Il frutto del tuo seno di Fabian Negrin

Sembra impossibile, eppure il grande illustratore Fabian Negrin è riuscito nell’impresa: pubblicare un albo illustrato completamente privo di testo. Donzelli Editore, che pubblica Il frutto del tuo seno (2020), non aggiunge nulla, lasciando alla sola potenza delle immagini la suggestione di comunicare con chi guarderà queste pagine.

Dal titolo, tratto dalla Ave Maria, capiamo che siamo di fronte a una storia con la quale si sono cimentati, dall’antichità, tutti i più grandi artisti di ogni epoca e di ogni scuola.
Dall’Annunciazione, che occupa le prime due tavole del libro, fino all’ultima pagina, totalmente spiazzante, che lascio alla curiosità del lettore. La storia della Natività, seguita dall’arrivo dell’Arcangelo Gabriele, per poi vedere Maria consapevole della straordinarietà dell’evento a cui è chiamata, lei insieme al marito falegname, che la segue fino a Betlemme, dove i due non trovano posto nelle locande, e sono costretti a riparare in una grotta. Il bue e l’asino fanno loro calore, mentre arrivano dal lontano oriente i Magi, insieme ai pastori con i loro animali. Giuseppe culla la creatura appena venuta alla luce, Maria la nutre con il proprio latte.

La potenza delle immagini deriva dalla loro grandezza, occupano infatti l’intera pagina, dai colori, e dai diversi riferimenti pittorici; Maria in primissimo piano somiglia ai quadri di Paul Gauguin, ai volti esotici che l’artista francese aveva osservato nei suoi soggiorni. I Magi invece richiamano figure del nostro Rinascimento, le grandi scene di Paolo Uccello, forse anche la monumentalità classica di Piero della Francesca, con la presenza ricorrente di animali rari.
Le pagine che ritraggono il pellegrinaggio di Maria e Giuseppe in cerca di un alloggio somigliano ai quadri dei pittori della Scuola Romana, con gli edifici squadrati, appena soffusi di colori pastello. Bellissima l’immagine di Maria, sdraiata sulla paglia, in mezzo alle pecore accovacciate ai suoi piedi, mentre allatta un esserino appena venuto alla luce: i piedi sono gonfi, sporchi, a suggerire la estrema miseria in cui tutto è avvenuto. Ho pensato a Caravaggio, che rappresentava la Vergine servendosi di modelle popolane, misere e scarmigliate. Fabian Negrin sembra suggerire che di fronte a questo evento soprannaturale, che fa parte della nostra cultura ancestrale, non sono necessarie le parole. Però si può fare dell’ironia e scherzare, e lui ci riesce in pieno.