Il contrario dell’amore
- Autore: Sabrina Rondinelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
La parrucchiera Eva è una giovane donna, “ragazza madre” di una bambina di sei anni, cocciuta, testarda, ribelle. Nina gioca con l’amico immaginario Rotella, fa disperare l’insegnante di prima elementare nella classe della città del nord dove con la madre conduce una vita appena accettabile.
Eva lavora duramente nel negozio di acconciature, è brava e piena di buona volontà, ma ha commesso degli errori: non solo è rimasta incinta dopo un rapporto occasionale, ma ha creduto di amare un uomo ricco, con una bella automobile e molte promesse, che ha incontrato dopo. Purtroppo l’aver ceduto a questo insignificante proprietario di un negozio di mobili, alle sue profferte amorose, si rivelerà un vero dramma: l’uomo, lasciato bruscamente da Eva, comincerà un inseguimento della ragazza fisico e psicologico, inondandola di messaggi, di mail, di biglietti, di regali. Tanto più lei cerca di fuggire, tanto più lui le sta dietro come un’ombra, alternando minacce a blandizie, regali a inseguimenti notturni.
Per sfuggirgli, una sera, Eva entra in un bar dove si siede vicino ad un uomo dall’aspetto innocuo, Sergio, un argentino che gestisce un ristorante in città, una persona tranquilla con cui presto stabilisce una relazione che col tempo assomiglia all’amore. Non rivela al nuovo compagno né l’esistenza di Nina, né l’angoscia che l’attanaglia, dato che si accorge che il persecutore non l’ha dimenticata, ma anzi la bracca sempre più dappresso.
La storia raccontata da Sabrina Rondinelli è una classica vicenda di stalking, descritta in tutte le sue sfaccettature. La famiglia di Eva, genitori meridionali emigrati al nord, sorella sposata con un uomo rispettabile, fratello che ha dovuto tornare al paese d’origine in cerca di lavoro, sono rappresentativi di una normale famiglia che si trova coinvolta in una storia più grande di loro: come aiutare questa figlia che ha già “sbagliato”, che si veste in modo vistoso, che ha una bambina senza padre, e che in più è ora oggetto di violenza da parte di uno sconosciuto?
Eva sempre più impaurita, dopo che Sergio l’ha abbandonata, avendo scoperto tutte le sue bugie, accetta il consiglio della collega moldava Polina: si rivolge ad un centro anti-violenza, parla con la psicologa e l’avvocato, accetta di sporgere denuncia alla polizia.
Il rapporto con le forze dell’ordine, quello con la maestra di Nina, con i vicini di casa, con i parenti del paese del sud dove ripara per un po’, con le donne del centro antiviolenza, con le clienti del salone dove lavora, ci raccontano una società composita, distratta quando non ostile, dove una ragazza come Eva rischia di non trovare appoggio e di finire come una delle tantissime donne oggetto di stalking che troppo spesso coincide con barbari assassini.
“Qui lavora una puttana”
Scrive con la vernice rossa il persecutore di Eva sulla vetrina del negozio in cui lavora. Perde dunque il lavoro, la dignità, il sostegno delle colleghe, il denaro che le permette di sopravvivere: una violenza verbale che distrugge la vita delle donna che entra in depressione, trascura la figlia, rischia di essere sopraffatta dalla paura.
“Pensavo che non è vero che la cosa più importante della vita è l’amore: è la libertà la cosa più importante, perché se non ce l’hai, non sei libera neanche di amare”, afferma Eva dopo che la psicologa è riuscita a penetrare la sua diffidenza e la sua paura, convincendola finalmente a compiere i primi difficili passi che la porteranno ad uscire della gabbia nella quale si è trovata.
Passi difficili, un calvario che la porterà in tribunale, dove affronterà con coraggio interrogatori, dichiarazioni…
”Ancora una volta viene costretta a spogliarsi, a mettere a nudo le sue emozioni più intime davanti agli estranei, un’altra volta ancora deve raccontare cose che non avrebbe voluto raccontare a nessuno”
E’ questa la violenza più sottile che pervade la storia che Sabrina Rondinelli sa raccontare con grande accuratezza e precisione, ma anche con una profonda partecipazione umana, per averla, credo, in parte subita a sua volta: una storia come tante altre che i giornali ci raccontano in modo superficiale e che approfondiscono solo quando è una notizia tragica, un femminicidio. La vicenda di Eva, di sua figlia Nina, ha un finale positivo, due vite che possono ricominciare. A quante non è toccata la stessa sorte?
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