Il diritto di opporsi
- Autore: Bryan Stevenson
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2020
Cresciuto in una famiglia di origine afro-americana, Bryan Stevenson, alla fine degli anni Settanta, frequenta con impegno la Facoltà di Giurisprudenza ad Harvard e poi, giovane avvocato, si dedicherà ad una causa da molti colleghi rifiutata: accetta infatti di difendere persone emarginate che sono state o falsamente accusate o condannate duramente e carcerati rinchiusi nel braccio della morte per i quali le speranze di sopravvivere alla condanna sono quasi nulle. Queste vicende, narrate nel romanzo Il diritto di opporsi (Fazi, 2020, traduzione di Michele Zurlo) hanno inizio quasi per caso
Non ero pronto a incontrare un condannato. Nel 1983 ero uno studente di ventitré anni alla facoltà di Harvard alla prese con un tirocinio in Georgia: ansioso, privo di esperienza e con il timore di non essere in grado di gestire la situazione. Non avevo mai visto un carcere di massima sicurezza dall’interno. Avevo appena iniziato ad ambientarmi nella mia routine d’ufficio quando Steve mi chiese di andare nel braccio della morte per far visita a un condannato che nessuno degli altri aveva tempo di incontrare. Mi spiegò che l’uomo era lì da più di due anni e loro non disponevano di un avvocato che si occupasse del suo caso: il mio compito era quello di trasmettere a quell’uomo un solo, semplice messaggio: - L’anno prossimo non verrai ucciso-
Questa è la vicenda che fa da filo conduttore all’intero romanzo: il difficile e controverso caso dell’uomo di colore Walter McMillian che nel 1987 viene condannato a morte per l’omicidio di una ragazza bianca, nonostante molte prove lo scagionino e lui sia incolpato solo dalla testimonianza di una persona molto vicina al mondo del crimine.
Il romanzo è preciso nei contenuti giuridici ma cattura anche l’attenzione dei lettori per gli innumerevoli risvolti umani. La storia assurge quasi a simbolo: Monroeville, in Alabama, luogo testimone dei fatti, era la città natale di Harper Lee, autrice del pluripremiato romanzo e (film) To Kill a Mockingbird, Il buio oltre la siepe, pietra miliare nella storia americana e romanzo che parla di un uomo di colore accusato falsamente dello stupro di una donna bianca. Pare le vicende si svolgano in maniera similare, ma poco o niente sembra essere cambiato: c’è la donna bianca uccisa, viene ascoltata la testimonianza contro un uomo di colore... ed ecco il colpevole. Molte le traversie, infinite le asperità che sia Stevenson che Walter dovranno affrontare. Ai lettori si lascia la possibilità di inoltrarsi in questa vicenda che ha risvolti assai amari perché ruota attorno ad una parola il cui valore è immenso e non sempre raggiungibile: giustizia. È vero che chi ha sbagliato deve in un modo o nell’altro pagare ma, quando ci si avvicina alla tematica della pena di morte, tutto si fa più delicato. Quello su cui verte l’intero romanzo si può leggere in alcune fra queste righe:
Questo libro esamina più da vicino le incarcerazioni di massa e le pene estreme in America. Tratta della facilità con cui le persone vengono giudicate in questo paese e dell’ingiustizia che commettiamo quando consentiamo che siano la paura, la rabbia e il distacco a dare forma al modo in cui trattiamo i più vulnerabili tra noi. Parla inoltre di un periodo drammatico della storia recente, un’epoca che ha segnato in maniera indelebile la vita di milioni di americani – di ogni razza, età e genere – e la psiche dell’America nel suo complesso.
Attorno alla vicenda principale ne ruotano tante altre, soprattutto di ragazzi giovani e di persone in difficoltà socio-economiche. L’autore si sofferma su storie di minori, alcuni dei quali sono colpevoli di aver commesso crimini gravi, anche l’omicidio, ma afferma in modo convincente che molti di questi bambini sono essi stessi vittime di genitori violenti, di stupri, sono affetti da disabilità mentali e mancanti di un sistema educativo dignitoso, di una famiglia e di una società che diano loro l’affetto dovuto.
Questo libro, ora anche al cinema, non può lasciare indifferenti: il messaggio riguarda l’America ma spazia verso ogni angolo della Terra. La lettura delle vicende può anche sconvolgere, di certo lascerà i lettori indignati, ma alla fine Il diritto di opporsi dona un senso di speranza per il lavoro intenso e instancabile di attivisti come Bryan Stevenson che continuano a lavorare instancabilmente per migliorare aspetti legali del proprio Paese e soprattutto si avvicinano alle vicende ed ai loro protagonisti con sguardi scevri da pregiudizi e preconcetti.
Questa potente storia non può lasciare insensibili; molti, leggendo, possono considerarsi fortunati di vivere una quotidianità che spesso non apprezzano e anche anche felici di condividere storie vere fatte d’immensa tristezza e di straordinario coraggio.
Il diritto di opporsi. Una storia di giustizia e redenzione
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