Il destino dell’ortica di Flavia Cercato

A partire dal 1925, a Roma, fino ai nostri giorni, Flavia Cercato, conduttrice radio e tv, nipote della bella annunciatrice Aba, una delle più celebri “signorine buonasera”, ci accompagna in un romanzo quasi tutto al femminile Il destino dell’ortica (Rizzoli, 2023).

La famiglia Mori, le varie storie che l’hanno coinvolta, sono raccontate da una voce narrante che solo alla fine del libro riconosceremo. Il racconto vede la prima delle nostre protagoniste, Elisabetta, giovane sposa del ricco Vittorio Mori, che le è infedele ma la ama profondamente.
Avranno cinque figli maschi, Ranieri il maggiore, due gemelli, e poi, alla fine, nascerà inaspettatamente una bambina, a cui la madre vorrà dare il nome di Marianna, come l’ultima avventura di Vittorio.
La famiglia molto benestante, sono titolari di uno spolettificio che prospera durante il fascismo, vive a Roma, nel quartiere Coppedè, in un fascinoso edificio, il Villino delle fate, che ha nella propria architettura qualcosa di magico, di esoterico, di misterioso.
L’ambiente sembra influenzare la piccola Marianna, che crescendo, mostrerà di possedere strani poteri nelle sue mani, mentre prepara con ortica e altre erbe di cui sembra conoscere le caratteristiche, tisane e infusi di cui solo lei conosce le qualità. Marianna conosce un pittore, Carlo Ricci, di cui si innamora.
Per lui posa nuda, per lui farebbe qualunque cosa.

Osteggiata dalla famiglia, siamo ormai sotto il bombardamento di Roma nel 1943, Marianna non trova più Carlo, misteriosamente scomparso. Accetterà quindi di sposare il mite Filippo, di cui non è innamorata, che la lascerà vedova precocemente.
Dopo la morte dei genitori, Marianna si legherà alla figlia di Ranieri, sua nipote Ginevra. Anche questa giovane donna avrà una vita sentimentale avventurosa. Fuggita a Torino, a causa di un amore infelice, tornerà a Roma con una figlia, Emma, ma senza il padre, la cui identità resta un segreto.

Difficile raccontare tutto lo svolgimento della trama del libro, che racconta generazioni di donne di una stessa famiglia durante tutto il corso del Novecento. Interessante lo studio delle diverse personalità, del modo di accostarsi alla vita, all’amore, alla sessualità, al lavoro, che raccontano i cambiamenti profondi di cui soprattutto le donne si sono rese protagoniste, precedendo molto spesso le radicate convinzioni sociali e i vincoli rigidi che il loro mondo di appartenenza imponeva.

La Roma borghese del quartiere Coppedè, la presenza costante delle “governanti”, così vengono chiamate la abruzzese Adelaide e più tardi la marchigiana Rosa Ferretti, che come domestiche “tuttofare” accompagnano la vita della famiglia Mori, offrono uno spunto intimo, tutto interno allo svolgimento di una sequenza di nascite e di morti che sono il succo della storia che l’autrice vuole raccontare.
Una scrittura nitida, fluente, ben organizzata nei tempi della narrazione offrono un quadro convincente di una storia nella quale un po’ si può riconoscersi e, in parte, identificarsi.