Il cinquecentodelitti di Giorgio Scerbanenco

Giorgio Scerbanenco: due parole che ne evocano altre migliaia, sensazioni e ricordi di storie lette di sfuggita o assaporate con intensità. Drammi, piccole gioie, nebbia e sole in giornate dense di avvenimenti che ci trasportavano da una parte all’altra del mondo, persone che non conoscevamo, o che non ricordavamo di conoscere, ci donavano ore e ore di spensieratezza. E a volte una lacrima rigava le nostre guance…

Descrivere “Il cinquecentodelitti” (Frassinelli, 1994, collana Narrativa, pp. 1040), questa immensa opera di Giorgio Scerbanenco non è facile, non si possono riunire in una recensione di poche decine di righe tutte le emozioni e i sentimenti che si sprigioneranno dalle pagine di questo volume.
A volte la storia durerà soltanto poche righe, altre volte chiederà più pagine per poter essere ascoltata, apprezzata e capita.
In ogni caso, alla fine di questo libro vi sembrerà di vedere le cose in maniera differente. O forse soltanto nel modo in cui le vedeva Giorgio Scerbanenco, e se l’avete recepito sarà davvero bello.
Vorrei narrarvi di qualche racconto che mi ha colpito particolarmente, lasciandomi emozioni che non credevo nemmeno di poter provare, ma dovrei scrivere una recensione lunga quanto un libro, un libro corposo.

Preferisco lasciarvi la sorpresa, leggendo le parole di Scerbanenco vi ritroverete catapultatati in un mondo parallelo che vi sembrerà di conoscere ma che, forse, non avete mai osservato attentamente…
Giorgio Scerbanenco riesce a spiazzarci di nuovo con parole semplici, pacate, quasi sussurrate.
Il suo stile è già storia, le sue opere amate e lette in ogni angolo del globo. E il motivo lo potrete apprendere leggendo queste numerose pagine che comunque finiranno sempre troppo in fretta.