conoscere le potenzialità del sistema d’arma Shkval ai cinesi, interessati ad acquistarlo. Il comandante del Kursk Lyachin apre in navigazione il plico con gli ordini: simulare un inseguimento subacqueo, con manovra evasiva e azione offensiva. A sua volta Lyachin reinterpreta il piano d’attacco bucando la difesa sonar dell’intera flotta russa e lanciando inosservato contro l’unità bersaglio.
Le operazioni russe sono seguite via satellite, da terra e in mare, dall’intero apparato spionistico angloamericano. Sotto la superficie, uno dei due sommergibili classe Los Angeles entra in collisione col Kursk, l’altro lancia e causa l’esplosione nel comparto d’armi di due siluri convenzionali. La prua della grande unità Oscar 11 è squarciata senza rimedio.
Al momento dell’affondamento, il romanzo cambia marcia. Già condotto a ritmo sostenuto, diventa una commovente rincorsa alla salvezza dei marinai prigionieri nei compartimenti risparmiati dall’acqua sporca di nafta e liquami. Ma il grosso delle unità russe è distolto dai soccorsi per dare la dalla caccia agli aggressori Usa, su ordine espresso di Putin.
Trattandosi di un romanzo di spionaggio, si rende indispensabile un’avvertenza: è materia in cui, molto spesso, non tutti sono quello che sembrano di essere e non tutti lavorano per una bandiera sola.
Il canto delle sirene. Il caso Kursk
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