Il fantasma di Montecassino di Marco Ghiotto

L’e-book Il fantasma di Montecassino (IoScrittore, 2024) di Marco Ghiotto è uno dei vincitori del torneo letterario online IoScrittore del Gruppo editoriale Mauri Spagnol.
Marco Ghiotto, romano, vive e lavora in Svizzera da oltre trent’anni. Ha pubblicato: Soffia forte il vento nel cuore di mio figlio (con C. Bocca, Mondadori, 2016, Premio Zanibelli Sanofi 2017); Senza pelle (con C. Bocca, Uno Editori, 2019) e Il secondo Big Bang (2022).

In questo avvincente romanzo, l’autore conduce il lettore negli anni cruciali e più cruenti della Seconda Guerra mondiale, descrivendo le vicende drammatiche di una giovane suora, Grazia, che lotta per salvare il patrimonio dell’abbazia di Montecassino, culla della cristianità e del monachesimo e faro di luce del mondo cristiano, dalla furia predatrice dei nazisti.
L’abbazia di Montecassino, monastero benedettino sito sulla sommità di Montecassino, nel Lazio, il monastero più grande al mondo per dimensioni e il secondo più antico d’Italia dopo quello di Santa Scolastica, è il vero protagonista di queste pagine che si leggono tutte d’un fiato. Durante l’occupazione nazista in Italia, Montecassino era il perno del sistema difensivo tedesco del nostro Paese, che fronteggiava con ferocia efficacia l’avanzata degli Alleati verso nord.
Incisiva e ben tratteggiata la figura della giovane religiosa Grazia, che ha il compito di catalogare le centinaia di opere d’arte che hanno trovato rifugio nel monastero e che le autorità naziste dichiarano di voler mettere in salvo in Vaticano. Grazia si trova inoltre costretta a indagare sul terribile mistero che sembra aleggiare intorno a questi capolavori dell’arte e sull’ombra pericolosa che sembra essere la causa della tragica scomparsa di alcuni monaci.

Si calcola che più di quindicimila oggetti d’arte siano stati trafugati e abbiano lasciato il suolo italiano nel corso dell’occupazione tedesca. Julius Schlegel e Maximilian Becker, ufficiali della Divisione Göring, hanno trafugato centinaia di opere a Montecassino e a Napoli con il finto pretesto di metterle in salvo. Hanno agito alle dirette dipendenze di Herman Göring, uno dei più attivi trafugatori di opere d’arte d’Europa. I due complici hanno passato la vita intera a fregiarsi di benemerenze, mentendo sui fatti e sulle intenzioni.
Ma la località è nota anche per “La battaglia di Montecassino”, che è stata una delle operazioni militari più importanti della Seconda Guerra mondiale, una serie di assalti militari degli Alleati contro i tedeschi cominciati il 17 gennaio e terminati nel maggio inoltrato del 1944.
Montecassino ha avuto un ruolo centrale in questa battaglia, poiché non soltanto l’intelligence alleata sospettava che le unità di artiglieria tedesche stessero utilizzando l’abbazia come validissimo punto di osservazione, ma anche perché si trovava in una posizione strategica utile per poter avanzare sulle difensive tedesche ed entrare in una Roma pesantemente occupata. La perdita di vite umane fu enorme in questa controversa operazione, con gli Alleati che persero 55 mila uomini e i soldati tedeschi che furono, tra feriti e uccisi, circa 20 mila.
Prima che la battaglia cominciasse, l’ufficiale tedesco Capitano Maximilian Becker e il Tenente Colonnello austriaco Julius Schlegel avevano predisposto che tutti i manufatti, gli archivi e i documenti della biblioteca, e numerosi altri incommensurabili tesori, fossero messi al sicuro presso Città del Vaticano a Roma. Ci vollero mesi perché l’enorme operazione fosse ultimata e centinaia di uomini e monaci fecero da scorta al tutto. Dopo la fine della guerra, l’abate Ildefonso Rea fu a capo del progetto per ricostruire Montecassino esattamente dove era prima, in tutta la sua gloria precedente, e di riportare in sede tutti gli oggetti preziosi e i documenti che erano stati custoditi in Vaticano durante la guerra. La risorta abbazia fu infine riconsacrata nel 1964 da Papa Paolo VI.