Il fantasma della miniera
- Autore: Chiara Lorenzoni, Martina Brancato
- Genere: Libri per bambini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Tre bambini di età compresa tra i nove e i dieci anni, Giovanna,Ruggero e Astrid decidono in una sera d’estate, dopo aver stretto il cosiddetto “Patto del Caprifoglio”, una sorta di patto di sangue che sancisce il loro definitivo legame di amicizia, di avventurarsi con le loro biciclette in una vecchia miniera di talco situata in un piccolo paese per scoprire eventuali misteri che essa sembra custodire, tra cui la presunta presenza del fantasma di un vecchio minatore.
È questa in sostanza la trama di un ottimo racconto per giovanissimi lettori intitolato Il fantasma della miniera della scrittrice Chiara Lorenzoni pubblicata dalla casa editrice milanese Il Castoro nella nuova collana “Mini romanzi”.
Si tratta, occorre subito dirlo, di un libro rivolto in modo esplicito ai lettori compresi tra i nove e i dodici anni di età, come indicato anche nei titoli, sia per la semplicità del linguaggio utilizzato dall’autrice, che per le descrizioni e i contenuti trattati nella vicenda. È bene tuttavia non farsi trarre in inganno: infatti la storia può avere diverse chiavi interpretative interessanti nel finale, che possono renderne assai gradevole
la lettura anche a un pubblico più adulto.
Giovanna è la maggiore dei tre bambini protagonisti di questa storia, ha dieci anni ed è la sorella di Ruggero,e vanta solo un anno in più di età di suo fratello e di Astrid, la loro cugina. Nonostante la minima differenza, ella spesso gioca a fare la più grande,impartendo ordini e raccomandazioni ai suoi due compagni di giochi come se fosse un’adulta. Ruggero,l’unico maschio del trio, è invece un appassionato collezionista soprattutto di insetti, che conserva in barattoli di vetro di marmellata vuoti non più in uso e non dimentica mai di trascrivere sia la specie che il probabile motivo del decesso,dato che gli esemplari vivi che gli capita di trovare,provvede sempre a liberarli. Infine c’è Astrid,come detto cugina degli altri due, che vive in un’altra città e regione,ma che nei periodi di festa come a Natale,a Pasqua e in estate, in particolare nel mese di agosto, trascorre le vacanze a casa dei nonni Bice e Arturo.
Essi vivono proprio al piano di sotto della stessa casa del paese di Giovanna e Ruggero. Astrid tiene un quaderno colorato con delle coccinelle rosse disegnate sopra, dove scrive con cura tutti i nuovi vocaboli che impara ogni giorno,parole difficili,meno comuni,o comunque degne secondo lei di essere annotate per la loro importanza e originalità. I tre cugini, che sono anche grandi amici,una vera e propria banda,possono quindi riunirsi in occasione delle vacanze. Il libro è incentrato proprio su di una loro avventura che avviene appunto in estate e dalla quale impareranno molto.
Tra le caratteristiche che saltano subito all’occhio di questa storia è la semplicità ma anche il modo garbato e colloquiale dei dialoghi tra i tre bambini, così come l’atmosfera intima, ma al contempo serena, a tratti anche spensierata che si respira nella vicenda. Persino l’apparente assenza di moderni strumenti tecnologici come computer o telefoni cellulari che non vengono citati nel testo, per quanto il libro sembra sia ambientato ai giorni nostri, rende affascinante la narrazione.Essa richiama a quelle storie ambientate negli anni Ottanta o Novanta,quando ancora i bambini e i ragazzi si divertivano a giocare all’aria aperta o esploravano il mondo circostante immergendosi nella natura o per le strade dei centri urbani compiendo vere e proprie avventure in bicicletta,come nel caso dei tre protagonisti di questa storia,o a piedi. Si tratta con ogni probabilità di una scelta voluta da parte dell’autrice,che in tal modo riesce a raccontare con più efficacia il percorso di crescita e maturazione che vivono i bambini in quella fase della loro vita. Un’atmosfera quasi fiabesca quindi, pur essendo la vicenda ambientata al giorno d’oggi, che rende più suggestiva e affascinante l’intera storia.
Anche gli animali svolgono una parte importante all’interno di questo libro.
La loro attiva e costante presenza in questo mini romanzo, come viene definito secondo il titolo stesso della collana di cui fa parte, è dovuta soprattutto alla passione che l’autrice nutre per essi. Oltre agli insetti,ai ragni, c’è soprattutto la presenza di Otto,il gatto di Giovanna e Ruggero,che li accompagna sempre nelle loro avventure, siano essi nel cortile di casa o per le strade o i boschi che circondano il paese. Una piccola lucertola,che compare all’inizio della storia,ma anche la presenza evocata o reale che sia di orsi e lupi che vivono nella valle e nei pressi delle montagne che circondano la zona,completano il suggestivo quadro dipinto dall’autrice. La miniera di talco è tuttavia il luogo più misterioso e affascinante all’interno della quale si concentra il momento culminante della vicenda. Essa non è più attiva,ma un tempo gran parte degli abitanti del paese e dei centri vicini lavoravano all’interno di essa,compreso il nonno di Giovanna e Ruggero, ex minatore ormai in pensione.
Sono proprio i suoi affascinanti racconti a stimolare la curiosità e la voglia di avventura dei tre piccoli protagonisti e in particolare una vecchia leggenda secondo la quale un vecchio minatore di nome Romualdo,sarebbe un giorno rimasto intrappolato nella miniera durante il lavoro senza che nessuno fosse riuscito a liberarlo, a ritrovarne il corpo o ad avere comunque sue notizie. In seguito quindi alla fine dell’attività della miniera non trovando più l’uomo, a distanza di diversi anni sopravvive ancora la credenza secondo la quale egli sia rimasto intrappolato all’interno di essa, ovviamente morto essendo passato tanto tempo,e che il suo fantasma si aggiri nella miniera nella speranza che qualcuno possa liberarlo. Nessuno lo ha effettivamente visto,ma sembra che i suoi lamenti e le sue richieste d’aiuto si possano udire specialmente di notte.
La vecchia miniera di talco dismessa nel frattempo è divenuta un’attrazione per turisti e visitatori ai quali viene mostrata come un vero e proprio museo per spiegarne le caratteristiche e il modo con cui un tempo i minatori svolgevano il loro lavoro.
Giovanna, Ruggero e Astrid decidono di stringere appunto una sorta di patto di sangue, il “Patto del Caprifoglio”, che prevede che ciascuno di loro beva qualche goccia del liquido contenuto nella corolla del fiore di questa pianta. Si tratta di una sorta di vincolo e di promessa di fedeltà reciproca prima di iniziare la loro emozionante avventura: la visita nella vecchia miniera. Riescono a sfuggire al controllo degli adulti, i nonni di Giovanna e Ruggero, con il pretesto di andare una sera dopo cena a mangiare da soli in paese un gelato, grazie al quale ottengono il permesso di uscire.
La loro avventura li porterà a fare un importante incontro e scoperta, ma uno straordinario finale, caratterizzato da un colpo di scena del quale i tre bambini non si accorgono e che l’autrice rivela solo ai suoi lettori, lasciano in sospeso la vicenda, permettendo così a ciascuno di immaginare possibili scenari futuri. È proprio questo finale architettato con grande abilità a dare valore e forza alla storia, che altrimenti risulterebbe prevedibile e forse anche un po’ semplicistica sia nel suo sviluppo che appunto nella conclusione.
Un finale tutto da leggere e da non rivelare, ma dal quale si può affermare che anche gli adulti possono imparare qualcosa. Il messaggio che questo libro sembra voler rappresentare è che la realtà della nostra vita è molto più complessa, affascinante e misteriosa di quanto noi esseri umani possiamo comprendere. Nessuno di noi è in grado di penetrare fino in fondo i grandi misteri dell’esistenza. Persino i bambini, crescendo, talvolta si lasciano condizionare nelle valutazioni dagli adulti, ritenendo di poter arrivare alla completa verità con un pizzico di presunzione. I nostri sensi e le nostre capacità cognitive invece spesso non ci consentono di trovare una risposta alle tante domande importanti che la vita ci pone.
Il fantasma della miniera è stato pubblicato nel 2024 con le illustrazioni di Martina Brancato, considerata in un certo senso coautrice dell’opera, come indicato dalla copertina,in quanto esse sono numerose e molto importanti proprio perché il libro si rivolge ai giovanissimi lettori proprio che sono in quell’età di passaggio dall’infanzia alla preadolescenza e che vanno ancora guidati attraverso le immagini prima che si abituino in modo definitivo alla lettura di romanzi da grandi privi di esse.
È importante ricordare oltre a questo nobile scopo che si pone questa collana della casa editrice Il Castoro denominata Mini romanzi, anche l’ottima scelta per questo libro di un font ad alta leggibilità per non affaticare troppo la vista.
Quest’opera è inserita nel progetto Easy reading,che sostiene appunto l’alta leggibilità dei testi di narrativa.
Merita di essere ricordata anche la bellissima dedica dell’autrice a degli orsi recentemente scomparsi, vittime innocenti della cattiveria di cui gli essere umani a volte sono capaci.
L’autrice dà prova dunque di bravura in questo libro destinato in particolare ai giovanissimi lettori, sia per il ritmo scelto per la narrazione,per le atmosfere semplici,ma genuine e affascinanti che evoca e per la caratterizzazione dei personaggi essenziale, ma molto efficace. Il tutto impreziosito dal magnifico finale che rende questo libro davvero originale.
Chiara Lorenzoni è nata a Padova,ma vive attualmente a Lecce dove svolge la professione di avvocato,ma è anche da diversi anni scrittrice di libri per bambini per varie case editrici, alcuni delle quali sono state tradotte in altre lingue.
In un’intervista del 26 settembre 2022 alla casa editrice Il Castoro,che ha pubblicato questo e altri suoi libri, ha dichiarato che lei vede lo:
Scrivere come necessità.
A proposito invece di quale sia secondo lei la parte migliore e quella peggiore del mestiere dello scrivere:
La migliore: immaginare, scegliere con cura le parole esatte,l’atto fisico della scrittura. La peggiore: in fase di revisione,rileggere e correggere imponendosi quella distanza che aiuta a capire se qualcosa non è chiaro o non funziona. Sento come una specie di strappo,una sorta di allontanamento che fa un po’ male.
Infine su cosa vorrebbe che il lettore ricordasse della sua storia:
L’importanza di vedere le cose da altri punti di vista e la consapevolezza che per cambiare e crescere bisogna accogliere chi si è,sentendosi giusti comunque.
Chiara Lorenzoni mostra in questo suo libro di essere una scrittrice davvero interessante e di grande qualità e Il fantasma della miniera è un mini romanzo che ci regala speranza, mostrandoci la nostra esistenza da una prospettiva diversa.
Scopriamo infatti attraverso queste pagine che la nostra vita è preziosa e molto più misteriosa, sorprendente ed emozionante di quanto il mondo di oggi voglia farci credere,riducendola a qualcosa di effimero e superficiale. Abbracciare la complessità, il mistero e la bellezza della vita permette infatti anche a noi adulti di riappropriarci di quella spensieratezza e quell’entusiasmo tipici dei bambini da cui prendere esempio per vivere in armonia e apprezzare meglio la meraviglia del creato.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il fantasma della miniera
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